In riferimento ad uno scambio via chat ecco un post in cui ragiono sull'utilità di regole chiare e ruoli ben definiti all'interno di un progetto.
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Mi sembra evidente che avere regole chiare e ruoli ben definiti sia da considerarsi cosa molto utile. Ma per cosa? Per ottimizzare e rendere più efficiente le attività di un progetto.
Non si toglie affatto libertà (o meglio: la si toglie a ragion veduta) con le regole e con i ruoli. A meno che...
A meno che... il progetto a cui quelle regole e quei ruoli sono collegabili non è chiaro o ben definito negli obiettivi. In questo caso, infatti, obiettivi diversi possono non essere adattabili ad alcune regole.
Ad esempio, se entrassi in un forum web della comunità di appassionati di fotografia, non accetterei di buon grado una regola che vietasse di parlare delle macchine fotografiche canon, mentre altre regole nate per favorire e rendere civile lo scambio di opinioni sarebbero ben accette. Ma se il forum web fosse di proprietà della nikon quella regola potrebbe essere comprensibile, in questo caso so che sto entrando nella comunità della nikon, non nella comunità (più generica) degli appassionati di fotografia. So che quella comunità nasce per offrire servizi ai clienti nikon e non a tutti i fotografi (non necessariamente, perché gli articoli possono essere utili a tutti, però... non si può parlare della macchina fotografica canon). Naturalmente, la nikon vorrebbe che tutti i fotografi fossero loro clienti. E altra cosa, la comunità dei fotografi, essendo più generica, ha più possibilità di crescere nei numeri rispetto a quella nikon, ma la nikon farebbe un errore a creare un forum generico (per richiamare di più) e poi vietare di parlare di altre macchine fotografiche oppure mostrare insofferenza verso le critiche alle proprie (errori questi che sono stati fatti in passato da molte aziende nel web).
Ora tutto corretto, corretta anche la regola della comunità nikon, se fosse chiaramente definita. Se io chiedessi all'amministratore della comunità: perché non posso parlare della canon? Mi risponderebbe: perché questo non è un forum dedicato agli appassionati di fotografia, è un forum della nikon che ha lo scopo di fidelizzare i clienti e promuovere le proprie macchine fotografiche. Per noi la canon è un'azienda concorrente e se vuoi parlare delle loro macchine fotografiche puoi andare nel loro forum, oppure in quello degli appassionati di fotografia.
Tutto chiaro... non c'è bisogno di dire: le regole sono necessarie, vuoi solo far polemica gratuitamente, la canon fa schifo, noi ci facciamo un mazzo così per offrirti questo forum e se non hai nessun tipo di riconoscenza quella è la porta.
Ma lo so... è tutto così maledettamente difficile in realtà... e io non sono un genio.
In più: io credo che bisognerebbe inventare nuove regole, ruoli e relazioni se vogliamo crescere... gruppi diversi con obiettivi diversi dovrebbero collaborare, che dobbiamo ripensare il concetto di concorrenza, che dobbiamo favorire nuovi mercati oltre quello capitalistico del pesce grande mangia pesce piccolo. Ma si sa, ognuno di noi sogna di diventare una balena, e chi sono io per distruggere i sogni (pensate che io ancora sogno si vincere la coppa del mondo di calcio segnando un gol in rovesciata nella finale).
Eccoti tornato @anedo e come sempre ci stuzzichi con teorie e ragionamenti che non fanno una grinza.
Ho assistito anche alla discussione fatta in chat e tra uscite fuori luogo, precisazioni e posizioni diverse credo che in fondo quasi tutti abbiano dimostrato al tempo stesso maturità e ostracismo.
Quello che dici è vero e fuor di metafora ho capito chi sarebbe nikon nel caso della comunità italiana.
Io la penso come te, tanto è vero che nonostante io possa avere o meno un ruolo nell'ambito di una delle community italiane ho sempre auspicato collaborazioni, capacità di ascoltare e interagire.
Il problema che però non emerge in questa ottima riflessione è che in un giochino come steemit cosi come in qualsiasi azienda c'è da trovare un equilibrio tra VP, soldi, tempo, risorse e sogni, progetti, idee.
Questo equlibrio è più facile trovarlo strutturando una grande comunità (azienda) che abbia progetti satellite con vari owner, con specifiche risorse ecc o è meglio che ognuno faccia il proprio percorso senza ne pretendere ne sentirsi pretendere alcunchè da nessuno?
La strada per nuove relazioni è tutta li a mio avviso.
Auspicabile e condivisibile certo ma bisogna anche far tornare i conti.
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Fuor di metafora non mi riferisco a un gruppo in particolare (anche se l'ispirazione è quella che hai capito), perché queste difficoltà sono molto comuni, le avverto anche in piccoli gruppi di professionisti (con cui sto avviando un confronto).
Rispetto alla domanda:
Penso che la prima ipotesi potrebbe funzionare (e sarebbe l'ideale) nel caso in cui ci sia già una nuova cultura (di relazioni e di confronto), mentre in questa fase ibrida penso che personalmente sceglierò la seconda strada provando parallelamente a cercare di favorire (ma vale anche per me) una nuova cultura del lavoro (forme collaborative innovative in modelli di business molto vari).
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Ecco.
Ci troviamo ancora una volta daccordo con la teoria ma poi la pratica ci porta da un'altra parte.
Il rischio è che si disperdano voti, risorse, idee.
Il vantaggio è che ognuno potrà essere artefice del proprio destino, senza alibi, senza scusanti e senza dover dire grazie a nessuno se non a se stesso.
Ma come vedi cosi facendo viene meno quella ricerca di una nuova cultura che auspicavi.
E' un gioco perverso a cui tatti giochiamo in fondo.
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Sì, è un po' così, ma se si avvia in pratica un percorso e non siamo ancora preparati, quasi sicuramente fallirà, come accade in molti progetti (tanta energia messa in campo che al massimo favorisce una persona o un piccolo gruppo). E non è sempre colpa della persona o del gruppo che se ne avvantaggia.
Ma non bisogna mai abbandonare (anzi sarà proprio il contenuto dei miei progetti editoriali) il tentativo di proporre nuovi modelli culturali (non organizzativi: l'organizzazione, le regole e i ruoli vengono dopo, sono al servizio dell'approccio e degli obiettivi culturali).
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