Stare con i ragazzi significa rivivere e rivedere talvolta comportamenti e dinamiche che abbiamo vissuto in prima persona, ma con sguardo del tutto diverso.
A volte vorrei dire loro, come probabilmente qualcuno a suo tempo fece con me, che le cose in realtà cambiano in fretta, che ciò che appare tanto importante poi diventa del tutto superfluo. Ma capisco anche che per loro, invece, non è così. Hanno molta strada da fare prima di poter capire certe cose ed allontanarsi da certe idee, e magari alcuni neanche percorreranno mai strade simili. Per alcuni, cose che sono adesso influenti potrebbero diventare banalità, o restare invece cose importanti.
Non si può giudicare da fuori le priorità degli altri, perché per quanto possano essere sciocche allo sguardo altrui, per loro sono di basilare importanza.
Ed anche se un giorno potrebbero ridimensionarle e capirle, occorre che facciano da soli il percorso necessario per comprenderle, perché altrimenti semplicemente non funziona.
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Vorrei spiegare alla ragazza che piange disperata che la ragione delle sue lacrime è del tutto banale. Alcuni ragazzi della quinta l'hanno accusata di aver fatto la spia e di aver detto alle custodi che loro stavano fumando nei bagni.
Per lei però essere vista bene o male dai ragazzi "più grandi" è importante, e così le si è chiuso lo stomaco per qualche giorno.
Vorrei spiegare al ragazzo che si sente vittima di ingiustizie, che nessuno in vero lo sta trattando male. Aver consigliato a sua madre un doposcuola non è stata una cattiveria e nessuno ha già deciso che lui sarà bocciato. Semplicemente, per il suo bene, se non studia a casa e sua madre non riesce a farlo studiare, occorre trovare una soluzione affinché non rimanga indietro. Ma per lui è importante, e così non mi ha quasi rivolto parola per una settimana.
Vorrei spiegare al ragazzo che soffre da settimane perché la "ex" l'ha lasciato dopo essere stati insieme due giorni, che le cose si sistemeranno prima di quanto crede e che di delusioni purtroppo dovrà affrontarne ancora molte e peggiori.
Eppure non glielo dico. O cerco almeno di non farlo. Cerco di farli riflettere, di spiegargli le cose. Ma lo sforzo maggiore che cerco è di impormi a non minimizzare ciò che loro stanno vivendo.
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Fanno più male perché hanno meno esperienze alle spalle, sono stati delusi meno (spero), ma soprattutto perché mettono quell'ardore smisurato in tutto ciò che fanno e vivono. Sono loro i protagonisti indiscussi di drammi, amori, commedie. Si sentono al centro del mondo ma al contempo sanno di essere goffi e di doversi conquistare il loro spazio.
Anche il più sbruffone, che si mostra forte a tutti i costi, in realtà vive di fragilità e ansie come tutti gli altri.
E soprattutto, in vero, sono consapevoli, più di quanto si creda. Io ricordo perfettamente la consapevolezza che avevo alla loro età. Magari ero affrettato, permaloso, esageratamente drammatico nel bene e nel male. Ma in fondo ero consapevole, soprattutto quando sbagliavo. E consapevole di quanto mi sentissi grande senza invece esserlo.
Essendo insegnante di sostegno, in classe vedo comportamenti e atteggiamenti di tutti i tipi, e cerco di capire quali insegnanti hanno il modus operandi più efficace, sebbene magari non riuscirei a riproporlo.
Tutti gli alunni al momento odiano soprattutto le ore di italiano. In parte perché non si sono mai appassionati alla materia durante le medie, in parte perché si trovano poco bene con l'attuale insegnante.
Eppure nei temi, se si guardano oltre la forma, si mettono a nudo come se si stessero confidando.
Durante il tema di stamattina, mentre passavo da un banco all'altro per dare un aiuto alle varie mani alzate, ho sbirciato qua e là quello che stavano scrivendo.
La ragazza che racconta di quanto siano state orribili le prime mestruazioni. Il ragazzo che ricorda quando i genitori si sono separati. La ragazza spavalda che si descrive come timida e chiusa. Il ragazzo che descrive le girate notturne in moto con il timore di incrociare i vigili perché la moto è truccata. La ragazza consapevole che il desiderio di essere grande in realtà in fondo la fa apparire più piccola. Il ragazzo che ammette di avere cattive conoscenze e dice di voler cambiare. E tante, tante, tante altre cose ancora.
Sono sovversivi, spesso arrabbiati, scontrosi, non hanno voglia di studiare né di ascoltare i docenti, ma in fondo eccoli lì pronti a confidarsi con gli adulti, con schiettezza e innocenza, sperando in una qualche forma di aiuto e di attenzione.
Post che non appena ho tempo devo leggere , da adolescente mi dovrei trovare al 100%
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Che bello leggere i tuoi post.. mi ritrovo in tutto quello che dici. Confermo che non è facile interagire con le mie figlie adolescenti, sbalzi d'umore, il mondo ruota intorno a loro, sono egoiste.. ma anche tanto fragili. Ed è vero quello che per noi è un piccolo problema banale, per loro è una montagna da scalare e noi adulti fatichiamo ad entrare in empatia con loro, eppure siamo stati adolescenti anche noi.
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Diventando adulti ci dimentichiamo di quel periodo turbolento che è l'adolescenza! Eppure sono tutte quelle emozioni e reazioni esagerate che ci plasmano facendoci diventare grandi!
Purtroppo la scuola non sempre è preparata per aiutare i ragazzi, e bisogna essere fortunati a trovare un insegnante come te che cerca di capirli e guidarli al meglio!
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Non per nulla è definita l'età più difficile. Post apprezzabilissimo, da insegnante.
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