"Mamma mia" era considerato il tempio del pantalone.
Il pezzo pregiato era il "salone del jeans", dove potevi trovare tutto, di tutte le marche e modelli, in un percorso evolutivo del pantalone più ribelle di sempre che sembrava quasi ripercorrere tappe dell'era più giovane e recente del nostro pianeta.
Mi aspettavo tutto cio sin dal giorno che acquistai il biglietto, alla modica cifra di 3 euro, per entrare nel tempio del pantalone.
Quello che non mi aspettavo è che dentro vi fosse un'intera stanza dedicata ai cosiddetti "corduroy" o per dirla all'italiana, pantaloni a cordura.
Inutile dirvi che non conoscevo neppure l'esistenza di questa categoria di indumenti, magari ne avevo visto qualcuno in giro, indossato da altre persone, senza sapere che il suo nome fosse quello.
La gita al tempio del pantalone fu condita da un evento inatteso e al tempo stesso grottesco, simpatico e un po pauroso.
Un bambino, mentre vagava nell'enorme salone con i propri genitori e quella che credevo essere la sorellina, si aggrappò ad uno dei manichini che indossava uno dei pantaloni a quanto pare più importanti dell'intera mostra.
Si aggrappò talmente forte che riusci a mandare fuori asse il manichino che inesorabilmente cadde a terra, o meglio cadde sul manichino accanto, che a sua volta cadde sull'altro alla sua destra, in un enorme domino di manichini spogli con indosso i soli pantaloni.
La parte più drammatica della sequenza arrivò alla fine, quando quella che credevo essere la sorella del bambino che aveva causato il "crollo" si ebbe a trovare accanto all'ultimo manichino della cascata a domino che suo fratello aveva innescato.
Un uomo, sulla settantina, si scaraventò addossò alla bambina, goffamente e lentamente ma riuscendo a parare il colpo che ovviamente arrivò sul suo di corpo e non più su quello della bambina.
Risultato?
La gita al "Mamma mia" si concluse con l'uomo in barella, le sirene dell'ambulanza ad illuminare l'ingresso, tanto spavento ma anche un video da ricordare per anni.