Economia austriaca per Steemit – Boom, recessioni, cicli economici

in economiaaustriaca •  7 years ago  (edited)

Tra le spiegazioni che trovo più utili e illuminanti della scuola di pensiero austriaca vi è la teoria del ciclo economico.
Quello che gli anglofoni chiamano business cycle è un fenomeno osservato e studiato dagli economisti da diversi secoli: si tratta dell’alternarsi di periodi di boom e di recessione (bust) lungo un trend di crescita di lungo periodo.
La domanda che allora si pone spontanea è: quali sono le cause di questo ciclo? Quali le cause di un boom economico? Perché avviene la recessione?

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Prezzi e produzione, Hayek, 1931

La spiegazione “austriaca” del ciclo economico venne formulata negli anni trenta del Novecento, un periodo storico caratterizzato da periodi di inflazione, deflazione e dalla grande depressione (1929). La trattazione più esaustiva si trova in “Prezzi e Produzione” di Friedrich von Hayek e pubblicata nel 1931. Hayek, viennese, riprese (salvando dall’oblio) il lavoro di altri due austriaci, Eugen von Böhm-Bawerk e Ludwig von Mises, e dello svedese Knut Wicksell. In quegli stessi anni nasceva, peraltro, la riflessione di John Maynard Keynes che si sarebbe in seguito imposta come paradigma dominante (la sua "Teoria Generale" venne data alle stampe nel 1936).

Per capire il business cycle bisogna prima riflettere sul tasso di interesse. Anche se può non sembrare evidente, quest’ultimo non è poi tanto diverso dal prezzo delle zucchine al mercato. In altre parole anche il tasso di interesse si forma in maniera spontanea e decentralizzata attraverso l’incontro tra domanda e offerta, tra persone che vogliono prendere a prestito denaro e persone che sono disponibili a prestarlo. Il tasso di interesse è il prezzo di quel prestito. Coloro che domandano denaro sono spesso piccoli e grandi imprenditori, che prendono un prestito per realizzare progetti che producano un ritorno futuro, a fronte di un investimento iniziale.

Come molti altri economisti, Hayek individua la causa del ciclo economico nella politica monetaria. Quando le banche centrali spingono artificialmente al ribasso i tassi di interesse (attraverso un espansione monetaria o una riduzione della riserva frazionale delle banche), si verifica un boom causato da un aumento degli investimenti. Prendere a prestito il denaro è diventato più facile; di conseguenza è anche più facile aprire una nuova filiale, acquistare una nuova auto, costruire un nuovo edificio, e così via. In altre parole, prende il via una serie di progetti che altrimenti non sarebbe stato economico intraprendere. O che si sarebbe dovuto aspettare per intraprendere. Questo è l’inizio di un boom economico.

Il problema di questa crescita “artificiale” è che tra i tanti investimenti che si realizzano, ve ne sono tanti che non sarebbero stati intrapresi in quanto incapaci di offrire un adeguato ritorno futuro. Progetti miopi, inutili o troppo rishiosi; progetti che potevano aspettare. In generale, si verifica uno squilibrio nella produzione di beni di investimenti, beni intermedi e beni di consumo destinato a manifestarsi nel medio-lungo termine. A distanza di anni dal boom, una porzione di quegli investimenti inizia a rivelarsi per quello che è, infruttuosa, e fallisce insieme alle imprese che li hanno intrapresi. A meno che la banca centrale non intervenga di nuovo, con ulteriori iniezioni di liquidità, hanno inizio fallimenti e recessione. Questa, dal punto di vista hayekiano, presenta una dimensione salutare, in quanto “depura” il sistema economico da tutti quegli investimenti rivelatisi insostenibili, improduttivi e anti-economici.

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Le bolle immobiliari sono spesso il risultato di politiche inflazionarie delle banche centrali

La grande depressione e la crisi del 2007

Hayek utilizzò questo schema analitico per dare una spiegazione, che si contrappose fortemente a quella fornita da Keynes, della grande depressione iniziata negli Stati Uniti nel 1929. La causa era individuata nelle espansioni monetarie decise dalla Federal Reserve negli anni Venti per contrastare la riduzione dei prezzi (deflazione). In quel momento in poi avrebbero avuto origine una serie di squilibri che erano destinati a sfociare nella crisi. La situazione si sarebbe aggravata per gli interventi governativi di sostegno alle imprese e alle banche sull’orlo del fallimento. Quando l’economia non si disintossica dal boom artificiale, non si liberano risorse verso impieghi più produttivi.

Questa teoria spiega molto bene diversi elementi dell’ultima grande crisi finanziaria. Alla radice della crisi negli Stati Uniti si trovano i mutui subprime. Come è stato spiegato da molti, e in maniera molto vivida anche nel film “The big short”, questi erano mutui concessi a individui di scarso merito creditizio. La possibilità di prendere a prestito denaro, grazie alla decisione della banca centrale di ridurre i tassi di interesse, beneficiò individui che poi non riuscirono a restituirlo. Iniziò un enorme bolla immobiliare a cui fece seguito una serie di fallimenti a catena, anche perché nel frattempo la finanza aveva pensato bene di "impacchettare" quei mutui in strumenti derivati che contagiarono come assets tossici i bilanci delle banche mondiali.

Dal punto di vista hayekiano, i rimedi decisi attualmente dai governi non potranno mai risolvere la crisi, potranno anzi solo aggravarla. In quasi tutti i paesi al mondo, le banche centrali hanno affrontato i sintomi della crisi, riducendo ulteriormente i tassi di interesse e salvando gli intermediari finanziari e le imprese in difficoltà. Come ricorda anche il White Paper di Steemit, dall’inizio della crisi la Federal Reserve ha raddoppiato la base monetaria.

From August 2008 through January 2009 the U.S. money supply grew from $871B to $1,737B, a rate of over 100% per year and then continued to grow at about 20% per year for the next 6 years. All told the money supply in the U.S. has grown by 4.59x over less than 7 years. (Steem White Paper, August 2017)

Hayek probabilmente direbbe che cercano di curare un sistema drogato, fornendo una nuova dose. Dal mio punto di vista è un motivo in più per credere che nel medio-lungo termine un'economia che usa le criptovalute possa risultare migliore di quella attuale.

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Tutte le foto sono di mia proprietà. Per le puntate precedenti:

Economia austriaca per Steemit - Peripezie e rivincite di una scuola di pensiero

Economia austriaca per Steemit - La teoria del valore, ovvero come essere utili agli altri

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I will try to improve my italian language for understand all :)

Bella la spiegazione della Bust dopo il Boom. Mi sfugge un pochino perché sostieni che le crypto può risultare migliore. Forse perché staccata da una politica di inflazione....stampa soldi ad ogni costo?

Sì, forse non l'ho spiegato, però tu hai capito bene: l'esperienza della moneta fiat insegna che i governi e le banche centrali stampano più moneta ad ogni raffreddore dell'economia. La moneta diventa uno strumento politico e uno strumento per cambiare l'economia, diventando così la radice dei boom and bust. Come una droga genera un high a cui deve far seguito un down. Le crypto, come mezzo di scambio e come asset, sfuggono a questo meccanismo - almeno per adesso.

Ho letto proprio ieri un articolo su internazionale che ha dato una definizione interessante del Bitcoin e delle cripto in generale: il concetto di moneta è un’illusione generale della civiltà umana . Il Bitcoin, come concetto, è un vero e proprio stupefacente psichedelico.

:-)
Qualche tempo fa, invece, mi avevano segnalato un articolo che paragonava le criptovalute ai semi delle piante, che si riproducono nel tempo e si diffondono. Le metafore per descrivere quella che è stata una delle più grande invenzioni del nostro tempo si sprecano; chissà quanti anni ancora ci metteremo per capirne tutte le potenzialità e caratteristiche.