🇮🇹
Sulla morte, in un carcere siberiano, di Aleksej Navalny si e' detto tutto ed ancora di piu', non credo che potrei aggiungere niente di interessante che gia' non sia stato detto.
Mi limito ad osservare che se stai sulle palle a Putin la tua polizza sulla vita ti puo' costare piu' del pil di un paese del terzo mondo.
Navalny aveva studiato negli Stati Uniti, c'era chi lo considerava una sorta di quinta colonna del Pentagono all'interno della Russia, che questo sia vero o meno a questo punto non credo sia molto
importante.
Detesto chi tende a buttare la palla in tribuna, parlo di chi, quando gli parli delle schifezze del fascismo tira fuori il discorso delle foibe.
Le foibe sono state una vergogna ma il fascismo continua ad essere una cosa ignobile.
Proprio per questo se mentre si parla di Navalny tiro fuori il nome di Assange non lo faccio per buttare la palla in tribuna ma per sottolineare l'antico discorso di due pesi e due misure.
Navalny era rinchiuso in uno sperduto carcere siberiano, una prigione in mezzo al nulla ma tutto il mondo parlava di lui
stigmatizzando (con una buona dose di ragione) il fatto che si trovasse li'.
Assange e' un giornalista, per aver fatto il suo dovere di cronista ha dovuto rifugiarsi per anni nell'ambasciata dell'Ecuador a
Londra, fino a quando quell'innominabile di Lenin Moreno non gli ha tolto la protezione.
Ora e' in un carcere inglese, gli Stati Uniti ne hanno chiesto l'estradizione per rifilargli 175 anni di galera con la colpa
aver fatto il suo mestiere di cronista.
Ovviamente se non muore in Inghilterra morira' nel carcere statunitense dove sara' sepolto.
Pero' di Assange parlano in pochi mentre di Navalny, quando era ancora in vita, ne parlavano un po' tutti, soprattutto in chiave antirussa.
Nessuno dei due doveva essere in un carcere, ma e' chiaro come i tamburi di ciò che resta del nostro giornalismo suonino in tonalità differenti.
Ma questa non è certo una novità .
🇬🇧
Everything and even more has been said about the death of Alexei Navalny in a Siberian prison, I don't think I could add anything interesting that hasn't already been said.
I'll just point out that if you piss off Putin, your life insurance policy could cost you more than the GDP of a third world country.
Navalny had studied in the United States, there were those who considered him a sort of fifth column of the Pentagon within Russia, whether this is true or not at this point I don't think it's very
important.
I hate those who tend to throw the ball into the stands, I'm talking about those who, when you talk to them about the rubbish of fascism, bring up the topic of the foibe.
The foibe were a disgrace but fascism continues to be an ignoble thing.
Precisely for this reason, if I bring up Assange's name while talking about Navalny, I don't do it to throw the ball into the stands but to underline the age-old argument of double standards.
Navalny was locked up in a remote Siberian prison, a prison in the middle of nowhere but the whole world was talking about him
stigmatizing (with a good deal of reason) the fact that he was there.
Assange is a journalist, for doing his duty as a reporter he had to take refuge for years in the Ecuadorian embassy in
London, until that unspeakable Lenin Moreno took away his protection.
Now he is in an English prison, the United States has requested his extradition to give him 175 years in prison with the guilt
having done his job as a reporter.
Obviously if he doesn't die in England he will die in US prison where he will be buried.
However, few people talk about Assange while everyone talked about Navalny, when he was still alive, especially from an anti-Russian perspective.
Neither of them should have been in prison, but it is clear that the drums of what remains of our journalism sound in different keys.
But this is certainly nothing new.
L’editoriale di Marco Travaglio
Assalny
Mentre in Russia i media di regime (tutti) dedicano poche righe a Navalny e grande spazio al ritorno in tavola delle banane e dei gamberetti, che finora scarseggiavano per le sanzioni, in Italia i media di regime (tutti tranne due o tre) riservano pagine e pagine a Navalny e neppure una riga all’udienza dell’Alta Corte di Londra sull’estradizione di Assange negli Usa. Repubblica, come sempre, batte tutti: 7 pagine su Navalny e non una sillaba su Assange, recluso da 12 anni a Londra, prima nell’ambasciata d’Ecuador poi in carcere, che ora rischia di marcire in una galera americana per il resto dei suoi giorni per aver documentato i crimini di guerra della Nato. Anziché vergognarsi, Stefano Cappellini rivendica la censura: “Chi si impunta a cambiare discorso per parlare di Assange lo fa con un obiettivo chiarissimo e ripugnante: sminuire la morte di Navalny e suggerire che l’Occidente fa come o peggio di Putin”. E va capito: chi fa pseudogiornalismo embedded non riesce a concepire il vero giornalismo contro il potere. Il poveretto finge di non sapere che l’udienza su Assange è una notizia e va data a prescindere dal giudizio (poteva parlarne e poi chiedere la garrota). O forse pensa che il Fatto si sia messo d’accordo mesi fa con l’Alta Corte per fissare l’udienza il 20 febbraio dopo aver saputo da Putin (e da chi se no?) che Navalny sarebbe morto il 16.
Ribaltare il suo sragionamento a pene canino sarebbe facile: chi cambia discorso per parlare di Navalny lo fa allo scopo ripugnante di sminuire la persecuzione di Assange. Ma significherebbe ridursi al suo livello, cioè sottozero. Noi, per strano che possa sembrargli, proviamo lo stesso sdegno per i perseguitati da tutti i regimi: Navalny (malgrado le sue idee razziste), Assange, Khashoggi (segato a pezzi dai servizi di Bin Salman), Gonzalo Lira (il blogger cileno e cittadino Usa arrestato perché criticava Zelensky e morto in un carcere ucraino), Andrea Rocchelli (il reporter italiano assassinato dalle truppe ucraine nel 2014 mentre documentava la guerra civile in Donbass e ancora in attesa di giustizia). Versiamo le stesse lacrime per i civili caduti in tutte le guerre: ucraini uccisi dai russi, ucraini del Donbass ammazzati dagli ucraini di Kiev, israeliani trucidati da Hamas, palestinesi sterminati da Israele. E siamo antifascisti contro tutti i fascisti: quelli italiani ed europei (inclusi i fascio-atlantisti finlandesi e baltici), quelli russi della Wagner e del nazionalismo navalnyano, quelli ucraini dell’Azov e di alcuni partiti filo-Zelensky. E non vediamo l’ora che qualcuno stili la hit parade dei crimini di guerra per scoprire se “l’Occidente fa come o peggio di Putin”. Nell’attesa, l’Occidente ha già stravinto a mani basse un campionato: quello dell’ipocrisia.
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Sono entrambi due situazioni di merda, una persona un giorno mi disse che se due grandi nazioni mondiali non esistessero, le cose andrebbero molto meglio, e non sbagliava affatto...
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L'ipocrisia impera ovunque!
I politici piegati al volere degli Stati Uniti, i giornalisti piegati al volere dei politici, e i cittadini piegati alla loro vita comoda e chissene frega se per averla si calpestano diritti fondamentali!
Che schifo!
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