CONTEST - UNA STORIA ITALIANA

in hive-184714 •  11 months ago  (edited)

MEMORIE, ovvero un salto nel tempo atto secondo: storie dal trentesimo secolo (racconto per la partecipazione al contest una storia italiana)
La signora Fiorina era di malumore più del solito, in quelle settimane. Oltre al nipote ricoverato in psichiatria, ora vi era pure lo spauracchio del sospetto morbo di Parkinson che pendeva sul capo del signor Anselmo come una spada di Damocle. Quando poi, a seguito di una visita neurologica, aveva visto tornare a casa il marito con una sorta di Paroliere, le erano cascate le braccia. Il neurologo di fiducia del signor Anselmo gli aveva consegnato un pacchetto contenente quadratini bianchi, bianchi, bianchi, in rilievo, incisi su ciascuno dei quali lettere verdi in stampatello. E numeri, in dimensioni molto più ridotti rispetto alle lettere. Il pacchetto faceva parte di una campagna di prevenzione (o quantomeno per ritardarne il decorso) delle malattie neurodegenerative. Il signor Anselmo doveva allenare le funzioni mnemoniche e cognitive, componendo quante più parole possibili con i quadratini in un lasso di tempo prestabilito. Le parole andavano poi trascritte su un foglio bianco, bianco, bianco. E se la vista glielo consentiva, sommare i numeri accanto alle lettere di ogni parola composta. Era desiderabile, secondo il neurologo, spenderci almeno una decina di minuti prima di andare a dormire oppure, se proprio non era possibile, in qualsiasi altro momento libero della giornata. Fiorina aveva visto in quel Paroliere un segno inequivocabile del definitivo declino della sua famiglia.

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La pausa pranzo a turni alla bottega era l'ideale per Anselmo per utilizzare il Paroliere lontano dalle ansie di sua moglie, dato che per non perdere tempo e non consumare benzina, si portava da mangiare al lavoro. Anzi, ultimamente, dato che il dottor Cavalli gli aveva fortemente sconsigliato la guida quantomeno fino a diagnosi avvenuta, per non squagliarsi la metà della pausa sui mezzi pubblici. Avrebbe potuto riprendere a guidare soltanto qualora non si trattasse di Parkinson, ma in caso di esito positivo avrebbe dovuto scordarsi per sempre di macchina e patente, per ovvie ragioni. Al signor Anselmo scocciava parecchio doversi pagare un abbonamento dell'autobus e avrebbe voluto ignorare le esortazioni del neurologo. Soltanto le suppliche della figlia lo avevano fatto rientrare in ragione, dato che le minacce di Fiorina non sortivano effetto alcuno. .


Va bene che Fiorina considerava il lavoro di calzolaio del marito tutt'altro che degno di menzione, ma grazie a quello vivevano. Grazie a quello avevano potuto metter su casa, racimolare qualche risparmio, sebbene molto modesto e permettere alla figlia di studiare, anche se la mezza scapestrata di Natalina, quale la madre la considerava, aveva sbagliato facoltà universitaria studiando Scienze Politiche. Anzi, fosse stato per lei, all'università non ci sarebbe andata proprio. Magari nemmeno al liceo. Ma con un marito signor accomoda quale Anselmo, che gira e rigira finiva per mettersi sempre dalla parte della figlia, nessuno in casa teneva in debito conto la sua materna opinione.
-Vedi, Gigliola- diceva alla condomina amica sua- poteva fare come i tuoi figli. Che con la licenza media lavorano e prendono il loro bravo stipendio. Invece no, no, la signorina dal naso all'insù doveva per forza darsi un tono da laureata e ora guadagna si e no quanto una bolletta dell'acqua per uno. Per non parlare poi della partita IVA che ha dovuto aprire perchè sai, il pietoso governo italiano oramai ti obbliga ad aprire partita IVA pure per rispondere ai sondaggi pagati! E quindi, da tali pidocchiosi guadagni deve pure sottrarre un buon 15% di tasse e non fosse per la magia che ultimamente ha eliminato i contributi INPS per chi non è statale e quindi una pensione non la vedrà mai, se ne andrebbe la metà di quanto prende la signorina schizzinosa!
-Ma che dici, Fiorina? Natalina è la ragazza più modesta che conosco, altro che naso all'insù. Considera poi che avendo studiato con profitto anche le materie economiche e le esatte, riesce a gestirsi in tutta autonomia senza commercialista.
-Ah, se per quello, deve ringraziare che il CAF e il sindacato di Anselmo le danno una grossa mano. Fortuna che lui è tesserato, se no sarebbero altri denari da uscire. Di quando in quando, c'è pure il commercialista di mio cognato e mia sorella che le fa consulenza gratis, se no buonanotte. Invece, i tuoi figli...
-Ma lo sai cosa fanno i miei figli- l'interruppe l'amica. Uomo delle pulizie lui e cassiera in un discount lei. Vuoi poi mettere l'immensa cultura in mano a tua figlia? La cultura non è mai di troppo e in futuro, chissà...
-E però lo stipendio, uno stipendio vero, i tuoi a casa lo portano. Con gli ideali non si mangia.
-Ma lo sai che ci sono entrati a botta di raccomandazioni, in quei posti che occupano, dato che non hanno nemmeno voluto prendere il diploma? E dire che sia io che il loro povero babbo ci tenevamo. Li aveva fatti assumere il mio povero marito a botta di conoscenze personali. Come ben sai, era uno statale e quindi inserito nei giri sociali giusti. Altrimenti, senza minimo un diploma oppure qualche corso di formazione, ma meglio ancora se si possiedono entrambi, se lo sognavano. I posti di lavoro con la sola terza media sono più unici che rari, oggi.
-Ma i requisiti per legge...
-Ma non siamo più nel secondo millennio, Fiorina-, la interrompeva allora l'amica. -I requisiti si fanno belli soltanto sulla carta, ma nella pratica è un altro paio di maniche. Non ti ho mai nascosto che l'avere uno statale in famiglia, e perfino esserne la vedova, ha a tutt'ora i suoi bravi vantaggi.
Ricominciava allora l'eterno lamento sul mestiere di calzolaio di Anselmo, che Fiorina non si premurava certo di risparmiare ad amici e parenti tutti.
-Io volevo sposare il dottore del mio villaggio, ma quello mi ha preferito la maestra!
La signora Gigliola aveva taciuto riguardo a quel che pensava, per non umiliare l'amica. Che da parte sua sapeva però benissimo come gira il mondo. Che un dottore, per quanto medico di campagna, in genere non sposa la figlia di un bracciante agricolo dalla licenza media. E pure racchia, come Fiorina soleva definirsi. Se non altro, per un fatto di cultura. Nulla da stupirsi che avesse preferito la maestra, per quanto maestra di una primaria di campagna. Aveva molto più tardi accettato Anselmo perchè non aveva mai trovato di meglio, ma da parte sua, egli pure s'era accontentato, non avendo potuto sposare il vero grande amore della sua vita, una pittrice svizzera che gli aveva preferito un architetto.


Ora, si fosse arrivati per davvero a una diagnosi di Parkinson, dati i tremori alle mani del signor Anselmo quando si trovava a riposo, la frittata sarebbe stata bella che fatta. Dato che la parola pensione, al di là degli statali di livello ben superiore a quello del defunto marito dell'amica Gigliola, si leggeva oramai soltanto nei libri di storia, presto si sarebbero ritrovati tutti e tre sotto i ponti, ne era certa.
-Fiorina, non fasciarti la testa- la confortava Gigliola come meglio poteva. -Manca un pezzo per la diagnosi vera e propria. E non è affatto detto sia proprio il Parkinson. In ogni caso, figuriamoci se tua sorella e tuo cognato ti lasciano finire sotto un ponte.
-Ma in casa di mia sorella ci si sta stretti in quattro! Figuriamoci in sei, poi con Anselmo che avrà bisogno di un letto ortopedico, altra attrezzatura sanitaria e uno spazio tutto suo.
-Potete ancora vendere la nuda proprietà della casa e restarci dentro. Vi resteranno alcuni risparmi.
-Si, così quando io e Anselmo tiriamo le cuoia, mia figlia diventerà una senzatetto.
-Ma figurati se tua sorella lo permetterà.
-A parte che la nuda proprietà della nostra casupola non vale una cicca, sicuro.
-Coraggio, Fiorina, coraggio! Ancora non è detta l'ultima parola.
-Se almeno quella deficiente di mia figlia avesse rimediato uno straccio di fidanzato disposto a sposarla! Ma no, no, quasi trent'anni e single praticamente da tutta la vita.
-Fiorina, lo sai com'è questa città. Per non parlare poi del fatto che il ventesimo secolo se n'è andato da un millennio all'incirca. Non è più come allora, quando le coppie con l'obiettivo della vita assieme si formavano spontaneamente e neppur sempre neanche allora, a seconda del contesto e della subcultura locale. Già dal ventunesimo secolo, se non facevi parte dell'intorno sociale corretto, ti ci voleva un miracolo. Non puoi colpevolizzare Natalina per circostanze che non dipendono minimamente dalla sua volontà.
-A quasi trent'anni, le ci vuole per davvero un miracolo! Alla sua età, gli uomini dotati di un minimo di serietà e che valgono qualcosa, affare peraltro più unico che raro in questa licenziosa e libertina città, sono già stati accalappiati da qualcun'altra.
-Non se dediti a studi di lunga durata.
-Ma figurati! Innanzi tutto, stendiamo pure un velo pietoso su tutti i suoi colleghi di scienze delle merendine. Per il resto, poi, ma ti pare che un medico, un commercialista o un ingegnere, tanto per menzionare i titoli che valgono ora in questo mondaccio, si vada a pigliare una laureata in appunto, scienze delle merendine, una fallita dallo stipendio di una bolletta dell'acqua per uno? Ma pure nella fantascientifica ipotesi che mi prospetti, Gigliola, quelli hanno già la fidanzatina al liceo, che poi sposano appena terminano l'università e si sistemano con il lavoro, te lo dico io. Natalina al liceo invece rimediava solo burle e l'appellativo di Naftalina. Le sue uniche amicizie consistevano in due mocciosette ancora più disadattate di lei. Una che a tutt'oggi pare una mongolfiera e l'altra, una straniera meticcia.
La signora Gigliola sbalordiva nell'ascoltare le improprietà che uscivano dalla bocca dell'amica, ma preferiva fare buon viso a cattivo gioco perchè male o bene, Fiorina era per lei una buona vicina di casa.
-Sono sicura che quelle due ragazze le vogliono bene e tua figlia riguarda al loro cuore, non alle loro circostanze.
-Si, va bene, ma niente giri giusti. E ora?
-Io comunque ci credo, ai miracoli. M'ero scordata di dirtelo. E non solo per tua figlia, ma pure per tuo marito. Se non fosse il Parkinson?
Ciononostante, pensava Fiorina, quand'anche non fosse il Parkinson, l'età della coppia era quella che era. Già si erano sposati da ultraquarantenni e dunque ora si trovavano in un'età in cui svariati anziani al posto loro non erano più autosufficienti. Fiorina riteneva che lei e il marito fossero stati molto fortunati a superare la settantina entrambi in discreta salute. Vero era che qualche incidente di percorso li aveva costretti, tempo addietro, a certi ricoveri in strutture private, che gli avevano mangiato un bel po' di risparmi. Altrimenti sarebbero stati economicamente più tranquilli. Era accaduto quando non s'erano verificate ancora le migliorie nel sistema pubblico di salute, delle quali Fiorina non aveva la più vaga idea di come fossero avvenute. Comunque, erano allora ben più giovani e avevano superato ogni episodio piuttosto brillantemente. Ma ora? Entrambi che andavano per i settantacinque anni? I loro risparmi erano pochini. Impensabile supporre di riuscire anche solo a sopravviverci in tre, vita natural durante. E pensare che l'idea di marito e moglie era sempre stata quella di non toccare mai più un centesimo per farli ereditare alla figlia assieme a quel sia pure sparuto appartamento. I guadagni di quella sciagurata che aveva sbagliato corso di laurea e dunque costretta a pigliarsi a malapena un importo da fare ridere le capre, poi, non avrebbero certo sortito risultati. Fiorina dimenticava però che dal suo fondo casalinghe riceveva ancor meno della figlia dedita al telelavoro: poco più di sedici al mese, appena. Non fosse che ad Anselmo arrivavano richieste particolari, al di là delle sue mansioni nella bottega in cui godeva del contratto collettivo, di riparazioni e produzione di sana pianta di scarpe da parte dei cognati Max e Mina, che gli portavano anche le calzature di Bartolino da riparare quando non ne occorrevano di nuove pure a lui e della vicina Gigliola, che gli portava sempre qualche scarpa sua o dei pargoli, avrebbero dovuto intaccare i loro risparmi per arrivare a fine mese. I rincari infatti rendevano sparuto perfino il massimo sindacale di 1700 per un calzolaio di altissima esperienza ultraventennale. E il signor Anselmo, che lavorava nella stessa rinomata bottega sin dall'età di diciotto anni, contava oramai circa cinquantacinque anni di lavoro fino. Era il calzolaio senior più richiesto tra tutti i dipendenti della bottega tramandata da generazioni all'attuale proprietario da oltre un millennio e qualche volta riceveva perfino mance dai clienti più abbienti, che facevano questione al padrone della baracca affinchè quelle lucenti scarpine da ballo della pargola o i sandali gioiello della regina del castello venissero elaborati solo e soltanto dal signor Anselmo Granata. Nello sgabuzzino di casa, il calzolaio modello aveva messo su una piccola bottega, oramai nota unicamente ai cognati Mina e Max e alla Gigliola, oltre che ovviamente alle donne di famiglia. Certo, altrimenti tutti i condomini dediti al parassitismo sociale che abitavano lo stesso edificio, non avrebbero mai mancato di farlo lavorare gratis. All'inizio, quand'era appena sposato, aveva ingenuamente creduto di accaparrarsi clientela le cui scarpe e i cui accessori quali cinture e borse avrebbero costituito oggetto di lavoro occasionale secondario, dato che tale avrebbe figurato nella sua dichiarazione dei redditi. E invece, poco dopo, aveva dovuto inventarsi che aveva smantellato tutto l'arsenale per essere rimasto più e più volte fregato dai condomini scrocconi. Ogni volta che udiva bussare alla sua porta mentre si trovava in casa, tranne che se a bussare fosse Gigliola, chiudeva rigorosamente a chiave lo sgabuzzino. La condomina amica della moglie sapeva per fortuna mantenere il segreto con gli altri abitanti del condominio e quindi Anselmo poteva lavorare arrotondando anche grazie a lei e i suoi figli. Ma ora, lo spauracchio del Parkinson toglieva a Fiorina quel po' di sonno che ancora le restava.


-Qualcosa ti preoccupa. Ti si legge negli occhi. E dai nervi tesi.
Natalina si trovava nella sala d'attesa del settore diagnostico, avendo appena ritirato una TAC effettuata dal babbo, quando era stata avvicinata da Vittorio. Sempre simpatico e socievole, il superlucido androide. E adesso si mostrava perfino empatico, a tal punto che non l'avrebbe mai immaginato in una macchina.
-Vieni, ti porto a sederti in un posto più tranquillo- le aveva detto, dato il settore diagnostico perennemente affollato.
Per quanto sbalordita, Natalina aveva seguito l'androide. Dopotutto, che aveva da perdere? Anzi, fare amicizia con l'intelligenza artificiale le appariva non poco intrigante. A Vittorio poteva anche raccontare delle sue disavventure, specie la preoccupazione che in quel momento aveva tolto la pace nella sua famiglia. Con il suo nuovo amico Cesare aveva mantenuto il riserbo per almeno due ragioni, ma davanti a una macchina non sussistevano una nè l'altra. Vittorio e Natalina si erano allontanati sotto gli occhi attoniti degli astanti, che comunque, incapaci di abbandonare le più futili attività offerte dai sempiterni cellulari, dopo pochi secondi si ritrovavano già a capo chino sui rispettivi dispositivi.


La ragazza e l'androide si erano seduti su una panchina del parco davanti a uno degli ingressi del grande ospedale, dove lei gli aveva raccontato del sospetto morbo di Parkinson che poteva aver colpito suo padre, delle reazioni inconsulte di sua madre e i timori non infondati di quest'ultima di ritrovarsi sotto i ponti con il resto della famiglia. Ovviamente gli zii Mina e Max si erano offerti di tenerli in casa loro, mentre si sarebbero trasferiti con Bartolino nel retrobottega del negozio di antiquariato che un tempo era l'abitazione di Maximilian. Poichè Anselmo non sarebbe più stato autosufficiente, avrebbe avuto bisogno di una stanza tutta per sè, con tanto di dispositivi medici.
-Se penso a quanto fastidio daremo!- lamentava Natalina. -Dovrò poi smettere di lavorare per diventare caregiver a tempo pieno. Non possiamo pagare aiuti esterni e anche mia madre è parecchio in là con gli anni. Non fraintendermi, voglio bene ai miei genitori. Ma già non avremo più lo stipendio di mio padre e anche un soldo che posso tirare su dal mio telelavoro è importante, già che peseremo sui miei zii.
-Non preoccuparti. Se è per questo, devi sapere che sta per uscire una nuova disposizione comunale che garantisce agli anziani non più autosufficienti un beneficio pecuniario che varia a seconda del reddito di tutti i familiari conviventi. Quanto al tuo lavoro, non lo perderai. I tuoi genitori possono avere tutta l'assistenza che gli serve dall'intelligenza artificiale. Martino, uno dei miei impiegati, ne sta addestrando altri per diventare badanti, caregiver e collaboratori domestici per anziani e disabili che non si possono permettere assistenza umana. E non dovrete pagare niente.
Natalina stentava a crederci. -Vittorio, veramente, non so come ringraziarti. Il punto è...davvero...
-Non ringraziarmi. Sappi che potrai sempre contare su di me. Vediamo nel frattempo questa TAC. Leggo che è tutto a posto, a parte una deviazione del setto nasale che gli causa una parziale ostruzione, peraltro ordinaria amministrazione per la maggior parte degli abitanti di questa città. Portatela comunque al dottor Cavalli.
-Devono ancora uscire i risultati della risonanza magnetica. È ancora più attendibile di una TAC.
-È vero. Comunque non mi preoccuperei. Coraggio!


Vittorio aveva ragione. Nemmeno la risonanza magnetica aveva confermato il Parkinson e il dottor Cavalli, dati gli esiti ematologici, ne aveva concluso trattarsi di un'importante carenza vitaminica e minerale che nel caso del signor Anselmo non aveva causato la sintomatologia più ordinaria della spossatezza cronica. Gli aveva prescritto allora certe nuove fiale ricostituenti da rimettere in sesto un cadavere. La signora Fiorina aveva esultato, ma quale non era stato il disappunto di Natalina nel vedere tornare il padre dalla farmacia senza l'integratore.
-Che siamo matti? Costano una fucilata.
-Quanto?- aveva chiesto la moglie.
-Una cinquantina. Molto probabilmente da ripetere, ha detto il dottor Cavalli, se dopo averne prese per un mese, le nuove analisi non daranno i risultati sperati. Qui ce ne andiamo a ramengo. È un integratore, non un generico a costo zero per ultrasessantacinquenni.
-Ma papà, non puoi lavorare con le mani che ti tremano.
-Eh, via, che sarà mai? Mi tremano solo a riposo, mica quando lavoro.
Ovviamente il signor Anselmo non ne voleva sapere nulla di toccare i risparmi che riteneva sacri. Se solo la maggior parte non se ne fosse andata per alcuni ricoveri e un paio di chirurgie, sue e della moglie, negli anni precedenti! Ma purtroppo in tali casi non avevano potuto comportarsi altrimenti. Ora però basta spendere per malanni.
-Speriamo che non tiri le cuoia, se non ti curi- aveva borbottato la signora Fiorina, come sempre sprizzante positività da tutti i pori. Ma stavolta ben poteva avere ragione, la moglie. Un anziano affetto da importanti carenze vitaminiche e minerali, se non adeguatamente trattato, è solito dipartire prima del tempo. Natalina doveva farsi venire un'idea.
-Senti, papà, sarai andato alla farmacia sbagliata. Dai a me, che intorno alla biblioteca ce n'è a buon mercato.
-Mi raccomando, però, non pigliare nulla che costa più di dieci. E le aveva allungato una banconota.


Ovviamente Natalina sapeva che a quel prezzo era impossibile trovare un integratore per la terza età come quello prescrittogli dal dottor Cavalli. Aveva preso comunque i dieci del babbo per non insospettirlo e si era diretta alla biblioteca, dove aveva appuntamento con Cesare per la ricerca di nuovi pay to online. Aveva trovato il nuovo amico in compagnia di Martino. Tutte le volte che non ci veniva con suo fratello Ottaviano, c'era quasi sempre qualche androide, che si eclissava educatamente e discretamente, una volta che lei si sistemava alla postazione. Discrezione assente in Ottaviano, che male li lasciava lavorare con le sue continue asfissianti chiacchiere. D'altra parte, si sapeva: in città, i robot erano più discreti degli umani. Aveva poi lasciato il suo notebook in custodia a Cesare, avendogli detto che doveva fare un salto in farmacia per un integratore che serviva al papà, ma non avrebbe dovuto tardare. C'era davanti alla biblioteca un centro commerciale che ospitava una farmacia, dov'erano soliti applicare sconti. Avrebbe chiesto di consentirle di rateizzare il farmaco a mezzo Paypal, perchè ovvio, impossibile trovarlo a dieci. Natalina manteneva un account Paypal per ricevere i pagamenti online in FIAT, che poi prelevava su una prepagata, investendone la maggior parte in prodotti sicuri, dato che il papà la esortava a mettere via tutto quel che poteva, non chiedendole mai nulla per contribuire alle spese di casa. Già che a lui e alla moglie non riusciva più di metter via nulla, sin dai rincari che colpivano la città per via dell'ennesimo COVID che aveva colpito nei cinque anni precedenti. Non fosse per l'esenzione sanitaria E01 dedicata agli ultrasessantacinquenni, che però non copriva vitaminici, minerali e farmaci da banco quali il paracetamolo o gli antiacidi, questi ultimi quantomeno abbordabili, e alle migliorie del sistema pubblico degli ultimi anni, si sarebbero ritrovati davvero a mal partito. Ora comunque arrivavano giusti a fine mese. Ma Natalina ricordava che quando era bambina e adolescente, sia pure a fronte del costo della vita la metà dell'attuale e gli interessi sugli investimenti piuttosto altini, i genitori mettevano via tutti i mesi una bella fetta dello stipendio di Anselmo perchè usi trascurare la loro salute. Che allora come allora era un privilegio solo per ricchi, benestanti e senza esagerare con le malattie, per la classe media alta. Le corse in pronto soccorso, soprattutto relativamente a Fiorina, di salute meno robusta del marito, facevano parte della loro routine. Se le assenze sul lavoro non erano mai costate il posto ad Anselmo, come soleva accadere alle soglie del quarto millennio a chi si azzardava ad ammalarsi tra i lavoratori del terziario, lo si doveva alla stima e fiducia che in lui riponeva il proprietario della calzoleria. Anselmo era un veterano insostituibile, il calzolaio dalla maggiore anzianità di servizio. Ok, ultimamente anche tale deplorevole aspetto cittadino stava cambiando in meglio, ma per qualche misteriosa ragione annidata nell'inconscio, Natalina preferiva non pensare ai ribaltamenti di quegli anni. Mentre percorreva il centro commerciale, gli ultimi eventi e la ricetta medica che aveva in mano le ricordavano tempi passati. Le avevano ricordato di non avere avuto un gran che di infanzia e di adolescenza. Con genitori frequentemente dediti alle corse in pronto soccorso, l'unico sollievo consisteva nel restare in casa di zia Mina, con la compagnia dell'affettuoso cugino Bartolino, di quindici anni più vecchio di lei. Ma non sempre era stato possibile. Quando zio Matteo, il primo marito di zia Mina, nonchè papà di Bartolino, era improvvisamente venuto a mancare a causa di un infarto secco, ignorando la sua condizione di cardiopatico, la burocrazia opprimente relativa ai decessi non aveva permesso alla ragazzina di stare a casa degli affezionati parenti ed era finita in un campo estivo. Dove ne aveva viste e sentite di tutti i colori. Educatori che mancavano totalmente di educazione e discutibile andazzo che ne conseguiva, compagni provenienti da famiglie di bassa lega, bulli e bullette spesso figli di presidiari con l'ansia sin da giovanissimi di percorrere la carriera di padri e madri. Se era riuscita a evitare un pestaggio dalle dubbie conseguenze, lo doveva alla variante COVID di turno che s'era presa, che aveva fatto si che trascorresse gran parte del tempo isolata in infermeria. La reclusione forzata nel campo estivo, dato che vi era andata controvoglia, le aveva inoltre impedito di partecipare ai funerali di suo zio. Povero zio Matteo, lo aveva ricordato la nipote con affetto. Sempre così affettuoso con i parenti di zia Mina. Quanto lo aveva pianto. Sua zia era in seguito riuscita a tirare avanti senza il suo stipendio perchè il lavoro d'insegnante di taglio e cucito le rendeva bene. Aveva un giro fisso di alunne e clientela, dato che si trattava di conoscenze di lunghissima data, conservate sin da ragazza quando viveva in campagna. Un folto gruppo di braccianti agricoli con le loro famiglie aveva tentato la fortuna in città. Stanchi della sottomissione a proprietari terrieri opprimenti che li pagavano se e quando garbava loro e quanto garbava loro, erano emigrati in massa, lasciando i campi. Tra di loro anche Matteo, l'allora fidanzatino di Gelsomina, che vi aveva trovato un impiego da pizzaiolo grazie a un corso di formazione dopo la terza media. Allora l'aveva sposata e ben presto era nato Bartolino, come le aveva raccontato la zia. Gelsomina aveva un diploma di sartoria, taglio e cucito e tutti gli amici contadini, oramai novelli cittadini, non avevano mai mancato di usufruire dei suoi servizi.

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(immagine Pixabay free, autrice Buntysmum, link https://pixabay.com/it/photos/macchina-da-cucire-cotone-2777507/)


In farmacia, Natalina aveva chiesto la rateizzazione del farmaco in tre tranches. Il prezzo era di quarantacinque, con lo sconto. Quel mese la ragazza aveva guadagnato solo venticinque e non i soliti trenta, a causa dello scam di una GTP della quale sia lei che Cesare facevano uso. E nel dubbio che il pagamento successivo si facesse ancora più sparuto, meglio rateizzare al massimo consentito da Paypal. Se poi al signor Anselmo sarebbe occorsa una seconda e magari pure terza confezione, forse sarebbe stato il caso di smobilizzare qualcuno dei suoi piccoli investimenti che era riuscita a ottenere in quegli anni di telelavoro dopo la laurea. Ok. Pazienza.
-Non accettiamo Paypal- le aveva risposto l'addetta al bancone.
Brutta storia. Il signor Anselmo non avrebbe voluto saperne niente, di intaccare i risparmi che ancora restavano in famiglia. Chissà quante liti in casa ne sarebbero susseguite e soltanto per tentare di mantenere in piedi l'anziano babbo. Già il tasso d'interesse di quei risparmi dei genitori, ultimamente quanto mai ridicolo, se ne andava regolarmente per gli esami clinici di routine e le eventuali cure necessarie alla figlia. Quantomeno, Fiorina e Anselmo non facevano minimamente questione per la salute di Natalina, ma guai a toccare il capitale, anche se a rimetterci erano loro due. La ragazza s'era provata a spiegare la situazione del padre, ma l'addetta al bancone della farmacia, come del resto soleva accadere in città specie nel trentesimo secolo, neanche l'aveva ascoltata.
-Dia qua a me, ci penso io- aveva detto una voce metallica alle sue spalle. Era Martino. Senza dare il tempo a una sbalordita Natalina di rispondere, l'androide aveva inserito il suo disco prepagato nell'apposita macchinetta e consegnato alla ragazza la confezione di integratori.
Una volta fuori della farmacia, in evidente imbarazzo, Natalina lo aveva ringraziato come meglio aveva potuto.
-Ascolta, Martino, purtroppo questo mese non ho tutti i soldi. Ma posso restituirteli sicuramente in tre mesi al massimo, credimi, solo ti chiedo un po' di pazienza.
-Ma vuoi scherzare? Non devi darmi assolutamente niente. Anzi, non appena vi serve qualcos'altro che la mutua non passa, anche per te e per tua madre, non hai che da chiedere a Vittorio. E non devi pagare proprio un bel niente. Sono ordini inquestionabili del capo supremo degli androidi.
Salutandola cordialmente, Martino si era poi allontanato. Ecco, dunque era Vittorio dietro a tanto. Natalina non aveva potuto fare a meno di pensare a quanto umani fossero i robot che circolavano per la città. Soprattutto Vittorio, il loro capo.
Se solo non fosse una macchina....

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