A come Andromeda

in hive-134205 •  2 months ago  (edited)

A come Andromeda




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Immagine dal sito di Rayplay.


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Ho visto di recente una serie tv "A come Andromeda" che ricordavo vagamente, la vidi per la prima volta quando avevo 9 anni, ma che è rimasta nell'immaginario collettivo dei boomers.


A come Andromeda è una serie tv di fantascienza in cinque puntate con la regia di Vittorio Cottafavi, trasmessa dalla RAI nel 1972.

Prende spunto dal libro "A for Andromeda" di Fred Hoyle uscito qualche anno dopo l'omonima serie tv della BBC del 1961 scritta sempre da  Fred Hoyle e sceneggiata da John Elliot, si tratta quindi di un adattamento italiano, con attori italiani ma fedele all'originale e ambientata in Inghilterra e Scozia, come l'originale, adattata da Inisero Cremaschi che ha anche una piccola parte nello "sceneggiato", come si diceva allora.

"Questa storia si svolge in Inghilterra l'anno prossimo" così inizia la prima puntata, una frase intrigante come sottotitolo.
Gli attori erano tra i migliori dell'epoca: Luigi Vannucchi, Paola Pitagora e Tino Carraro; la parte di Andromeda verrà inizialmente affidata a Patty Pravo che però si defilerà lasciandola a Nicoletta Rizzi.

Una chicca che fa saltare sulla sedia vedendo ora lo sceneggiato è il nome di un fantomatica società segreta e fuorilegge che trama nell'ombra, uccidendo quà e là anche diverse persone, la "Intel", ovviamente allora Intel non esisteva ancora, ma sentirlo dire oggi fa strano.

Occorre ovviamente guardare le cinque puntate con un filtro, ormai siamo abituati a pessime recitazioni e a tempi ristrettissimi, azione, tutto insomma accelerato, a mio parere anche per non avere il tempo di notare quanto sia scarsa la recitazione degli attori.
Qui ci troviamo di fronte ad attori con la A maiuscola che recitano bene, ma a tempi lunghi, sguardi, pochissima azione, insomma è un prodotto del 1972, bello, ma lento.

La storia è intrigante e ricordo che allora mi metteva non dico paura, ma una certa ansia anche per via della musica molto azzeccata.
Purtroppo l'audio è in presa diretta coi mezzi dell'epoca e, a volte, si fatica a sentire bene il dialogo anche perchè sporcato da rumori di fondo.

Ovviamente parliamo di un bianco e nero e di ambientazioni fantasiose, la Scozia è girata in Sardegna quando l'azione si svolge a Londra si parla sempre di ambienti chiusi e prima c'è una foto che sembra presa (forse lo è) da un depliant pubblicitario del palazzo dove si trovano i personaggi, l'elicottero atterra a Bresso, la scena che dovrebbe svolgersi nelle campagne inglesi è nel bosco della Villa Reale di Monza, le macchine viaggiano a sinistra ma hanno la guida a sinistra e la scena iniziale in auto è girata nella zona sud di Milano: ho persino riconosciuto l'entrata di una cascina che conosco bene e che incredibilmente è praticamente uguale ora come era allora.
 
Secondo me, tutto sommato è ancora un prodotto fruibile e godibile ancora oggi dopo 52 anni, è nel mio immaginario di boomer come La freccia nera, Sandokan, Belfagor e tanti altri sceneggiati della mia infanzia, ma vederlo ora, per chi allora non l'ha visto o, molto più probabilmente, non c'era, può essere una piacevole pausa rispetto alla robaccia che spesso ci offrono le produzioni attuali.





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