Sabato 24 marzo 2018 sveglia ore 8:00.
Treno per Bergamo ore 9.12.
Arrivo ore 9.38.
Partenza in auto ore 10.20 (i soliti mattinieri).
Seconda colazione (oltre a quella fatta a casa prima della partenza) ore 11.00 alla pasticceria Melograno a Cisano Bergamasco. Quando si va a camminare le energie non sono mai abbastanza.
Arrivo ad Introbio (Valsassina) ore 11.30.
Fissiamo le ciaspole allo zaino (c’è ancora molta neve e ghiaccio in alta quota) e partiamo.
La salita è silenziosa, ognuno è costretto a stare con se stesso e con i propri pensieri. Della montagna adoro anche questo. Mi piace la fatica, la soddisfazione di scoprirsi ogni volta molto più resistenti di quanto pensiamo e l’arrivo a destinazione con la consapevolezza di avercela messa tutta. La salita in montagna è un momento di crescita, la testa può comandare molto al corpo.
Percorriamo un sentiero nel bosco, relativamente poco ripido ma con lo zaino pesante caricato per due giorni la fatica aumenta. Dopo un tratto iniziale agevole, inizia a comparire la prima neve ma non c’è ghiaccio quindi si sale bene lo stesso. Dopo circa due ore di cammino arriviamo alla prima meta: rifugio Tavecchia (1500m). Chiediamo di poter consumare il nostro panino e con molta gentilezza ci dicono che possiamo tranquillamente e che non siamo neanche obbligati a prendere nulla. Pranziamo (voracemente) verso le 14.30 mentre le nostre maglie da camminata asciugano su una sedia vicino alla stufa a legna. Prendiamo il caffè e un mix di torte fatte in casa (crostata con marmellata di fragole, cioccolato e pere, mela e cannella). Mentre ci riposiamo e raccogliamo le energie facciamo conoscenza con un signore del rifugio, Pietro, molto cordiale che ci chiede di fare una foto ricordo con lui (facciamo una “sùmeansa”?). Verso le ore 15.30 ripartiamo, questa volta però con le ciaspole perché il sentiero inizia nella neve. È la prima volta che uso le ciaspole e devo cimentarmi qualche passo per abituarmi. Camminiamo per circa due ore. Il sentiero è ripido e spesso mi devo fermare a riprendere fiato (sono un po’ fuori allenamento) ma sono felice e determinatissima a salire. Il silenzio della montagna di fa sempre più presente man mano che saliamo e l’aria si fa più leggera e fredda. Arriviamo al rifugio Grassi (2000m) verso le 17.30. Lo troviamo circondato alla neve, una visione.
Ci rilassiamo fino ad ora di cena.
Conosciamo le persone che gestiscono il rifugio e gli ospiti che condivideranno con noi la camerata per la notte. Ogni persona è a sé e ha una storia da raccontare, incontrarsi a 2000m in un rifugio circondato solo da neve e da rocce crea delle premesse molto interessanti:).
La cena è davvero ottima: minestra con avena e verdure (opzione vegetariana, altrimenti nella minestra c’era anche dello spek), polenta con formaggio e verzata, dolce cheescake e per concludere immancabile grappino (io l’ho preso alla menta ma c’erano numerosi gusti e tutti fatti in casa da loro come dimostrano i barattoli nella foto sottostante).
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La giornata è stata lunga, faticosa ed incredibile ma soprattutto non è ancora finita perché adesso è il momento della ciaspolata notturna!
Siamo in sei temerari più il nostro comandante spedizione, ovvero il rifugista. Non c’è il cielo sereno purtroppo e le stelle non si vedono, la luna c’è anche se è crescente e non piena. L’atmosfera è perfetta, magica e sinistra, siamo circondati dalla nebbia. Camminiamo per circa un’ora tra la neve fresca nei dintorni del rifugio. Dopo il grappino siamo tutti allegri e le risate non mancano. Bellissima esperienza.
Torniamo al rifugio e ci prepariamo per la notte. Abbiamo deciso di dormire nella camerata con tutti gli altri e non nella stanza privata. Per il bagno non c’è acqua quindi si usa secchio con acqua piovana come sciacquone e bottiglie con acqua sterilizzata con bollitura per lavare velocemente (per sprecarne il meno possibile) mani e denti. La temperatura della stanza è perfetta, non c’è nessuno tra noi che russa e il sonno dopo una giornata di cammino è profondo e totale.
Sveglia ore 8.00 e colazione con burro, marmellata, biscotti secchi e fette biscottate. Paghiamo e ripartiamo. Dobbiamo scendere, ma non senza prima arrampicarci sulla cima per vedere il panorama. Ne vale la pena di fare fatica.
La discesa avviene non senza difficoltà.
Le ciaspole non sono esattamente comode per la discesa ahaha. A turno cadiamo tutti. Non ridevo cosi da parecchio tempo, una risata senza freno, profonda e spontanea. Facciamo una pausa caffè al Tavecchia tornando poi prendiamo la mulattiera per scendere (all’andata avevamo fatto il sentiero) che però è ghiacciata. Perdiamo quota velocemente a passo spedito. Conosciamo un signore con un cane molto impaurito perché aveva preso tante bastonate dal padrone precedente quasi da ridurlo in fin di vita, ora ha una nuova vita, è stato molto forte. Meno male che persone con un cuore cosi grande esistono ancora.
Arriviamo alla macchina per le 13.00.
Treno ore 14.20 verso casa.
Dati dell’esperienza:
distanza percorsa 19.78 km
tempo totale di cammino 6 ore
dislivello di 1477m
Grandissima! Che post spettacolare!!
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Che bellezza e che brave! Viene voglia di perdersi tra la neve con le ciaspole ai piedi!! 😍
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