Sono reduce da una discussione accesa, dove sono partito da dubbi e assenza di convinzioni (al contrario dei miei interlocutori). Gli stessi dubbi mi sono rimasti dopo la discussione.
Provo a schematizzare. La premessa è uno scenario futuro, non oggi o tra 1 anno, ma magari tra 50, 100, 500, 3000 anni.
L'automazione (robotica e intelligenza artificiale) porterà a:
- Nessun problema di occupazione
- Maggiore disoccupazione
- altro
Chi sostiene che non ci saranno problemi (1) fornisce spesso l'esempio delle precedenti rivoluzioni industriali, anche allora chi sosteneva la riduzione di lavoro si è dovuto ricredere, il lavoro semplicemente cambiava.
I miei interlocutori parlavano di maggiore sviluppo dei lavori più difficili per i robot.
Io sostengo timidamente l'ipotesi (2) per alcuni motivi che probabilmente sono banali e potete smentire. Innanzitutto se si usano robot è proprio per contenere i costi, perché acquisto della macchina e relativa manutenzione costano meno (sul medio-lungo termine) di un salari, ferie, malattie ecc che vanno a coprire la stessa capacità produttiva. Mi sembra lapalissiano, altrimenti dove sarebbe la convenienza dei robot.
I posti di lavoro "umani" che si creano nella manutenzione e nella produzione di robot non possono essere tanti quanti quelli che si perdono, anche qui per un ragionamento di costi. Se fosse vero il contrario i robot non converrebbero rispetto all'uomo, visto che nel costo del robot ci sarebbero "incorporati" troppi stipendi umani.
Un altro motivo è che non tutti possiamo fare lavori creativi, o difficili per un intelligenza artificiale. Certo si può rimediare con migliore istruzione, ma onestamente non penso che tutti siano in grado di studiare costantemente per i primi 25 anni della loro vita, e oltre. Tutti conosciamo persone che sanno a malapena le tabelline, che sanno fare solo lavori manuali, ecc.
Ho sentito anche giornalisti che stimo controbattere su queste obiezioni, ma francamente mi sembravano supercazzole, oppure non capivo per un eccessivo rifugiarsi nella terminologia tecnica da economisti. Quindi se potete controbattere terra-terra è meglio.
C'è poi il ragionamento sul "come fare", il punto (1) non ha bisogno di soluzioni, il punto (2) invece sì.
Qui le proposte che ho sentito in giro sono:
a) tassa sui robot
b) sussidi agli individui, redditi di cittadinanza & simili
c) altro?
L'opzione (a) mi sembra un impedire il progresso tecnologico, facendo costare di più l'automazione. Normalmente si parla di tassa sui robot, mai di tassa sul software (vero Bill Gates?), anche se entrambi servono in ultima analisi ad aumentare l'efficenza e produttività. Questa tassa penso che avrebbe l'effetto di ritardare la convenienza della robotizzazione, per di più sarebbe da proporre a livello globale altrimenti ci sarebbe semplicemente una corsa delle aziende verso le nazioni che non hanno questa tassa... Invece di cercare la manodopera cinese o polacca, si cercherà la manodopera robotizzata cinese o polacca... Insomma non mi piace come opzione. Se ho capito bene è portata avanti da Diem25 di Varoufakis che la pone come base per un universal basic income.
L'opzione (b) mi piace molto di più. Qualcuno mi raccontava che l'Alaska ha il reddito di cittadinanza, reso possibile grazie ai proventi statali sul petrolio. La butto lì: se immaginiamo una fabbrica di robot (con una partecipazione) statale, in un futuro dove i robot hanno tantissimo peso, lo stato potrebbe donare i dividendi a chi non riesce a trovare lavoro e non ha patrimonio, o addirittura a tutti come in Alaska. E' una cazzata? Non sarebbe una tassa, ma un asset nazionale.
Qui mi si è obiettato che dare i soldi gratis porta all'armageddon. Possibile, ma avere macchine che lavorano al posto nostro ed essere liberi di (non) produrre quello che ci pare mi sembra una bella utopia, non una brutta.
Ripeto, non sto parlando di oggi nè necessariamente dell'Italia (che semmai ha i problemi opposti).
Immaginate un futuro dove i robot e le intelligenze artificiale possono fare quasi tutto. Cosa ne pensate?
Io per il momento voto altro in tutti e due i quesiti.
Una via di mezzo, in questo caso, sarebbe l'ideale.
Per fortuna ancora i tempi non sono maturi per una evoluzione di questo tipo.
Vedremo ☺️
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Sulla chiusa , l'opzione b finale, ci sono dei problemini burocratici non da poco. L'Italia, come in teoria anche gli altri stati, non possono avere asset nazionali, e sono invitati a disfarsi di quelli in possesso, perché l'Europa vuole il libero mercato. In seconda battuta questo asset deve essere un vero e proprio dominus di mercato, pure internazionale aggiungerei, per poter avere dividendi di tale portata. Il confronto con l'Alaska è impari, loro estraggono petrolio che vale un botto visto che è un vero e proprio asset finanziario che "nasce" dal nulla o con poca spesa.
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Sicuramente, è uno scenario diciamo utopico, futuro, che non fa i conti con le leggi attuali (che ovviamente si possono cambiare).
Il concetto è di vivere di rendita, poi il meccanismo può essere anche un fondo privato, ma visto che lo scopo è tutelare chi non ha mezzi, bisogna che comunque un ente nazionale o sovranazionale "cacci i soldi".
Comunque di aziende con partecipazioni statali ne abbiamo in tutta europa, l'ENI ad esempio. Intendi aziende con più del 50% delle azioni in mano allo stato?
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