ARTICOLO 647 CODICE PENALE - abrogato: storie dal trentesimo secolo (racconto per la partecipazione al contest una storia italiana)
-Luca, vedi di non cacciarti nei guai- gli diceva la mamma tutte le mattine, prima che il figliolo varcasse la porta di casa per recarsi a scuola. La mamma di Luca non aveva tutti i torti, anche se il marito non faceva che ripeterle quanto fosse inutilmente ansiosa.
-Inutilmente? Ti sei scordato in che città viviamo?- sbottava la donna, in risposta alla spensieratezza del marito. Alle soglie del quarto millennio, la città si rivelava infatti invivibile sotto parecchi punti di vista. Non era raro che qualche ragazzo o ragazza delle scuole medie e delle secondarie si cacciassero in terreni pantanosi unicamente per sfuggire all'opprimente quotidianità: genitori disoccupati, sottoccupati, dinamiche sociali sbagliate e povertà dilagante a macchia d'olio, foriera di evidenti disparità di condizioni di vita tra studenti della stessa scolaresca. Specie quando a prezzo di sacrifici immensi, genitori poveri iscrivevano i pargoli a una scuola esclusiva. Il signor Ambrogio, il padre di Luca, era stato uno di loro, al momento della scelta della secondaria del figliolo.
-Gli altri ragazzi lo prenderanno in giro perchè è figlio di un magazziniere e una cameriera a ore- sbottava la signora Manuela, mamma di Luca. -Iscriviamolo a una scuola pubblica.
-Verrebbe meno seguito, in una pubblica.
-Ma Luca è estremamente intelligente e ce la farà a brillare pure in una scuola pubblica.
Il signor Ambrogio aveva avuto la meglio soltanto perchè Luca si era mostrato entusiasta della scuola esclusiva. Soprattutto perchè vi si sarebbe iscritto Giulio, il suo migliore amico delle scuole medie. I timori della signora Manuela, comunque, non si smorzavano. Sapeva bene che alle soglie del quarto millennio, specie in una città come quella, le amicizie in età adolescenziale risultavano effimere, passeggere, destinate a non durare. Specie in caso di forte divario sociale. Giulio era infatti figlio di due dentisti affermati e ricchi che gli permettevano ogni sfizio, viveva in un appartamento di lusso nel centro storico e spesso scherzava sulle condizioni socio-economiche di Luca. Alle medie lo faceva soltanto quando i due amici si trovavano soli e Luca non vi badava, ritenendoli scherzi innocenti. Ma al liceo scientifico qualcosa era cambiato. Giulio aveva preso a ridere di Luca apertamente, davanti ai nuovi compagni di scuola figli di papà e al ragazzo oramai non parevano più gli scherzi innocenti di una volta. Erano stati anni di amarezza. Beffe e critiche da parte della scolaresca si smorzavano fino a tacere soltanto quando si avvicinavano i compiti in classe. A dispetto del fatto di essere il più povero della classe, Luca risultava infatti il più dotato e preparato. Dunque non mancavano mai i monelli di turno che chiudevano il becco perchè non avrebbero mai passato i compiti in classe senza l'aiuto del compagno povero. Fu proprio per tal motivo che il ragazzo venne invitato alla festa di compleanno del compagno di classe Giorgio, figlio del più potente banchiere della città. Per Luca quell'invito rappresentava al contempo gioie e dolori. Gioie perchè sicuramente quella festa rappresentava la sua unica occasione per conquistare Roberta, la sorella di Giorgio, di cui era segretamente innamorato. Dolori perchè non poteva permettersi di comprare un regalo costoso, all'altezza di quanto il festeggiato avrebbe ricevuto da tutti gli altri invitati. Luca non voleva rinunciare alla festa a causa di Roberta e neppure rimediare una magra figura, soprattutto davanti alla ragazza, consegnando al fratello un regaluccio da due soldi. Un lavoretto da svolgere il pomeriggio dopo la scuola lo avrebbe aiutato a metter via il denaro per un regalo di marca, costoso. Anche se quello era oramai l'anno dell'esame di maturità, Luca era sicuro di non rovinarselo, lavorando. Dall'intelligenza ben oltre la media, non necessitava mai di applicarsi per ottenere voti altissimi in qualunque materia. Al massimo avrebbe rinunciato ai pomeriggi al campo di calcetto con Giulio, comunque sempre piú rari da quando il suo storico amico preferiva sempre più la compagnia di rampolli abbienti. Ma trovarlo, un lavoretto part-time in quella città e in quel tempo, era ipotesi più fantascientifica che utopica. Aveva setacciato parecchi locali per chiedere se avessero bisogno di personale per fare le pulizie oppure per un incarico di consegne di cibo e bevande da asporto, ma nulla. Il nulla cosmico. Una volte perse le speranze, ordinò un caffè per poter chiedere di poter usare il bagno nell'ultimo locale che gli era rimasto in zona in cui tentare di farsi assumere, un bar a cinque stelle. Sentiva le lacrime affiorarglisi in viso e voleva nasconderle sotto l'acqua fresca del lussuoso bagno di un luogo che vedeva per la prima e ultima volta. Luca ricacciò indietro le lacrime quando, sopra il lavabo, qualcosa che luccicava e brillava aveva attirato la sua attenzione. Ebbe un sussulto. Un Rolex, un rolex vero e proprio, ora alla sua portata. Sapeva cosa avrebbe dovuto fare in casi del genere. I suoi genitori lo avevano educato entrambi bene, a dispetto delle loro divergenze caratteriali e di personalità. Ma la tentazione era troppo, troppo forte.
Il giorno della festa del compleanno di Giorgio era finalmente arrivato. Giulio aveva avvisato il compagno di scuola che sarebbe arrivato in ritardo. Aveva un allenamento di tennis importantissimo, in vista di un torneo. E non poteva assolutamente perderlo. Ma non sarebbe comunque mancato, promise. Di ritorno a casa dagli allenamenti, la prima cosa che aveva in mente di fare era cambiarsi quegli abiti casual che aveva indossato dopo la doccia al Palazzetto dello Sport, per vestirne di eleganti per la festa. Ma il cellulare, che aveva dimenticato di portarsi dietro all'allenamento, era rimasto acceso su una delle lussuose poltrone dell'elegante salotto in parquet di legno del signorile appartamento in cui viveva. Il dispositivo non smetteva di inviare notifiche. Meglio guardare se vi fosse qualche novità importante, prima di cambiarsi d'abito. Prese il telefono e aprì Whats App, ma quale non fu lo spettacolo che gli si presentò d'innanzi! Una foto che Giorgio gli aveva inviato, mostrava Luca, il suo amico Luca, in manette nell'immenso cortile con giardino e piscina della mansione del banchiere papà di Giorgio e Roberta, mentre due Guardie Municipali lo conducevano alla loro vettura. La foto, inviatagli proprio dal festeggiato, era accompagnata da un messaggio: Giulio, ci crederesti? Quello sfigato di Luca mi ha regalato un Rolex che aveva prima rubato a tuo padre! Tuo papà era qui a casa mia per un servizio ai denti prenotato da mia madre e ha riconosciuto il suo orologio, tu pensa! Peccato che ti sei perso la scena madre, proprio da Oscar. Mi sto squassando dalle risate! Però ora sbrigati ad arrivare o ti perderai il rimanente della festa.
Ma Giulio oramai non aveva più alcuna voglia di festeggiamenti. Sapeva che il suo amico Luca non era affatto un ladro e per di più erano anni che non veniva a casa sua, gli anni del liceo, dunque come avrebbe potuto, pur volendo, rubare un Rolex di suo padre? No, doveva trattarsi di un enorme equivoco. Riconosceva ora, amaramente, quanto avesse trascurato il suo migliore amico. Quanto lo avesse umiliato durante tutti quegli anni. Le umiliazioni continue, si sa, sono foriere di perdita di autostima e spesso di gesti impropri da parte delle vittime di tale discutibilissimo comportamento. Io non volevo questo, non faceva che ripetere. A dispetto del suo carattere goliardico, infatti, Giulio voleva davvero bene a Luca e le frecciate che gli rivolgeva in pubblico non erano lanciate con intenzioni malvage. Erano frutto di patente imbecillità, dettate dal desiderio di popolarità tra ragazzi ancora più sciocchi di lui. Indossò un paio di jeans e una maglietta casual e anzichè recarsi alla festa di Giorgio, corse al Comando della Guardia Municipale. Vi trovò i genitori dell'amico. La signora Manuela piangeva. C'era stato anche suo padre, che aveva sporto denuncia per furto, ma se n'era già andato. Meglio così, pensò Giulio. Avrebbe finito per litigare con il genitore, che lo avrebbe trascinato a casa per un orecchio e dunque non sarebbe neppure riuscito a vedere Luca. In buona sostanza, il suo amico aveva reperito un Rolex nei bagni di un bar di lusso. Sapeva che avrebbe dovuto consegnarlo al proprietario del locale affinchè quest'ultimo espletasse il suo dovere presso il sindaco o la Guardia Municipale, ma la tentazione di un regalo all'altezza della classe sociale di Giorgio, che lui non poteva assolutamente permettersi di comprare, era stata per una volta più forte di lui. In tribunale venne riconosciuta la fattispecie dell'articolo 647 del codice penale (appropriazione di oggetti smarriti), abrogata circa un millennio avanti. Anche se il padre di Giulio insisteva affinchè Luca venisse condannato per furto, non fu ovviamente possibile comprovare tale reato. L'uomo aveva semplicemente dimenticato il suo Rolex nei bagni di quel bar, dove si era recato un'ora prima che vi arrivasse proprio Luca a cercarvi lavoro, per un appuntamento con un informatore dentistico. Pur comprovando che Luca non era affatto un ladro, l'appropriazione di oggetti smarriti era stata comunque convertita in un illecito civile che comportava una sanzione pecuniaria che poteva rivelarsi salatissima. E dato che al momento del fatto il ragazzo era già maggiorenne, sembrava spacciato. Il padre di Giulio, che non aveva mai visto di buon occhio l'amicizia tra i due per via delle condizioni sociali di Luca, pretendeva il massimo della sanzione pecuniaria.
-Me lo merito. Sono stato debole- diceva Luca, sommamente pentito per essere caduto in tentazione. Ora si rendeva conto che l'onestà e la rettitudine dovevano essere tenute in maggior conto rispetto all'infatuazione per una ragazza peraltro snobbona come suo fratello Giorgio. Luca sapeva che per pagare la sanzione di ottomila comminatagli dal giudice avrebbe dovuto rinunciare al suo sogno di iscriversi a medicina dopo il liceo. I suoi genitori non erano in condizione di metter via somme di denaro per entrambe le questioni. E poi, con che coraggio chieder loro ulteriori sacrifici, anche se avessero potuto, dopo averli così grandemente delusi? Ora per colpa sua stavano sempre a litigare per quella malaugurata decisione della scuola esclusiva. Luca si pentiva di non avere ascoltato la mamma, che preferiva le scuole pubbliche, non frequentate da figli di papà dal naso all'insù. La sua famiglia avrebbe risparmiato preziosi denari per la facoltà di medicina e lui si sarebbe risparmiato anni di critiche e umiliazioni. E ora sarebbe stato a un passo dall'iscrizione alla sua facoltà preferita. Luca desiderava diventare medico per salvare vite. Sarebbe invece finito a fare il manovale non qualificato presso la ditta in cui lavorava suo padre, che grazie all'esperienza ventennale nella stessa azienda e la stima che s'era procacciato quale ottimo e instancabile lavoratore, ben avrebbe potuto chiedere di ammettevi il figliolo non appena si liberasse un posto.
-Manovale non qualificato?
Giulio se ne doleva immensamente. Il liceo scientifico, infatti, non conferiva alcuna abilità, tranne la preparazione per l'ingresso in qualsiasi facoltà universitaria. E perfino un corso per magazziniere come il papà di Luca costava.
Ma Giulio, che si sentiva il maggior colpevole del fattaccio, non poteva accettare in alcun modo un simile epilogo. Ovviamente suo padre s'era rifiutato categoricamente di condonare la pesantissima sanzione pecuniaria al suo amico, a dispetto delle sue ammissioni. -Papà, sono state le mie continue umiliazioni rivoltegli, a trascinarlo a quel gesto. Sono stato profondamente ingiusto con Luca. Gli ho distrutto l'autostima. Ti prego! Se qualcuno deve essere punito, sono io, non il mio amico!
Neppure sua madre aveva voluto intervenire nei confronti di Luca. Giulio dovette riconoscere che come la maggior parte dei ricchi e benestanti della città, anche i suoi genitori avevano un cuore di pietra. Ma sapeva cosa andava fatto per aiutare Luca a uscire dai guai. Al superamento degli esami di maturità, aveva ricevuto in regalo dai genitori una forte somma di denaro per un viaggio in America, per assistere a un concerto dal vivo del suo gruppo musicale preferito. Esattamente lo stesso valore della sanzione comminata a Luca per il Rolex che tra l'altro era tornato in possesso di suo padre lo stesso giorno della festa di compleanno di Giorgio. Al diavolo il concerto e pure il viaggio, aveva pensato Giulio. Il suo caro amico Luca era molto più importante di quattro individui in canottiera dalle barbe lunghe fino alle ginocchia. Anzi, era proprio ora di crescere. A diciannove anni era il momento di pensare anche lui ad assumersi responsabilità come faceva Luca, poi scegliere una carriera universitaria e smettere di scialacquare denari per cretinaggini. Appartenere a una famiglia ricca non doveva diventare sinonimo di futilità. Anzichè i valori, o meglio, i disvalori di famiglia, Giulio aveva assimilato per bene le lezioni di vita che spesso aveva impartito il professore di latino del suo liceo scientifico in quegli ultimi cinque anni. Pagò così con i denari del suo regalo la somma dovuta al padre, sia pure affrontando la disapprovazione dei genitori che allora lo tacciarono di sciocco, liberando l'amico. Giulio e Luca strinsero ulteriormente la loro amicizia, destinata a durare tutta la vità. Luca potè iscriversi a medicina e undici anni più tardi salvava vite in un remoto villagio africano, raggiunto dall'oramai dentista Giulio a dargli manforte e offrire i suoi servizi alla povera popolazione bisognosa.
dove è ambientata la scena?
chi è il protagonista?
cosa ha appena visto sul telefono?
cosa accadrà subito dopo?
1: la scena della foto è ambientata nel salotto dell'appartamento nel centro storico della città di proprietà dei genitori di Giulio, uno dei due principali protagonisti
2: i protagonisti sono fondamentalmente due. Giulio è il ragazzo nella foto (un liceale di 19 anni figlio di due ricchi dentisti), poi c'è il suo migliore amico e compagno di scuola Luca, che non si vede, ma è lui che figura nel messaggio con immagine via Whats App che gli invia il compagno di scuola Giorgio
3: Giulio vede il suo amico Luca in manette, mentre la Guardia Municipale lo porta via verso una vettura del Comando
4: un processo in tribunale in cui Luca viene condannato a una forte sanzione pecuniaria relativa all'abrogato articolo 647 del codice penale, convertito in illecito civile, ma Giulio, riconoscendosi il vero colpevole del fatto commesso da Luca, si attiva per rimediare alla deplorevole circostanza
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Complimenti per il tuo racconto, sei riuscita a toccare temi importanti come l'amicizia, l'onestà e anche le disparità sociali.
Ho apprezzato la scelta di mettere l'amicizia al primo posto, è un bellissimo messaggio.
L'amicizia vera ha un valore inestimabile.😉
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Grazie, sono contenta che ti sia piaciuto! Sono tematiche, amicizia in primis,che tocco in tutti i miei e-book. Le altre sono più marcate in quelli che scrivo sul genere neorealistico (sono appassionata del Marcovaldo ovvero le stagioni in città sin da quando m'erano capitati sotto gli occhi due dei venti racconti nelle mie antologie delle medie: praticamente amore a prima vista😉). E anche per questi racconti dei contest, finora ho scelto la corrente neorealistica che mi appassiona tanto quanto la fantascientifica e il giallo mystery.
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Un altro grande racconto! Una bellissima storia di amicizia vera e di quelle tentazioni che sono capitate nella vita più o meno a tutti noi: a volte commettere sbagli capaci di rovinare la vita può essere tremendamente "facile"...
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Grazie, sono contenta che ti piaccia! Fin dove possibile, penso di ambientare tutti i racconti marchiati Digitaly alle soglie del quarto millennio nella città indefinita per dare loro una sorta di sia pur flebile legame.
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