Blockchain: l’infrastruttura digitale per il governo della complessità dell’ordine socioeconomico

in blockchain •  4 years ago 

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Per millenni la carta ha assolto un compito fondamentale conferendo materialità al pensiero espresso e a molti altri prodotti delle facoltà intellettuali, i quali, altrimenti, non avrebbero potuto diffondersi lungo il tempo e nello spazio, accelerando in senso esponenziale l’evoluzione umana.
Un apporto essenziale in termini di sviluppo e di diffusione del sapere e conseguentemente per quello di ogni altra attività, a cominciare da quelle inerenti l’organizzazione civica ed economica; le quali, rinvenendo attraverso procedimenti astrattivi i loro stessi presupposti esistenziali, hanno sempre dovuto misurarsi con la qualità dei rispettivi processi informativi.
Così, se il moderno stato di diritto non potrebbe nemmeno essere inteso con il grado di certezza e stabilità offerto dalla tradizione orale, il “problema della circolazione delle informazioni” si presenta centrale anche nelle democrazie contemporanee dal momento che “…è proprio nella trasparenza delle decisioni che consegue da tale circolazione che è possibile individuare “la misura di realizzazione del principio di sovranità popolare” .

Oggi, le tecnologie dell’informazione digitale sono le protagoniste di un ulteriore salto evolutivo proprio per la migliorata capacità di supportare e favorire lo sviluppo di nuove forme espressive e per aver abbattuto i costi di ricerca e scambio delle informazioni favorendo la connessione tra gli individui, ma anche la compromissione del grado di sicurezza e di riservatezza, cui si deve la mancanza di significative innovazioni in tema di custodia e trasferimento di valori e, più in generale, in ambito bancario.
Inoltre, la società interconnessa tende a favorire l’accentramento di poteri e responsabilità verso i mezzi di trasmissione dei rispettivi flussi, i quali, siano di merci e servizi, monetari o informativi, sono sempre più spesso costituiti in formato digitale.
Da tali premesse, possono comprendersi le ragioni per cui il valore si sta progressivamente spostando dagli aspetti materiali alla componente immateriale e il potere concentrandosi in (poche) infrastrutture digitali, la cui unica o essenziale funzione resta quella di connettere un punto ad un altro, intermediando interessi in modo più trasparente ed efficiente.

Banche, mercati e telecomunicazioni hanno caratterizzato l’economia del secolo scorso ed hanno come denominatore comune tale funzione, avendo essenzialmente fatto da ponte tra portatori di diverse e remote esigenze: risparmiatori e imprenditori, produttori e consumatori, lettori e inserzionisti.
Poi, l’avvento di Internet e la comparsa delle grandi piattaforme digitali come Google, Facebook, Amazon, Uber o Airbnb, che, riducendo la componente umana nei processi intermediativi hanno ridisegnato l’ordine socioeconomico, aumentandone ancora il grado di connessione ed automazione, ma anche la complessità.
Più semplicemente, lo sviluppo tecnologico tende a sostituire il lavoro dell’essere umano, che, come negli esempi in esame, va riducendosi alla programmazione strategica (attraverso la creazione di algoritmi e l’impostazione delle rispettive variabili) delle attività di coordinamento svolte nelle forme automatizzate.
Emerge, dunque, un rapporto inversamente proporzionale tra l’efficienza delle funzioni intermediatrici (o organizzative) e la componente umana rappresentata nel potere decisionale e di valutazione del singolo posto in posizione apicale.
A dimostrarlo, il confronto tra il diverso grado di efficienza ed allocazione – centralizzata, decentralizzata e distribuita - di potere nelle piattaforme intermediatrici tradizionali e in quelle successive: banche e giornali prima, poi i colossi digitali privati, ora le piattaforme pubbliche e distribuite, che hanno definitivamente spostato l’affidamento dall’uomo verso i numeri: vires in numeris .

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CENTRALIZZATO                   DECENTRALIZZATO                     DISTRIBUITO

Comminando il sistema di calcolo più potente al mondo alle più evolute tecniche matematiche di cifratura, la soluzione offerta dalle piattaforme (blockchain) distribuite pubbliche risolve al tempo stesso il problema della sicurezza dei valori digitalmente espressi e quello della fallacità delle scelte apicali nel governo di realtà sempre più dinamiche e complesse.
La tecnologia distribuita espressa nelle Blockchain è in grado di risolvere tali questioni attraverso un protocollo che prescinde dall’ intervento diretto dell’ uomo, essendo in grado di recepire, certificare, proteggere e far eseguire pagamenti e ogni altra attività o condizione programmabile, quindi obblighi contrattuali e non, in una forma immodificabile oltre che vincolante per gli elaboratori e gli altri mezzi automatizzati deputati a darne seguito; senza il supporto esecutivo di corti statali o autorità esterne, dalla cui influenza è anzi immune.

In altre parole, un ordinamento automatizzato ed autosufficiente costituito in un algoritmo e una serie di contratti e documenti elettronici che, istruiti in files della dimensione di un solo megabyte , danno forma e corpo ad un’infrastruttura mercantile e di governo, globale e digitale; in grado di supportare, anche congiuntamente, funzioni ordinamentali e produttive, in totale trasparenza ed autonomia, prescindendo da figure (apicali o di garanzia) soggettive di sorta, al più, solo astrattamente rappresentate . In estrema sintesi, lo strumento organizzativo e produttivo della “quarta rivoluzione industriale” o “Industria 4.0”.

Per tali ragioni, dal Center for International Governance Innovation (CIGI), la proposta affinché sia istituita in seno al G20 una commissione che valuti i benefici in termini di efficienza, trasparenza ed autorevolezza derivanti dall’applicazione delle blockchain per l’esecuzione dei regolamenti derivanti dagli accordi internazionali, quali quelli di Basilea, con riguardo alla vigilanza sulla stabilità e il monitoraggio delle autorità sui rischi finanziari; dell’Organizzazione Mondiale Del Commercio, rispetto agli obblighi nazionali riguardo la corretta applicazione di dazi; dell’Accordo di Parigi sui Cambiamenti Climatici, relativamente alla verifica degli impegni assunti dai singoli paesi; dell’ICANN per l’ordinamento della registrazione dei domini internet; oltre a quella per l’istituzione di un “Consorzio tra Banche Centrali” per lo studio delle implicazioni fiscali e monetarie delle valute crittografiche a livello globale” .

Il contante digitale (in particolare bitcoin) è dunque la più nota e diffusa applicazione di un’innovazione il cui valore aggiunto non si riduce quindi alla produzione di una nuova forma di scarsità – “oro” - digitale, dovendo in tal senso considerarsi maggiormente significativo l’ordinamento valutario denazionalizzato che vi sottende e che attraverso le caratteristiche proprie della moneta, mezzo d’intermediazione per antonomasia, si propone di risolvere l’odierno grado di complessità appianando nella neutralità di un codice distanze geografiche, culturali, informative, lungo il globo e senza l’uso o la minaccia dell’imposizione fisica.

EFD

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