Ricci di mezzanottesteemCreated with Sketch.

in hive-184714 •  3 years ago  (edited)

Questo racconto è stato scritto per partecipare a The Neverending Contest n°145 S5-P9-I3 di @storychain sulla base delle indicazioni di @serialfiller
Tema: Labrador
Ambientazione: Cucina

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CC0 Creative Commons

Ricci di mezzanotte

Era quasi mezzanotte e finalmente spirava una lieve brezza a portare sollievo dalla calura estiva di quella giornata.
<<Vai, guardati i fuochi in spiaggia coi tuoi amici.>> aveva detto Zio Carmine a suo nipote Mino mettendogli 20€ in mano. <<Qui finisco io, vai.>>
<<Grazie zi’!>> aveva risposto il sedicenne tutto contento, che era poi subito corso via verso la spiaggia lanciando il grembiule in un angolo della cucina.

“E’ un bravo ragazzo”, aveva pensato Carmine.
Ogni sera gli dava una mano al locale, stava imparando il mestiere, ma non sempre lo zio poteva pagarlo: gli affari andavano male per chi, come lui, non aveva un locale sul mare. I turisti erano diminuiti molto negli ultimi anni, preferendo posti di moda come la Sardegna o la Puglia, e quei pochi volevano mangiare sulle belle terrazze dei ristoranti che si affacciavano direttamente sulle onde. Per la Trattoria di Zio Carmine, che non si era mai nemmeno preoccupato di inserirsi nei circuiti online o di sapere cosa i social dicessero di lui, non rimanevano che le briciole, oltre a qualche compaesano affezionato alla sua cucina.
Terminato di pulire e rimettere in ordine la sua cucina di metallo lucente, Carmine sentì che i fuochi d’artificio erano iniziati. Era il 16 luglio, giorno della Madonna del Carmelo, la patrona del paese di cui sia lui che suo nipote portavano il nome, e ogni anno venivano organizzate grandi celebrazioni, con tanto di processione, fiera e giochi pirotecnici a chiusura della giornata.
Messa una pentola d’acqua sul fuoco a bollire, Carmine tirò fuori le sigarette dall’anta scorrevole in cui le teneva e uscì dalla porta sul retro per fumare all’esterno, godendo del fresco della strada e della vista dei fuochi. C’era un piccolo piacere che voleva ancora concedersi quella sera: era andato a pesca per il ristorante, di mattina presto, e fra le altre cose per aveva raccolto un bel mucchietto di ricci freschissimi che aveva tenuto da parte per sé.
Mentre uno dopo l’altro si succedevano gli scoppi multicolori che oscuravano le stelle, Carmine ammirava il cielo, aspirava boccate di fumo miste all’odore del mare che stava ad appena un paio di traverse più giù, e sorrideva pregustandosi il piatto che si sarebbe presto preparato, il suo preferito. Venne distratto dall’uggiolare di un cane, che correva all’impazzata dal fondo della strada nella sua direzione, trascinando dietro di sé il guinzaglio senza l'ombra di alcun padrone al seguito. Prima che potesse rendersene conto, il cane era entrato in cucina, aveva fatto tre volte il giro del bancone posto al centro della stanza e poi, trovato aperto uno spiraglio della stessa anta scorrevole da cui poco prima Carmine aveva preso le sigarette, vi si era infilato buttando a terra tutte le pentole che conteneva.
<<Ma che diavolo succede?! Brutto cagnaccio! Fuori di qui!>> inveiva Carmine contro di lui. Balzato in piedi,aveva dovuto in tutta fretta gettar via la sua sigaretta ed era corso dentro la cucina dietro al cane.
Quando però aveva aperto con cautela lo sportello nel quale si era infilato e lo aveva trovato tutto tremante, si era intenerito: non era che poco più di un cucciolo di labrador! Con parole dolci e un tono di voce suadente, aveva avvicinato la mano alle orecchie color miele e l’aveva accarezzato rassicurandolo. Piano piano il cane aveva smesso di tremare ed era uscito dallo sportello, con la coda ancora fra le gambe. Carmine, continuando ad accarezzarlo, aveva preso in mano il guinzaglio e aveva letto la piastrina sul suo collare.
<<Vieni qui cuccioletto. Bravo, così, vediamo come ti chiami. “Miele”. Quanta fantasia… Oh, ma sei una signorina! Cose c’è, piccolina? Ti hanno fatto paura i fuochi? Ma no, non ti spaventare. Ora chiamiamo la tua padroncina e le diciamo che sei qui, al sicuro.>>
Carmine stava cercando il cellulare per comporre il numero sul collare di Miele, quando dalla strada sentì delle voci in lontananza che sembravano gridare “Miele! Miele, dove sei?!”.

Lasciò alla cagnolina una ciotola con dell’acqua fresca e, chiusa alle spalle la porta della cucina per non farla fuggire, si avviò verso l’angolo del vicolo.
Un uomo e una donna cercavano Miele per le traverse lì intorno, chiamandola a gran voce e chiedendo ai passanti se avessero incontrato un cane labrador lungo la via percorsa. Le strade iniziavano a riempirsi di gente che, terminata la festa e conclusi i giochi pirotecnici, si riversava per le traversine dirigendosi alle proprie case o al proprio albergo. In mezzo a quella folla crescente, la coppia sembrava scoraggiata e confusa, non sapeva più dove cercare la piccola Miele, quando Carmine gli si avvicinò.
<<La Signora Marta, suppongo.>> le disse il cuoco con un sorriso rassicurante che gli allargò i baffi scuri come una spazzola <<Non si preoccupi, ho trovato io Miele… o per meglio dire è lei che ha trovato me. Si è infilata nella mia cucina tutta tremante: credo che i fuochi l’abbiano terrorizzata. Sono Carmine.>>
<<Davvero non sappiamo come ringraziarla! Ci scusi per il disagio, se ha creato disturbo o danni le pagheremo il dovuto! Sappiamo che è un terremoto.>>
<<Ma no, che dite! E' adorabile! Venite con me, andiamo a prenderla.>>

Quando entrarono in cucina, dove le pentole erano ancora sparse sul pavimento attorno allo sportello dove la cagnolina si era rifugiata, Miele aveva iniziato a saltellare allegra attorno a Marta, felice di aver ritrovato la sua padroncina. La coppia era felicissima e non sapeva come ringraziare Carmine per essersi preso cura di lei.
<<Non ho fatto niente di particolare! Sentite, l’acqua bolle e io stavo per farmi due spaghetti ai ricci, li ho pescati io stesso in mare stamattina: sedetevi con me e raccontatemi di voi. Non siete del posto: in vacanza?>>
I due si guardarono per un istante e poi accettarono l’invito. La serata in compagnia di Zio Carmine trascorse così piacevolmente che in un battito di ciglia si fecero le tre del mattino. La pasta ai ricci freschi era ancora più buona di quanto potessero immaginare, degna di una bella scarpetta col pane che il cuoco aveva messo in tavola per loro. I due erano in vacanza, ma erano lì anche per lavoro, dissero, sebbene Carmine non aveva capito esattamente il perché: qualcosa che aveva a che vedere con le feste di paese, su cui i ragazzi erano rimasti sul vago, concentrati a lustrare il piatto col pane alla ricerca di ogni più piccola traccia di quel sugo saporito preparato a regola d'arte.

Qualche tempo dopo la piccola trattoria aveva iniziato a riempirsi di turisti: tutti chiedevano la pasta ai ricci di Zio Carmine e qualcuno chiedeva anche se la piccola trattoria accettava prenotazioni dopo la mezzanotte.
Mino, il nipote di Carmine, aveva scovato un articolo dove veniva nominato lo zio su un nuovo blog in internet, chiamato Marta&Miele, che recensiva feste di paese e ristoranti e che stava spopolando in quel periodo. "I ricci di mezzanotte da Zio Carmine" era il titolo dell'articolo, e veniva ringraziato il cuoco e decantate la sua ospitalità e la sua cucina.
Lo zio non aveva capito bene cos’era un blog, ma era contento che finalmente anche la sua piccola trattoria ricevesse qualche visita in più da quando aveva ospitato quei due ragazzi tanto simpatici e la loro dolce cagnolina, la cui foto sorridente troneggiava sul logo del blog che gli aveva dato un po’ di notorietà.

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girolamomarotta
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