[FUORI CONCORSO] Una storia italiana - Il gioco della felicità (PREMIO 10 STEEM)

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Con questo post partecipo, fuori concorso e con intento unicamente promozionale, alla diciannovesima edizione del contest "Una storia italiana", promosso all'interno della rivista DIGITALY.

Per partecipare basta inventare una storia ispirata all'immagine di copertina. E' possibile prendere parte al contest scrivendo in qualsiasi lingua e dando al racconto l'interpretazione preferita, che sia essa, comica, romantica, drammatica, fantasy o altro, rispettando sempre i canoni base per la pubblicazione sulla piattaforma.

C'è tempo per partecipare fino a domenica, ore 18.00 italiane, il premio per il vincitore, scelto dal Team di @italygame, è di 10 Steem.

Il gioco della felicità

Per quanto si fosse ripetuta mille volte nelle ultime ore che tutto sarebbe andato per il meglio, seduta sul divano di casa, comprato due anni prima durante il periodo delle promozioni al posto di quello in finta pelle, ormai sfilacciato, Luisa scoppiò in un pianto inconsolabile, forse trattenuto troppo a lungo.

La fine della storia con Giulio, con il quale aveva convissuto per sei anni, era arrivata improvvisa, come un fulmine che squarcia il cielo prima di scatenare la forza della tempesta. L'aveva lasciata semplicemente con una lettera, al quale aveva fatto seguire, bontà sua, una telefonata: non si sentiva più bene con se stesso, aveva bisogno di un periodo per riflettere e tutte quelle cose di contorno che di solito si utilizzano per indorare la pillola e renderla meno amara.

Ora, proprio quel sofà comprato con tanti sacrifici e con varie rinunce, del quale andavano tanto orgogliosi perché simbolo della loro capacità di superare le difficoltà, le sembrava scottare e addirittura insopportabile alla vista. Tutti le dicevano: "Ti riprenderai...", "Passerà...", "E' solo questione di tempo e starai meglio...", oppure quella che sopportava meno, "Vedrai che ci ripenserà...", come se fosse esclusivamente destinata a dipendere dagli umori di Giulio e non potesse anche lei decidere di rifarsi una vita.

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La verità, che in cuor suo sentiva forte come un macigno, era che quella storia, per quanto intensa e a tratti meravigliosa fosse stata, sembrava giunta ad un inevitabile capolinea defintivo. Stava male, certo, anche per il comprensibile disorientamento provato nel fare da sola le cose da anni condivise con Giulio, ma considerava quello un capitolo chiuso. Una persona talmente insensibile non poteva certo far ancora parte della sua vita.

Il telefono vibrò di nuovo. Si interrogò sul perché le persone non comprendessero una richiesta semplice come quella di essere lasciati un po' tranquilli, ma si sentì sollevata quando lesse il nome di Alice, l'unica amica che sapeva sempre come prenderla. Entro mezz'ora sarebbe stata da lei e sebbene in altri casi un annuncio simile l'avrebbe spinta ad inventare tutte le peggiori scuse del mondo per non veder turbato il suo silenzio, a lei non riusciva mai a dire di no.

Contrariamente a quanto pensasse tuttavia, Alice non sembrava aver intenzione di piantare le tende a casa sua per la serata, ma le annunciò, direttamente al citofono, che le avrebbe lasciato una piccola busta nella buca delle lettere, contattandola più tardi per spiegarle tutto.

Ma la cosa che la sorprese di più fu il contenuto: una semplice cartolina di istruzioni, sgualcita e scritta apparentemente ancora con una vecchia mcchina da scrivere. E nello stesso momento un messaggio vocale:

Amica mia, questo gioco me lo ha insegnato mia nonna. Un giorno mi disse che, come lei lo aveva regalato a me, io avrei dovuto consegnarlo ad una persona cara in difficoltà. Adesso è tuo, fanne buon uso, ma ricordati che un domani dovrai a tua volta ragalarlo a qualcun'altro.

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Giulia lesse le istruzioni del gioco, scritte sul retro della cartolina. Si chiamava "Il gioco della felicità".

Prendi un foglio di carta e disegna due faccine, una triste ed una felice. Poi mettiti davanti allo specchio e prova ad imitare le loro espressioni. Ti raccomando, smetti solo quando hai raggiunto il loro stesso stato d'animo, profondamente felice o profondamente triste che sia, non importa.

Tutto qui. Nient'altro che dei disegni da fare sul foglio e un paio di puntate allo specchio. Giulia ringraziò Alice per il pensiero con un messaggio, riponendo tuttavia il gioco nel cassetto della scrivania. Era tutta matta, ma le voleva un gran bene. Non riusciva a comprendere come potesse anche solo pensare che un semplice gioco, all'apparenza piuttosto infantile, le fosse d'aiuto in un momento del genere, ma non ebbe tempo di terminare il dialogo con se stessa che l'amica suonò alla porta.

"Ma non eri andata via?", la apostrofò Giulia, mentre l'altra, rispondendo con un semplice cenno della mano la invitò a spostarsi per farla entrare e per accomodarsi sul divano, togliendosi le scarpe.

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"Dov'è la cartolina? Hai già fatto il gioco? Com'è andata?" Le domande di Alice la trovarono piuttosto impreparata. Stava per rispondere che in quel momento di tutto avrebbe avuto voglia, tranne che di dedicarsi ad una cosa simile, ma l'amica l'anticipò, tirando fuori dalla borsetta due faccine già pronte, una triste ed una sorridente, proprio come previsto dal gioco.

Cominciò con l'imitare la faccina triste, dipingendo sul volto una smorfia talmente buffa, da strappare all'altra una sommessa risata. Poi spalancò la bocca, per prendere esempio da quella sorridente. Dopo alcuni secondi prese a ridere, prima in maniera leggera, poi con sempre più intensità. Giulia la guardava stupita, fin quando quella risata non divenne anche la sua.

Alice allungò le braccia per invitarla a partecipare al gioco e che l'espressione da mimare fosse quella triste o quella felice, entrambe finivano per incrociare lo sguardo e per ridere fino alle lacrime. Poi le rivelò l'ultimo segreto: la prima volta al gioco doveva partecipare anche la persona che lo regala, e sua nonna gliel'aveva insegnato proprio il giorno in cui i suoi genitori si erano separati.

Le due ragazze si abbracciarono. Giulio non era ancora dimenticato, ma sentiva che in quel momento aveva appena compiuto il primo passo.

Fine

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@girolamomarotta, @sardrt, @mikitaly, @mad-runner, @famigliacurione


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Ciao, mi è piaciuta molto la fine della storia, il gioco che la nonna gli ha insegnato ha un grande significato. È stata una storia molto creativa con diversi sentimenti o emozioni.

L'immagine di questa settimana è stata interessante, ci ha lasciato molte possibilità. Cordiali saluti.

Grazie per il tuo apprezzamento carissimo, mi piace questo concorso proprio per i motivi che dicevi tu, lascia grande spazio alla fantasia e all'interpretazione di tutti 👍

  ·  last year (edited)

Il gioco della felicità mi ha ricordato il cartone animato di Pollyanna che vedevo da bambina. Anche Pollyanna giocava sempre al gioco della felicità (ok, nulla a che vedere con le icone disegnate, lol!).

Mitica, hai scoperto l'Easter egg della storia! Pollyanna era in realtà, nell'universo parallelo della storia, la bisnonna di Alice😂

Hi! @frafiomatale Louisa's emotional journey unfolds beautifully through the narrative. The symbolism of the once precious couch now causing pain adds a poignant layer to her experience. Supportive friends offer clichés reflecting common responses to heartbreak. The introduction of Alice brings a heartwarming touch, suggesting the possibility of healing through shared laughter and connection. The mention of Giulio's lingering presence suggests a gradual acceptance of change. This story captures the complex and evolving nature of emotional recovery.

Hi @nusrath, thank you for your comment! It's often difficult to be close to those who suffer, there is a risk to saying or doing things that make the situation worse. In these cases the presence of true friends is essential, but unfortunately these are increasingly rare goods nowadays 😊

Hi! @frafiomatale Navigating the complexities of supporting someone in pain requires empathy. True friends, though scarce, play a crucial role in offering solace.

È un'ottima amica, la conosce anche molto bene dato che viene a casa per aiutarla e non lasciarla deprimere ancora di più. A volte diciamo, ho un numero X di amici, ma quando abbiamo bisogno di un amico di quel numero Solo quelli chi è veramente amico apprezza, quello che voglio dirvi è che la parola amicizia è sinonimo di lealtà, alcuni sono conoscenti, ma pochi sono amici.
Ti auguro un felice fine settimana

E' vero, gli amici veri sono pochi, ma preziosi come l'oro!