Buon venerdì steemit! Inizia il weekend e il mondo si divide in due: il popolo della notte e i pantofolai.
La settimana scorsa ho visto finalmente, dopo quasi tre anni dalla sua uscita, il film “Tonya” di Craig Gillespie del 2017.
Il film racconta la storia di Tonya Harding, la famosa pattinatrice statunitense, e della controversa vicenda che suo malgrado la vide protagonista, insieme al suo compagno e alla guardia del corpo, dello scandalo del 1994 in cui la sua collega Nancy Kerrigan venne ferita ad un ginocchio poco prima delle Olimpiadi invernali di Lillehammer.
Il film ha una struttura molto efficace per far capire il personaggio di Tonya e quello delle persone che la circondavano: un’intervista a più voci condita da lunghi flashback che ci fanno entrare nella vicenda senza tanti convenevoli. In più il regista resiste magistralmente alla tentazione di dare giudizi, fatto che in questa vicenda è più unico che raro.
Non mi soffermo sulla storia, che probabilmente molti di voi conoscono o ricordano, perché penso che non sia questo il punto fondamentale del film. D’altra parte non lo è mai nei film biografici, sarebbe scontato, no?
Ho scelto di inaugurare la rubrica Film Cerottoni con questo bellissimo ritratto perché per me è stato una rivelazione, non solo a livello puramente artistico, anzi.
Alzi la mano chi non si è mai sentito fuori luogo per il suo aspetto, per il suo look o per il suo atteggiamento troppo “campagnolo” in una situazione formale. A me è successo milioni di volte, chi frequenta casting e provini quasi quotidianamente e non ha un’autostima, diciamolo, leggermente superiore alla media, sarà vittima di questo genere di sensazioni quasi ogni volta che varcherà la soglia di uno studio. Ma la stessa cosa succede in mille altri ambienti: i matrimoni in cui non sei amico/a degli sposi ma cugino di ennesimo grado, le cene aziendali in cui conosci a malapena il tuo vicino di scrivania…
Tonya probabilmente si è sentita così ogni volta che i giudici le hanno dato un punteggio più basso di quello che meritava, solo per il fatto che i colori del suo vestito, le paillette, i tulle, la musica che aveva scelto, le sue coreografie, non erano, per i loro criteri, quello che ci si aspettava da una pattinatrice.
Ma fossero solo i giudici il problema, mi viene da dire. La sua situazione famigliare è disastrosa. La madre è violenta, tanto che la vera Tonya Harding, vedendo il film ha commentato che quello era niente in confronto a ciò che aveva dovuto subire. Anche il marito è violento e nonostante lei cerchi di allontanarsene più volte, lui riesce sempre a farsi perdonare. Non c’è da biasimarla: sfuggire da una situazione di violenza è una delle cose più difficili al mondo, e Tonya non poteva certo contare sul supporto della famiglia o di solide amicizie.
: Pixabay
Lei non è un’eroina, non è la tipa bruttina che nei film americani si toglie gli occhiali e diventa uno schianto, né la guerriera che si ribella al sistema e fa valere il suo punto di vista. Lei fa, in fondo, quello che realisticamente faremmo tutte noi: continua sulla sua strada e un passo alla volta cerca di risolvere i suoi casini (senza sapere che ci saranno persone che le saranno grate per questo). Ed è questo che fa di lei un personaggio a cui ispirarsi.
Diciamocelo: essere un’eroina è bello, è un sogno che non dovremmo mai estinguere e che ci serve per andare avanti, ma la realtà non sempre ci dà i mezzi o le possibilità per esserlo. Cosa ci resta da fare? Forse esattamente quello che ha fatto Tonya: continuare per la nostra strada, non piegarci a quello che gli altri vogliono vedere in noi, ma far valere quello che siamo. Mostrare a chi ci sta di fronte che anche noi, così come siamo, siamo legittimati a stare nel posto in cui stiamo. Anche se non vinceremo mai, se non primeggeremo, se non saremo ornate di medaglie e se non passeremo alla storia.
Tonya è passata alla storia. Non per quello che avrebbe sperato: per il suo talento o per tutto il duro lavoro che ha sempre fatto. È passata alla storia per un misfatto di cui pare non fosse nemmeno a conoscenza. Non è il genere di fregature che capitano così spesso tutto intorno a noi?
Ha reagito reinventandosi e dedicandosi a qualcosa che facesse felice il suo pubblico e la facesse sentire meglio. Ha trovato un compromesso, proprio come succede a tutti noi. Ha reagito a testa alta e per questo ha guadagnato la dignità che i primi della classe, gli eterni vincitori, volevano a tutti i costi toglierle. E, devo ricredermi, è diventata anche lei un’eroina, la più umana e accessibile delle paladine dei cuori infranti.
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