Il mondo è cambiato.

Pur nell'intolleranza dilagante in cui viviamo e pur con porti chiusi e muri alti, i confini sono stati abbattuti. Almeno quelli culturali, artistici e dunque anche seriali.

Ecco che cosi ci capita sempre più spesso di imbatterci in prodotti eccellenti non targati USA.

Gli inglesi da sempre hanno dimostrato di saper fare le cose bene, benissimo e spesso anche meglio degli americani.

Il fenomeno era però fermo alla terra della regina Elisabetta II fino a qualche anno fa. Da un paio di anni a questa parte però sempre più nazioni sono entrate a far parte della cerchia ristretta del gotha seriale.

Merito soprattutto di Netflix ed in generale dell'apertura verso nuove forme di fruizione.

E cosi abbiamo potuto apprezzare una serie spagnola come la casa di Carta che si ispirava a breaking bad mescolandola in salsa heist movie.

Una serie italiana come Suburra. Una brasiliana, una francese che provavano ad emergere. Dalla scandinavia è arrivata qualche serie interessante e persino da Israele e dall'asia hanno iniziato a spuntare serie da vedere.

Forse è però dalla Germania che ci è arrivato tra capo e collo il vero colpo da maestro.

Una serie sci-fi sui viaggi del tempo dove i personaggi non solo son scritti da Dio ma interagiscono con se stessi, o almeno le loro altre versioni, scombussolando tutti i cardini conosciuti nel cinema di genere.

Dark non è un capolavoro ma è senz'altro una serie impossibile da ignorare, impossibile da non amare.

Da poco rilasciata la seconda stagione non ha fatto altro che seguire il successo clamoroso della prima e lasciare lo spettatore ossessivamente determinato a guardare la terza e ultima stagione che sarà rilasciata nel 2020.

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Ma perchè tanto successo? E' meritato?

Si è meritato.

Il perchè è facile da spiegare e per chi fosse abbastanza vecchio basti pensare all'hype fantasmagorico che ogni fan provava fra una puntata e l'altra di Lost.

Il protagonista vero era il mistero.

Il mistero è un'arma a doppio taglio per uno sceneggiatore. Se ne abusi rischi di stufare ed essere ridondante. Se però sei abile a dosarlo ed a concatenarlo con risposte e altre domande allora rischi di fare il botto.

Dark riesce in questo, proprio come vi riusciva Lost.

Annida misteri e domande una dentro l'altra. Risolve un dilemma rispondendo con un paradosso. Si addentra in un paradosso svelandone un altro. Fa nascere un personaggio dalle ceneri di un altro o di se stesso addirittura cosi come ne fa morire uno per mano di un altro importante come o più di lui. 

Il gioco riesce abilmente anche grazie ad una quantità spropositata di personaggi che potremmo definire principali. Dark potrebbe essere la serie corale per eccellenza se pensiamo che essa ci mostra decine di personaggi interagire fra loro ai quali vanno aggiunte mediamente le versioni passate e future di se stessi. Occhio e croce ad ogni puntata assistiamo al dipanarsi di trame e sottotrame di circa 50 personaggi, tutti con le loro peculiarità, dubbi esistenziali, amori e motivi per sperare in un nuovo mondo come in un mondo sempre uguale a se stesso.

Tutto accade come è sempre accaduto.

Ma Dark riesce a farlo accadere con nuova linfa ed energia, spopolando e diventando forse il primo e unico legittimo erede a quel fenomeno di massa che fu Lost.

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