CONTEST - UNA STORIA ITALIANA

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LA MACCHINA DEL TEMPO OVVERO IL LUPO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO: storie dal trentesimo secolo (racconto per la partecipazione al contest una storia italiana)

Bartolino era un ragazzo davvero simpatico e amichevole, di ottima compagnia per chiunque. Ma aveva un difetto. Però, chi non ne ha, difetti? L'essere umano perfetto non esiste sin dal peccato di Adamo, risponderanno i lettori. Soltanto che il più gran difetto di Bartolino, a dispetto della sua condizione di adulto e vaccinato, consisteva nel fatto di essere il più gran credulone in circolazione in città alle soglie del quarto millennio. Forse il frutto di patente e megagalattica ingenuità. Fatto sta che qualunque fandonia circolasse, Bartolino la riteneva oro colato. Per tal motivo nell'ultimo inverno, particolarmente rigido, s'era buscato una bronchite che lo aveva mantenuto malandato per un mese. Per sua somma fortuna (che per chiunque altro in città avrebbe configurato somma iattura), Bartolino era disoccupato da tutta la vita e dunque non costretto a recarsi ammalato sul posto di lavoro. Si sapeva, infatti: in città, alle soglie del quarto millennio, nel terziario raramente era concesso di stare a casa dal lavoro per malattia. Le aziende erano use licenziare in tronco i dipendenti che si azzardavano ad ammalarsi, data la Grande Depressione che non dava tregua da oltre un millennio. Bisognava essere statali, allo scopo, ma si sarebbe dovuto superare concorsi pubblici. E Bartolino, che possedeva soltanto la licenza media, non poteva accedervi, in quanto oramai il diploma costituiva titolo minimo di accesso, quale requisito obbligatorio. Sin da ragazzino aveva perennemente la testa tra le nuvole, il che gli aveva reso impossibile applicarsi in qualsiasi materia scolastica oltre la terza media. Per sua fortuna aveva ancora l'anziana mamma in vita che lo campava. Ebbene, l'inverno precedente aveva ascoltato il suo vicino Viligelmo discorrere con altri condomini di atterraggi extraterrestri. Dischi volanti che si sarebbero posati sul tetto del condominio. Tutti sapevano del carattere ironico di Viligelmo, che raramente si mostrava serio. E tutti avevano riso dell'aneddoto, o forse barzelletta, che l'anziano buontempone aveva raccontato. Tutti, tranne Bartolino. Nell'attesa dei dischi volanti e senza badare alle accorate suppliche materne, aveva preso a trascorrere giornate e nottate nella fredda e inospitale mansarda della sua scala condominiale, dove vi portava pure i pasti da consumare. Soltanto che invece dei dischi volanti gli era arrivata una bella bronchite, per disperazione della mamma. E non aveva imparato la lezione a dispetto di tanto. Ora Bartolino era impegnato nella ricerca della macchina del tempo, a seguito dell'ascolto dell'ennesimo aneddoto goliardico del vicino Viligelmo. La macchina del tempo avrebbe dovuto servirgli per trasportarlo nel futuro, essendo arciconvinto che di lì a una ventina d'anni si sarebbe arricchito. Il suo migliore amico Luigi lo ascoltava pazientemente, per quanto ritenesse inappropriate le trovate di Bartolino.
-Ma scusa, Bartolino, come faresti ad arricchirti in qualsiasi futuro, se nemmeno lavori e mai hai lavorato? A parte il fatto che nessuno si arricchisce semplicemente lavorando e al massimo si migliora di posizione.
-Potrei sempre vincere la lotteria di Capodanno. Ogni anno gioco.
-Certo, come no. Al posto di tua madre, non ti darei nemmeno un centesimo, per quella.
-Ma perchè, Luigi? Tu non credi alla fortuna?
-È ovvio che no e lo sai bene. Statisticamente, inoltre, hai una possibilità su milioni e milioni.
Per Bartolino, una possibilità su milioni e milioni era sufficiente per seguitare a vivere nel suo mondo dei sogni.
Stanchi di tale patente ingenuità e creduloneria da parte del migliore amico e del figliolo, Luigi e la signora Gelsomina, mamma di Bartolino, si misero d'accordo con l'antiquario Max, il pretendente di quest'ultima, vedova da oramai una quindicina di anni. Max avrebbe dovuto vendere a Bartolino un curioso e gigantesco orologio che datava dalla metà del terzo millennio, spacciandolo per la macchina del tempo. Dopodichè, per attivare l'aggeggio, serviva innanzitutto che Bartolino la trasportasse sotto braccio fino a casa vestito in giacca e cravatta, dunque indossando i migliori abiti che avesse e poi, una volta a destinazione, girasse le lancette fino ad attingere la data desiderata. La signora Gelsomina, Luigi e Max, speravano che Bartolino finalmente rinsavisse, all'udire tali curiose farneticazioni che gli avrebbero procurato innanzi tutto una figuraccia pubblica, nel girare a piedi in giacca e cravatta con quell'inusuale orologio sotto braccio e in seguito una faticaccia bestiale, dovendo girare lancette che scorressero presumibilmente per anni e anni. Ma Bartolino non si dava per vinto. Innanzi tutto, per comprare il curioso ed enorme orologio, spese tutti i suoi risparmi personali che ancora teneva in un vecchio salvadanaio, frutto dei regali che i nonni gli avevano fatto da bambino.
-Non preoccuparti, Gelsomina, te li restituisco. Tieniti pure l'orologio, non è affatto necessario riportarmelo- aveva detto l'antiquario alla mamma di Bartolino.

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Quest'ultimo aveva davvero rimediato una magra figura, gironzolando in abiti eleganti con quell'enorme orologio sotto braccio, che nemmeno potè essere impacchettato, altrimenti la macchina del tempo avrebbe perso la giusta energia per poter partire. Passando per i giardini pubblici per tagliare il percorso e arrivare più in fretta a casa, alcuni bambini che allora stavano giocando, fecero capolino tra gli alberi, scoppiando in sonore risate. I passanti lo guardavano, mezzo incuriositi e mezzo divertiti. Una volta a casa, Bartolino trascorse le settimane successive a girare lancette in senso orario, perchè voleva che la macchina del tempo lo trasportasse ai vent'anni successivi. Calcolò che per portarsi avanti di tanto, doveva dare circa 176 mila giri all'orologio. Nel mentre, teneva un diario per segnare di quante ore, giorni, settimane, mesi e anni andava avanti, per non scordarsene durante le pause obbligatorie per mangiare, lavarsi e dormire e quindi evitare il rischio di fermarsi all'epoca sbagliata. Ma c'era da dire che nella foga del salto in avanti nel tempo, quasi non dormiva. Nel frattempo, si stupiva di vedere che l'aspetto di sua madre e di Luigi non cambiava. Che strano, pensava Bartolino. Sono già andato avanti di cinque, sette, dieci anni...e loro riescono a conservarsi bene. Soprattutto mia madre, già attempata. O forse, poichè ho deciso per un salto nel tempo di vent'anni, devo completare tutti i giri di lancette per vedere risultati apprezzabili. E raddoppiava la foga nel girare. Quando finalmente terminò, cadde in un sonno profondo, dormendo oltre dodici ore. Ora ci siamo davvero, pensò Bartolino al risvegliarsi. Finalmente, nuova epoca e nuova vita. Aprì l'applicazione della banca in cui la mamma manteneva un conto deposito cointestato con il figlio e si stupì di trovarci sempre i soliti quattro soldi che i suoi genitori avevano risparmiato a prezzo di enormi sacrifici durante i loro decenni di matrimonio.
-Allora non ho mai vinto nessuna lotteria di Capodanno, in venti anni?- si rammaricò.
Venne nuovamente Luigi. Bartolino si stupì che l'amico non stesse sfoggiando capelli e barba grigi e di non ritrovare la mamma invecchiata. Si aspettava inoltre di trovare per casa l'antiquario Max, che oramai sua madre avrebbe già sposato da un pezzo, dato che gli risultava che la genitrice gradiva l'idea. Oppure che la signora Gelsomina si fosse trasferita da lui. Però, che strano. Tutto intorno a lui sembrava essersi fermato nel tempo. Forse pure lui, chissà, se avesse avuto il tempo di guardasi allo specchio.
-Mamma, dov'è Max?
-Dove vuoi che sia? È al suo negozio di antiquariato a lavorare. A differenza di te, che stai a bighellonare un giorno sì e l'altro pure.
E non sapendo se la fede al dito fosse ancora quella che portava pure da vedova o di nuove nozze, le chiese: -Ma non vi siete ancora sposati, dopo tutto questo tempo?
La signora Gelsomina e Luigi si guardarono in viso significativamente.
-Ma se ho accettato soltanto ieri di fidanzarmi con lui. Come corri, figlio mio!
-Accipicchia, che uomo paziente! Ti ha atteso per oltre vent'anni...
La signora Gelsomina e Luigi scossero la testa, in segno di rassegnazione.

  1. dove è ambientata la scena?
  2. chi è il protagonista?
  3. perché porta un orologio gigante sotto il braccio?
  4. cosa accadrà subito dopo?

1: nella solita e imprecisata città italiana alle soglie del quarto millennio
2: Bartolino, un adulto disoccupato sempliciotto e credulone, ma molto amichevole e simpatico (personaggi che accompagnano le avventure di Bartolino: la mamma Gelsomina, il migliore amico Luigi e l'antiquario Max, pretendente della mamma di Bartolino)
3: perchè arciconvinto trattarsi della macchina del tempo che lo trasporterà ai vent'anni successivi
4: Bartolino s'imbatte in una sorta di rocambolesca avventura con la sua malsupposta macchina del tempo

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Alcune cose non sono cambiate nemmeno nel terzo millennio, la condizione degli statali e la creduloneria di alcune persone 😃. Vabbé Bartolino è probabilmente un caso disperato che va al di là del tempo, però il finale è stato troppo divertente!

  ·  last year (edited)

😂😂😂😂
Stavolta ho optato per il genere comico/umoristico, dato che l'immagine si presta.