Molte religioni sono d’accordo: quando la divinità propria di ognuna di loro vuole mandare a catafascio un popolo, lo fa impazzire.
Oggi, con una società globalizzata, il concetto di popolo limitato ad una nazione o ad un’etnia è insufficiente, non descrive più la realtà, e si può a buon diritto parlare di sette miliardi e mezzo d’individui, ché tanti sono quelli che occupano il Pianeta, accomunati da una stessa sorte. E sono questi sette miliardi e mezzo di esseri umani ad avere intrapreso, facendolo con la rapidità che caratterizza i nostri giorni, la strada della follia o, almeno, lo sono coloro che, in un modo o nell’altro, li governano.
Se da millenni siamo assuefatti alle guerre e, se mai lo facciamo, le seguiamo distrattamente, tanto che pochi saprebbero dire con sicurezza quante e quali sono in corso in questo momento, ora, per ciò che riguarda le catastrofi, abbiamo la novità della pandemia, vale a dire la novità di una malattia infettiva che coinvolge il mondo intero minacciando la strage.
Inutile ricordare che, al momento, la patologia del caso è quella innescata dal COVID-19, una new-entry della famiglia dei Coronavirus. Una new-entry perché fino a pochi mesi fa nessuno ne conosceva l’esistenza e perché, con moltissime probabilità, è una sorta di mostriciattolo uscito, volontariamente o no è impossibile saperlo per chi non siede nel salottino giusto, da un laboratorio situato in una città della Cina centrale che, a dispetto dei suoi undici milioni abbondanti di popolazione, era sconosciuta ai più.
Comunque stiano le cose, il che ha poca importanza per quanto ci riguarda ora, il tutto si è diffuso e ha cominciato a dare manifestazioni cliniche soprattutto a livello dell’apparato respiratorio perché è lì che quel genere di virus ad RNA trova terreno, a partire dal comune raffreddore che spesso è innescato proprio da un membro della famiglia.
Chi volesse essere obiettivo non troverebbe nulla di particolarmente allarmante.
Forse è vero che la capacità di questo virus d’infettare, cioè di trasferirsi da una persona ad un’altra, è relativamente elevata, ma è altrettanto vero che la soverchiante maggioranza di chi gli fa da ospite non se ne accorge nemmeno. Insomma, quella presenza è asintomatica. Il che è quanto avviene ogni giorno per un numero enorme di virus con i quali conviviamo pacificamente, molti dei quali ci sono perfettamente sconosciuti. Capita però, a volte, che la convivenza sia burrascosa senza esserlo per tutti, e questo per parecchie ragioni, non ultima delle quali la diversità non di rado abissale che corre tra individuo e individuo, una diversità che si riscontra addirittura nella stessa persona se la si valuta nel tempo e nella condizione occasionale.
Lungi da me l’intenzione di farmi tentare dal complottismo o di rischiare di esserne accusato, ma un’occhiata a quanto riportato da https://it.businessinsider.com/pandemia-o-epidemia-per-loms-e-la-banca-mondiale-non-e-una-questione-di-vittime-ma-di-soldi/amp/?__twitter_impression=true potrebbe sollevare qualche dubbio e forse chiarire qualcosa.
Di fatto, almeno dal punto di vista sanitario, siamo di fronte all’irrilevanza: i casi di morte, peraltro rarissimi, sono generalmente a carico di soggetti per tante ragioni defedati quando non in stati terminali di malattie.
Dunque, non morti a causa del virus ma in presenza del virus: due cose molto diverse. Per essere ancora più semplice, si tratta di persone che sarebbero morte comunque per la patologia che avevano in corso e che, stati le loro condizioni d’immunodepressione e, dunque, d’incapacità di mettere in atto i normali strumenti di difesa di cui un organismo sano dispone, sono state occasionalmente infettati dal COVID-19.
Insomma, incolpare il virus è grottesco.
Per motivi che vorrei evitare di trattare come meriterebbero ma che molto hanno a che fare con quanto accadde nel 2014 allorché chi allora governava l’Italia la cedette alle industrie farmaceutiche, noi italiani possiamo vantare posizioni da primato per quanto riguarda gl’infettati.
Il perché è presto detto: nel paese che vanta “la sanità migliore del mondo” si eseguono controlli a tutto spiano e, come è ovvio che sia, i soggetti che mostrano la presenza del virus sono tantissimi.
Che la maggior parte di loro non mostri sintomi, che chi li mostra guarisca spontaneamente senza problemi sono fatti di cui non si tiene conto. E così, numeri alla mano, ecco l’immagine dell’italiano nella veste di untore di manzoniana memoria.
Personalmente sono pronto a scommettere che, se i controlli si facessero con uguale solerzia dovunque, i positivi pareggerebbero quelli rilevati in Italia.
Ma, controlli o no, chi conosce l’epidemiologia e non ha interesse a distorcere i dati sa che siamo di fronte all’irrilevanza.
Tanto per fare uno dei tanti confronti con altre malattie infettive, ogni giorno più di 130 persone muoiono in Italia per infezioni contratte in ospedale, e di questo nessuno parla.
Insomma, si entra in ospedale per farsi operare di appendicectomia e ci si prende la polmonite.
Ma non ci sono solo i morti: ci sono coloro che si ammalano in ospedale e che poi guariscono, così come ci sono coloro che si ammalano e poi muoiono a distanza di tempo senza, per questo, rientrare nel conto. E certo l’Italia non è un triste caso isolato perché, dopo quasi mezzo secolo di frequentazioni ospedaliere qua e là nel mondo, sono testimone di fatti e di situazioni che qualcuno potrebbe faticare a credere. Eppure, di questo si tace e di questo la gente non ha percezione. Quindi, non è vero.
Comunque sia, questo nuovo membro dei Coronavirus offre il destro per creare un nuovo vaccino, di fatto una truffa, e che lo sia è un’ovvietà.
Come accade, per esempio, per il Coronavirus del banale raffreddore, anche il COVID-19 non attribuisce immunità, il che vuol dire che chi se ne è ammalato potrà riammalarsene a ripetizione. Quindi, se la malattia reale non rende immuni (cosa che accade anche per tante altre patologie infettive tra cui, ad esempio, il tetano), è impossibile non interrogarsi su quale base si possa pretendere che lo faccia un vaccino che simula in maniera blanda la malattia.
Beh, una base esiste certamente, ma non ha nulla a che fare con la biologia.
Stefano Montanari
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foto di Tumisu da Pixabay
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