RE: 48 - 'O muorto che pparla

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48 - 'O muorto che pparla

in ita •  6 years ago 

Mi risultano un po' strane, alcune frasi, dette da chi si interessa di filosofia Zen.

La paura della morte nasce dal fatto che la morte è una certezza della quale però non abbiamo nessuna esperienza e, come tutte le cose sconosciute, ci incute timore.

Non sono molto d'accordo, io penso che la paura della morte sia data dal non accettare la perdita (in qualche modo la trasformazione). Tutta la nostra cultura odia la trasformazione e cerca la stabilità. La perdita di qualcosa che si ritiene propria ha a che fare in qualche modo con la trasformazione. La vita è mia e chi (o cosa) si permette di togliermela? Mio padre o mia madre è mia, chi (o cosa) si permette di portarmi via i miei cari. Peccato che la stabilità rappresenta in qualche modo la morte (ecco l'insensatezza della nostra cultura), quindi sintetizzerei così: la decadenza della nostra cultura è il suicidio di chi si accorge di non avere autorità sul mondo, di non poter comandare il mondo.

Non è facile esprimere a parole certi concetti, infatti lo Zen si rifiuta totalmente di farlo; il senso di tutto è che nulla ha senso e la vita, la morte, l'universo... nulla ha un senso, semplicemente, esiste.

Lo zen si rifiuta di dare un particolare significato al nostro dare senso al mondo, ma anche il nostro dare senso al mondo esiste, e questo lo zen lo sa. Il rifiuto zen è dato dal non accettare la pretesa che la conoscenza del mondo razionale, ad esempio la frase "quella è la luna" sia una conoscenza della luna in sé (non esiste nessuna luna in sé se non nel discorso). Questa pretesa porta l'uomo ingenuo a credere di possedere la luna, quindi la vita, quindi le altre persone (che invece muoiono). Ma, oltre questa pretesa, ci sono altri modi di praticare il senso del mondo attraverso i discorsi, ed anche la filosofia Zen utilizza queste pratiche.

Il nostro tentativo di dare un senso alle cose è squisitamente occidentale e sostanzialmente infantile...

E' la prima volta che sento dire che l'aspetto principale della cultura occidentale, da cui è nata la filosofi e poi la scienza sia una cosa squisitamente infantile. Questo naturalmente non significa che io difenda il nostro tentativo di dare un senso alle cose.

... una persona adulta e, quindi, una civiltà adulta ha superato, metabolizzando il fatto che non a tutte le domande corrisponde una risposta, anzi, a ben guardare, nessuna risposta è realmente la risposta ad una domanda.

Non credo che la nostra cultura (adulta) abbia metabolizzato il fatto che nessuna risposta è realmente la risposta ad una domanda. Magari fosse così.

Il mio universo è iniziato quando sono nato e terminerà quando morirò, nel frattempo cerco di fare del mio meglio, questo è tutto.

Mi sembra una risposta questa, anche una risposta forte, una risposta cioè molto in linea con la nostra cultura occidentale che pure non ci convince.

Mi piace più la frase che Socrate utilizzò per salutare i giudici dopo la condanna a morte, vado a memoria:

io vado alla morte e voi andate alla vita, chi tra di noi ha migliore sorte nessuno lo sa.

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