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Ciao!
Come spiegato in un precedente post, quello che trovi di seguito è un romanzo che scrissi alcuni anni fa e che ho deciso di revisionare negli ultimi mesi. Il titolo dell'opera è: La bestia dagli occhi di ghiaccio. La versione completa è disponibile su alcune piattaforme online in formato e-book o in cartaceo. Si tratta di un thriller ambientato in Italia, tra le pendici delle Alpi Apuane, che tocca altri generi come l'horror e il fantasy. Ci sono alcuni temi abbastanza forti, per cui consiglio la lettura a un pubblico di età adulta (over 18).
Cliccando sulla corrispondente parola in colore azzurro, puoi trovare:
il PROLOGO | il CAPITOLO 1 | il CAPITOLO 2 e il CAPITOLO 3
il CAPITOLO 4 e il CAPITOLO 5 | il CAPITOLO 6 e il CAPITOLO 7
il CAPITOLO 8 | il CAPITOLO 9 | il CAPITOLO 10 e il CAPITOLO 11
il CAPITOLO 12 | il CAPITOLO 13 | il CAPITOLO 14 | il CAPITOLO 15
il CAPITOLO 16 | il CAPITOLO 17 | il CAPITOLO 18 | il CAPITOLO 19
il CAPITOLO 20 | il CAPITOLO 21 | il CAPITOLO 22 e il CAPITOLO 23
oppure puoi proseguire nella lettura del post per trovare il CAPITOLO 24.
Buona lettura!
Copyright © 2013 Davide Simoncini
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LA BESTIA DAGLI OCCHI DI GHIACCIO
Romanzo
Proprietà letteraria riservata. È vietata la modifica, l'utilizzo e la riproduzione, in qualsiasi formato, su qualsivoglia mezzo digitale, cartaceo o di qualunque altra natura, senza il permesso esplicito dell'autore, a eccezione della personale consultazione.
Edizione Modificata e pubblicata nuovamente nel mese di Maggio 2023.
Questo romanzo è un'opera di finzione.
Il contenuto di questo romanzo è quasi interamente fittizio. Ogni riferimento (persone, luoghi, oggetti, avvenimenti, usanze, eccetera) è fittizio o casuale. Per ulteriori informazioni sarà possibile consultare la nota d'autore che verrà pubblicata dopo l'epilogo del romanzo.
CAPITOLO 24
Oggi, Fociomboli
Ottavio aspettava con ansia la sua imminente fine. Linda giaceva a terra, quasi priva di sensi. Se i soccorsi non fossero arrivati al più presto... non volle nemmeno immaginarlo. Perdere la sua amica per sempre gli avrebbe causato un dolore che aveva ignorato fino a oggi. Non lo avrebbe sopportato. Sarebbe stato meglio morire: per questo pregava che la bestia facesse in fretta.
Chiudendo gli occhi, si abbandonò a quel pensiero. Poi alla speranza di un futuro in cui lui si trovasse con Linda, accanto a lei, sana e salva. A due piccoli marmocchi che giocavano in giardino, tra i richiami della madre e una tavola apparecchiata. La speranza di una vita che non ci sarebbe mai stata. Ma almeno lo avrebbe lasciato morire in pace con se stesso, sereno come poche volte si era immaginato che la morte potesse rendere.
Sentì la bestia scattare.
Poi sentì una folata d'aria.
Poi nulla.
Poi grida.
E non erano le sue.
Jack osservò il destino compiersi come non lo aveva programmato. Le sue dita stringevano il calcio di una pistola recuperata dal bagaglio del gruppo, tuttavia non erano pronte a sparare. Non ancora, non prima che Ottavio se ne fosse andato per sempre. Non prima che le cose andassero come se le era immaginate.
Il problema fu che nemmeno un frammento di quella visione si avverò.
Quando la bestia scattò in avanti, non fu per aggredire Ottavio.
Quando le sue zampe si protesero in avanti, fu per attaccare lui.
Jack urlò, in preda al terrore. Non era preparato ad affrontare la morte. Non ancora, non oggi.
«Vattene, maledetta!»
Ottavio riaprì gli occhi e si voltò, prima ancora di rialzarsi.
La bestia si era sollevata in tutta la propria imponenza. Anziché attaccare lui, aveva attaccato Jack. La vide raggiungere l'uomo dal pizzetto ispido con un balzo fulmineo.
Ottavio si diede una spinta in avanti. Si rimise in piedi e corse verso Linda. Poi sentì il boato.
Jack aveva premuto il grilletto. Lo fece ancora due volte.
Ma la bestia non voleva fermarsi.
Sparare.
L'unica cosa che poteva fare in quel momento. Sparare, continuare a premere il grilletto. Ancora, fino a che le munizioni non fossero terminate; con la speranza che, prima di farlo, potessero atterrare la bestia.
Quando si avverò la prima delle sue previsioni, fu certo che la seconda non lo avrebbe fatto.
Clic. Clic.
Non aveva più colpi in canna.
E la bestia era ancora in piedi.
I proiettili l'avevano solo rallentata, facendola infuriare ancora di più.
Conscio della sua situazione, Jack fissò la morte materializzarsi davanti a lui. Vide gli occhi di quel mietitore. Occhi di ghiaccio. Brillanti, puri, come se quella creatura non fosse frutto del demonio ma soltanto una piaga mandata da Dio per compiere il suo volere.
E Jack ebbe una fulminante intuizione: la verità che si spalancava davanti ai suoi occhi.
La prima cosa che arrivò nei suoi pensieri fu il titolo di un giornale di venti anni prima.
Sterminata famiglia in montagna. Sei cadaveri massacrati.
Poi arrivò la consapevolezza di aver sbagliato qualcosa. Per tutti quegli anni, fino a quel momento, Jack non aveva pensato all'evidenza. Non voleva rivivere i suoi ricordi, il passato, quel tragico momento. E aveva sbagliato a non farlo. Se si fosse impegnato, avrebbe subito scorto l'incongruenza di quel titolo.
La famiglia di Santo era formata da sette persone.
Loro ne avevano uccise solo sei. L'ultimogenito si era salvato. Quello che aveva incontrato una volta soltanto, ma che gli era rimasto impresso per il colore dei suoi occhi.
Quegli occhi.
Fissò gli occhi della bestia, prima che lei affondasse i suoi denti dentro di lui.
Non è possibile, pensò.
Ebbe giusto il tempo per mettere insieme gli ultimi pezzi, poi il massacro ebbe inizio.
E questa volta, Jack sapeva che non sarebbe stata facile.
Questa volta, la vittima era lui.
La bestia sentiva il fetore, ma anche l'ebrezza del momento, una soddisfazione senza precedenti che si spalancava la strada verso il suo cuore.
Affondò i denti con rabbia, sentendo le ossa fracassarsi sotto i suoi morsi.
Lo voleva, quel momento. Lo voleva da una vita. Ora che si stava avverando, niente avrebbe potuto fermarla.
Mentre si impegnava nell'attacco, un insolito calore iniziò a propagarsi lungo tutto il corpo, un intorpidimento che non aveva mai provato. Era stato indebolito da qualcosa, anche se non sapeva cosa.
E la verità era che non gli importava.
Andrea aveva un destino da compiere.
Andrea, questo era il suo nome.
Affondò di nuovo i denti. E ancora. E ancora.
Quell'odore nauseante stava svanendo, sotto la forza di un fetore più forte, più pungente. Era l'odore del sangue: del sangue di colui che aveva cancellato la sua famiglia.
Finalmente aveva trovato vendetta.
Colui che aveva ucciso i suoi cari; colui che lo aveva privato delle persone che lo avevano amato come nessun altro, nonostante Andrea non le avesse mai conosciute fino in fondo. I suoi occhi non glielo avevano permesso. Ma l'amore che gli era stato donato aveva rappresentato il linguaggio con cui li aveva compresi e con cui lui era riuscito a interagire con loro. Quelle persone che gli erano state vicine, anche malgrado le difficoltà. Soprattutto, malgrado le difficoltà. Le persone che lui più di ogni altra cosa aveva voluto accanto a sé; e più di ogni altra cosa, le avrebbe volute ancora.
Con quei pensieri, non poté che perseverare.
Affondò di nuovo i denti, preso da una furia ceca, una furia che fino a pochi istanti prima non sapeva di possedere. Non sapeva nemmeno il perché gli appartenesse.
Ora, tutto gli appariva chiaro.
Cominciò a sentire venir meno le forze. Si attenuarono, di pari passo con la sua volontà. Era come se la mente stesse fluttuando nell'aria, ondeggiando sempre più lontano da lui.
Ma non gli importava. Il suo scopo era troppo importante. Nonostante le forze sempre meno abbondanti, quelle che gli rimanevano le mise lì, in quello scopo, in quell'ultima soddisfazione tanto agognata.
Finché non cadde.
Le sue mascelle si bloccarono. I suoi muscoli atrofizzati non risposero più ai comandi. Le gambe cedettero, prive delle energie necessarie per sorreggerlo.
L'ultima cosa che percepì fu la soddisfazione per aver ottenuto la propria vendetta.
Era come se fosse stato mandato da Dio. Un emissario del Signore, i cui poteri gli erano stati donati per il tempo necessario a compiere ciò che Lui desiderava. Riparare a un errore commesso, uno dei pochi.
Andrea si ricordava bene quella sensazione.
Ora, una volta che l'errore era stato riparato, Dio si stava riprendendo il Suo emissario. Il suo esistere non Gli serviva più.
E Andrea era felice.
Felice perché sarebbe tornato a Lui. Felice perché si sarebbe ricongiunto alla propria famiglia.
Grazie.
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