Il sogno

in hive-184714 •  3 months ago 

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Sotto l’ombra immensa di una notte pervasa da un silenzio vibrante, un piccolo gatto verde giaceva sul morbido manto erboso del mondo terrestre. Questo piccolo essere, dalla pelliccia di un verde smeraldo scintillante, s’immergeva in un sogno che lo portava oltre i confini della realtà, spingendolo a rincorrere l’eterna amante della notte: la luna.

La luna, quell’enorme sfera d’argento sospesa nell’infinità del cielo, appariva al gatto come un faro incantato, un miraggio distante che lo chiamava con un sussurro di luce. Oh, quanto la luna lo affascinava! La sua luce pallida e morbida, capace di ammantare di mistero tutto ciò che toccava, aveva catturato il cuore del piccolo felino, avvolgendolo in un sogno vivido e avventuroso.

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In questo sogno, il gatto verde si vedeva già a mezz’aria, levitante come un soffio di vento, sospeso in un abbraccio dolce e invisibile, mentre il mondo sotto di lui si ritirava sempre più lontano. Gli alberi, con i loro rami protendenti verso il cielo, sembravano salutare con un lieve fruscio delle foglie. I fiumi serpeggianti, che riflettevano la luce della luna come nastri d’argento liquido, si allungavano pigri sotto il suo sguardo vigile. Le montagne, austere e silenziose, si facevano piccole colline nella distanza, come se il gatto stesse salendo sopra tutto ciò che di terreno esisteva.

L’aria attorno a lui era tiepida e soffusa di una luminosità spettrale; era come se stesse fluttuando attraverso una bruma di seta, un’aura impalpabile che si sollevava dalla terra e lo spingeva sempre più in alto. Il gatto non provava paura; al contrario, il suo piccolo cuore batteva con un ritmo sereno, come il placido scorrere di un ruscello tra le rocce. Il senso di meraviglia che lo avvolgeva era completo e avvolgente, un sentimento fatto di pura gioia e curiosità infinita.

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Il verde intenso del suo manto contrastava magnificamente con la profondità notturna attorno a lui, creando un alone di mistero che sembrava assorbire la luce della luna per rifletterla in mille sfumature diverse. I suoi occhi, grandi come quelli di un cerbiatto, erano spalancati di fronte alla bellezza celeste, specchi liquidi che riflettevano il bianco perlaceo della luna. Ogni singolo dettaglio di questo corpo celeste, dalle sue pianure lucenti alle sue ombre scure e misteriose, era scolpito con una nitidezza impossibile nei suoi sogni.

Man mano che si avvicinava alla luna, il gatto poteva sentire una musica soffusa e avvolgente, un’armonia che sembrava provenire dalle stelle stesse, un canto di sirena che lo avvolgeva in un abbraccio sonoro. Non era una melodia fatta di note, ma piuttosto di vibrazioni sottili e sussurri, una sinfonia dell’universo che echeggiava nel profondo della sua anima.

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Il viaggio verso la luna non era solitario, anche se il piccolo felino era l’unico viaggiatore in carne e ossa. Le stelle, quei puntini brillanti che punteggiavano la volta celeste, sembravano accendersi e spegnersi in un balletto di luce, come se stessero celebrando la sua ascensione. Ogni stella sembrava una piccola guida luminosa, un faro scintillante che lo conduceva con delicatezza lungo il suo cammino, facendo eco ai suoi sogni con un bagliore che si rifletteva nel profondo dei suoi occhi.

E finalmente, dopo un tempo che sembrava sia un’eternità che un solo battito di ciglia, il gatto raggiunse la luna. La sua superficie, così incredibilmente bianca e luminosa, era adesso davanti a lui, non più distante e intangibile, ma vicina e accogliente, come un morbido letto di neve in cui adagiarsi. E il gatto, con un gesto delicato e pieno di meraviglia, posò le sue piccole zampe sulla luna.

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La superficie della luna era diversa da qualsiasi altra cosa avesse mai toccato. Era fredda ma allo stesso tempo riscaldante, liscia come il più pregiato marmo, ma con una sensazione di morbidezza che sembrava accarezzare i suoi polpastrelli. Ogni passo che faceva era un’esplorazione, un incontro con qualcosa di completamente nuovo e straordinario. Camminava lentamente, con passo felpato, lasciando dietro di sé piccole impronte verdi, segni del suo passaggio su quel terreno sacro.

Il gatto sollevava lo sguardo, ammirando l’orizzonte lunare, dove crateri giganteschi si stagliavano come antiche cattedrali e pianure desolate si stendevano in un abbraccio eterno con il cielo. Le ombre sulle rocce si muovevano come fossero vive, giocando con la luce che sembrava provenire dall'interno del satellite stesso. E il cielo sopra di lui non era più il cielo nero della Terra, ma un abisso profondo e infinito, punteggiato da stelle ancora più brillanti, che brillavano con una tale intensità da sembrare quasi a portata di zampa.

Il cuore del gatto batteva in modo quasi impercettibile, come se anche il suo stesso corpo fosse soggiogato dall’immensa bellezza di quel paesaggio lunare. Ogni fibra del suo essere era in sintonia con l’energia della luna, un’energia che sembrava provenire dalla notte dei tempi, carica di mistero, saggezza e un silenzio che parlava più forte di qualsiasi parola. Era come se la luna stessa gli sussurrasse segreti, antichi racconti di civiltà scomparse, di epoche in cui il cielo era diverso e la Terra cantava una melodia dimenticata.

Ad ogni passo, il gatto scopriva qualcosa di nuovo. Una pietra lucente che rifletteva il suo verde brillante come uno specchio magico; una grotta oscura che sembrava invitare all’esplorazione, promettendo tesori nascosti nelle sue profondità; un piccolo fiore argentato, l’unico della sua specie, che cresceva solitario in un angolo remoto della luna, piegando la testa al passaggio del felino come in segno di riverenza.

E infine, giunse ad un promontorio, il punto più alto della luna, da cui poteva osservare tutto ciò che lo circondava. Da lì, il mondo terrestre era visibile come una sfera di colori vividi, fluttuante nel vuoto dello spazio, un gioiello di bellezza intrappolato in una danza eterna. Il gatto, seduto su quel promontorio lunare, contemplava il suo pianeta natale con occhi colmi di emozione. Non era nostalgia, ma una profonda connessione, un senso di appartenenza a qualcosa di infinitamente più grande.

Seduto lì, il gatto verde sapeva di essere parte di quel tutto, una piccola creatura con un sogno grande come l’universo. E mentre il tempo sembrava fermarsi attorno a lui, il felino sentiva il legame indissolubile tra lui e la luna, tra la Terra e il cielo, tra il sogno e la realtà. Era come se il mondo intero fosse contenuto in quel singolo momento, un momento di pura perfezione, in cui tutto era esattamente come doveva essere.

Alla fine, con un sospiro leggero come la brezza, il gatto chiuse gli occhi, lasciandosi avvolgere dal calore della luna. Il sogno, quel dolce sogno che l’aveva condotto fin lì, stava lentamente dissolvendosi, come la nebbia al sorgere del sole. Ma anche mentre la visione sfumava, una scintilla di quella bellezza rimaneva impressa per sempre nel cuore del piccolo felino. Tornando dolcemente nel suo corpo addormentato sulla Terra, il gatto verde sapeva che, anche se il sogno era finito, la luna sarebbe sempre stata lì, ad aspettarlo, un faro di luce nella notte, un ricordo luminoso nella sua anima.

E così, con il cuore ancora gonfio di quella meravigliosa avventura, il piccolo gatto si risvegliò, trovando conforto e pace nella consapevolezza che, in quel sogno, aveva toccato il cielo, aveva camminato sulla luna, e aveva portato con sé un pezzo di quel mondo magico, un ricordo che nessuno avrebbe mai potuto togliergli.

Il gatto verde, ora sveglio e avvolto dal calore della terraferma, alzò gli occhi al cielo, un cielo ancora ricamato di stelle.

E in quel momento, seppe che non era più lo stesso. Qualcosa di profondo e inesorabile era cambiato in lui. Il cielo notturno, che prima gli appariva come un vasto e insondabile mistero, ora lo abbracciava con una familiarità quasi intima, come un amico ritrovato dopo un lungo viaggio. Le stelle, una volta semplici punti luminosi nel firmamento, ora risplendevano con significati nascosti, come antichi simboli di una saggezza ancestrale, impressi nella volta celeste per chiunque sapesse guardare oltre l'apparenza.

Il piccolo gatto verde si stropicciò gli occhi con le zampe, allungandosi languidamente mentre si risvegliava completamente. Il mondo attorno a lui sembrava riprendere vita, ma qualcosa di diverso e dolce pervadeva l'aria. Era come se la notte stessa avesse assunto un respiro più profondo, come se gli alberi, le pietre e l'erba fossero stati testimoni silenziosi del suo viaggio straordinario.

Con una calma nuova e profonda, il gatto si alzò, sentendo sotto di sé la terra familiare, solida e accogliente. Ogni filo d'erba sembrava sussurrare un messaggio segreto, ogni alito di vento portava con sé un ricordo della luna, di quell'argentea dimora lontana che ora gli sembrava vicina come non mai.

Il suo cuore, ancora pervaso dalla magia del sogno, batteva con un ritmo tranquillo, come un dolce tamburo che segna il passo in una danza eterna. E in quella serenità, il gatto capì che la luna non era soltanto un luogo distante, ma una parte viva di lui, un simbolo del suo desiderio più profondo di esplorare, di conoscere, di immergersi nel mistero dell'universo.

Con un ultimo sguardo al cielo, il piccolo felino decise che, sebbene il suo corpo fosse tornato alla terra, la sua anima avrebbe continuato a vagare tra le stelle. Ogni notte, avrebbe cercato la luna nel cielo, e ogni volta che l'avrebbe vista, una scintilla di quella gioia, di quella meraviglia, si sarebbe riaccesa nel suo cuore.

Il tempo passò, e le notti continuarono a susseguirsi, ciascuna illuminata dalla stessa luna che il gatto aveva sognato di toccare. Ma per il gatto verde, la luna non era più soltanto un astro nel cielo; era un ricordo vivido, un amico lontano ma mai dimenticato, che lo guardava dall'alto con lo stesso sguardo benevolo e accogliente di sempre.

Il gatto si trovava spesso a contemplare il cielo, anche durante il giorno, quando la luna era nascosta dietro la luce del sole. Gli sembrava di poterla sentire, di poter percepire la sua presenza nascosta dietro l'azzurro intenso, come un segreto condiviso solo tra loro due. E ogni volta che il sole tramontava e la notte tornava a stendere il suo manto scuro, il piccolo felino alzava gli occhi al cielo e sorrideva interiormente, sapendo che, anche se le sue zampe erano ben piantate sulla terra, una parte di lui avrebbe sempre camminato sulla luna.

I suoi giorni erano ormai segnati da questa nuova consapevolezza, e la sua vita, benché semplice e fatta di piccoli momenti quotidiani, era pervasa da una bellezza che solo chi ha toccato le stelle può davvero comprendere. Gli altri animali, ignari del viaggio che il gatto verde aveva intrapreso nei suoi sogni, notavano in lui un cambiamento sottile, una sorta di calma maestosa, una quiete interiore che non era mai stata così evidente prima. Il gatto non aveva bisogno di raccontare la sua avventura; la portava con sé in ogni passo, in ogni sguardo, in ogni dolce miagolio che sembrava riecheggiare qualcosa di più grande, di eterno.

E così, la vita continuò a scorrere, ma per il gatto verde, ogni notte era un incontro, un momento di comunione con quel sogno che lo aveva portato così lontano e lo aveva riportato a casa, cambiato per sempre. E mentre il mondo continuava il suo ciclo eterno di giorni e notti, di stagioni che andavano e venivano, il gatto verde sapeva, con una certezza tranquilla e inamovibile, che la luna sarebbe sempre stata lì, ad aspettarlo, un faro di luce in un universo di possibilità infinite.

Foro source: AI artificial generated

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