La Pazienza

Nei prossimi due anni, diciamo antro l'estate del 2025, potrei cominciare a ragionare sull'allungamento dei miei giorni a Cuba.
Attualmente vado 2 volte all'anno, circa 50 giorni complessivi che,in periodi di lavoro, sono tanta roba.
L'idea e' di mollare qualcosa del pacchetto Palestra/Personal/Comune/Villaggi Turistici, in modo da lavorare 6 mesi all'anno e per il resto viaggiare un po' di piu'.

Potro' probabilmente permettermelo, non ho alcuna intenzione di smettere di lavorare, ma 6 mesi belli pieni potrebbero essere, a quel punto, piu' che sufficienti.
L'idea e' di passare a Cuba, ammesso e non concesso che fra 2 anni esista ancora, 2 periodi da 45/50 giorni ciascuno.
Per fare questo pero' devo modificare il mio stato mentale attuale nei confronti dell'isola.

Il mio periodo ottimale di frequentazione della maggiore delle Antille sono 3 settimane, in quel periodo riesco a farmi passare come “folklore locale” tutta quella serie di cazzate, disservizi, fancazzismo, menefreghismo e quello che volete voi che oggi giorno dobbiamo affrontare da quel lato del bloqueo.
In quelle 3 settimane mi va bene tutto, entro in un negozio e non trovo un cazzo, se trovo qualcosa il personale fa finta che io non esista, vado in un paladar, anche privato e le cameriere ti fanno chiaramente capire che se non apparivi era meglio, organizzi qualcosa e chi deve presentarsi non si palesa, succede qualcosa e
chiaramente nessuno “tiene la culpa”.

La lista potrebbe essere infinita, in quelle 3 settimane giro la testa dall'altra parte, fingo di farmi andare bene tutto, so che tutto quello che sto vivendo e' transitorio perche' poi tornero' a casa.
Alla fine malgrado tutto questo la bilancia pende ancora ampiamente dalla parte dell'”Ok va tutto bene”.
Gia' alla quarta settimana molte delle cose che mi andavano bene fino a pochi giorni prima diventano meno conciliabili col mio carattere non
particolarmente paziente.

Solo una volta, molti ma molti anni fa, mi fermai 2 mesi alla fine baciai idealmente il comandante dell'avion che mi riportava in Italia.
Ora pero' dovro', nel momento in cui faro' certe scelte, fare in modo che certe situazioni mi diventino tollerabili.
Dovro' farmi andare bene il “No hay”, “Se acabo'”, “No tengo la culpa”, “No es facil”, anche se mi faranno girare i coglioni a trottola.
Dovro' anche modificare il mio stile di vita, normalmente vivo
quelle 3 settimane a manetta, come se non ci fosse un domani.
Torno in Italia ricaricato mentalmente ma stanco fisicamente anche perche', oltre a tutto il resto, a Cuba mi alleno; palestra e pista per correre.

Sara' necessario rallentare, a volte rimandare a domani quello che ora rigorosamente decido di fare oggi, prendere tutto con piu' calma ma anche con infinita piu' filosofia.
Se allunghero' i miei periodi cubani dovro' abituarmi al loro ritmo lento, i loro ritardi, le loro “Estoy llegando” “Soy en le cammino”,chi piu' ne ha piu' ne metta.
L'eta' dovrebbe essere quella di fare le cose con la giusta calma nei giusti tempi al giusto momento, ma sono cose a cui sono poco abituato e per cui ho poca propensione.
Ho comunque tempo per prepararmi, spero di utilizzarlo al meglio.