Autori e palcoscenico

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Sono sempre più convinto che il teatro è un modo di proporsi dell'autore logicamente con i propri interpreti che rivolge al pubblico pronto a riceverla. Si pensi al vagabondo che si ferma nelle taverne per intrattenersi con le folle, che si chiami giullare, mimo o trovatore compie del teatro, fa teatro in quanto si rivolge ad una platea da cui dipende la propria arte. Quando penso ai nomi autori, interpreti, pubblico quest'ultimo è il vero protagonista. Tutto ciò che avviene in teatro è in sua funzione: si tratta di una persona di fronte ad altre persone, che opera in un modo che informa e si informa, è ha la maestria di non far cadere le parole nel vuoto, nel non far cadere il rito in profanazione.

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La pletora di persone che assistono ad una rappresentazione teatrale, se vogliamo condiziona attività di autore ed interprete tanto se si è affascinati dalla scena quanto se si scruta il palcoscenico in veste sociale. Questo modo di intendere il teatro fa pensare a quando,in funzione di origini religiose del fare teatro gli uomini vivevano incuriositi dai momenti della celebrazione liturgica ed erano affascinati dalle gesta dello stregone o del sacerdote che esaltavano dio, uniti da un'istrionesca voglia di imitare, svagandosi. Il teatro ha caratterizzato e ancora caratterizza il cammino dell'uomo. Atene si sviluppa nella cultura di armonia e bellezza e trova nel teatro una sua immagine speculare:vi è lo scrutare della persona in vizi e virtù, ponendo in essere le passioni di Euripide, l'angoscia di Sofocle e forza e durezza di Eschilo.