(Racconto) Pensieri tratti dalle memorie quantiche di due algoniani

in ita •  7 years ago 

ufo-1668223_960_720.jpg Licenza CC0 Creative Commons (https://pixabay.com/it/ufo-area-51-cospirazione-alieni-1668223/)

Il nostro mondo è così: si nasce buoni o si nasce cattivi.
So bene che la situazione è simile anche su altri pianeti, ma in nessuna delle galassie che abbiamo visitato la distinzione è così netta e definitiva. Da noi funziona così: si viene alla luce, si grida il primo pianto sommesso, e si consulta il Registro Annuale. Sulla base delle percentuali di Bontà e Cattiveria presenti in quel momento nella popolazione, si impianta un chip.
Nel mio corpo, due dita sotto il terzo ombelico, hanno impiantato il chip blu. Quello della bontà.

Il nostro mondo è così: si nasce cattivi o si nasce buoni-a-nulla.
A me, grazie a Gergers, è toccato il chip rosso; quando tolgo la divisa da Esploratore, lo vedo brillare aggressivo. Invita allo scontro.
Prima di addormentarmi, rivolgo un grato pensiero alla Casualità che governa le nostre nascite; se fossi nato qualche ora più tardi, la mia esistenza sarebbe popolata di libri, conoscenza, azioni costruttive, preghiere.
Una vita del genere non si addice ad un vero Algoniano: il nostro destino è la conquista, la sottomissione dei diversi, lo sfruttamento di altre forme di vita. La presenza dei nostri fratelli buoni-a-nulla inibisce la nostra crescita, obbligandoci ad occupare un nuovo pianeta soltanto ogni cinque anni.

Ci chiamano buoni-a-nulla, se ho interpretato bene i bisbigli degli Esploratori quando una delle nostra tonache bianche incrocia le loro divise.
Eppure, hanno bisogno di noi. Di noi, della nostra arte medica, delle nostre preghiere fecondatrici. E se il viaggio che sto per intraprendere avrò una conclusione felice, anche la mia voce si unirà a quelle dei sacerdoti durante la Cerimonia dell’Implosione.
Sacerdote! Non riesco ancora a crederci!
L’Algoliano che mi ha inizializzato sarebbe orgoglioso di me, se fosse ancora in vita. L’esplosione del Santuario Vagante in cui predicava offusca il mio ottimismo come un triste presagio; in ogni notte insonne affido il mio chip a Gengers perché mi protegga.

Possibile che debba continuare a pregare? Recita salmi ininterrottamente da quando siamo decollati, mettendo a dura prova la guida e la mia pazienza. Per Gengers! Ci vuole concentrazione per condurre mille Terabot di energia attraverso i sentieri luminosi.
Forse comincio a pentirmi di essermi offerto volontario.
No, non è vero. Per un Esploratore, l’avanscoperta alla ricerca di un pianeta da conquistare è un riconoscimento importante. E vale una carriera: la cerimonia di Pubblica Vergogna a cui è stato sottoposto il Capitano – o per meglio dire l’ex capitano – per aver consigliato l’attacco a Roteor è stata tremendamente umiliante per tutto il Corpo.
Non poteva essere altrimenti: ha condotto Algol a tre anni di battaglia su un pianeta che compie il giro completo intorno alla sua stella in due giorni, ed una rotazione sul suo asse in quarantacinque minuti. Ci ho passato soltanto poche ore, ed ho vomitato con tutte quante le mie bocche.

Siamo in viaggio.
Prima di partire, le raccomandazioni del CapoCasta: mantenere la purezza del chip, perseverare nel ciclo delle preghiere, convinta decisione nella difesa dei pianeti “buoni”.
Per stabilire se un pianeta sia buono o cattivo – e di conseguenza attaccabile o meno, alternativamente nei lustri – ci appelliamo ancora una volta alla Casualità: la navicella, pilotata da un Esploratore (il “rosso”) accompagnato da un aspirante-sacerdote (il “blu”) deve stazionare senza essere scoperta nei cieli del pianeta designato.
Da quella altezza, una MVF (1) (Macchina Videografonica Casuale) è in grado di catturare episodi di vita comune e registrarli; un modulo, immediatamente dopo, ne calcola percentuali di cattiveria e bontà.
Dall’analisi dei 555 filmati che registreremo, dipenderà il futuro dei pianeti che abbiamo sorteggiato.

Fino ad ora, soltanto sfortuna.
Due pianeti del tutto disabitati, di cui è stato impossibile stabilire il grado di cattiveria.
Un fottuto asteroide popolato soltanto da Bitbatteri, dediti esclusivamente a operazioni complesse quali addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni di 0 e di 1. Abbiamo persino stabilito un record: analizzando i filmati di Tibetor, è stato riscontrata una percentuale di bontà pari al 98.8%. Un monastero di buoni-a- nulla non avrebbe saputo fare di meglio.
Il prossimo pianeta sembra più promettente. Appare piuttosto evoluto dal punto di vista tecnologico, dotato com’è di satelliti artificiali. Semplici aquiloni, per noi Algoliani, telecomandabili da una larva in addestramento. Gli storici del Centro Addestramento insegnano a considerano un buon segno: da sempre, tecnologia e conflittualità crescono assieme.

Abbiamo azionato la MVF. Stiamo analizzando i risultati.

Incredibile. Un solo, misero episodio, ed anche questo pianeta è salvo.
Se quell’antipatico bipede, vestito ridicolmente, non avesse assistito all’incidente.
Se non si fosse fermato vicino a quei rottami, lui che in fondo passava soltanto per quella strada...
Se non avesse personalmente raccolto quell’umano ferito, se non lo avesse trascinato nella sua automobile per portarlo in quell’edificio bianco con la croce rossa (dove credo lo abbiano riparato)...
Se non avesse atteso la riparazione, angosciato, con un bicchierino di plastica in mano. Come se si trattasse di un suo parente, invece che di uno sconosciuto.
Si torna ad Algol, senza un pianeta da conquistare.

E mentre la navicella algoliana fa rotta verso casa, con i laser ancora vergini e i particellizzatori inutilizzati, quell’uomo torna a casa. E’ felice, l’operazione è riuscita, ha salvato una vita.
Ha salvato un pianeta, in realtà, ma non lo verrà mai a sapere. Arriva a casa, prova a spiegare quanto successo alla moglie, ma lei non gli crede. Chiede spiegazioni per il ritardo, vuole sapere in quale bar si sia fermato. O se ci sia un’altra donna. Lui la accoltella. Diciannove volte. Nessuna MVF riprende la scena.

(1) MVF è marchio registrato dalla Algol Politics con brevetto valido in tutte le galassie esistenti o di prossima colonizzazione.
Benché la legislazione vigente sia carente in materia, anche un utilizzo del marchio MVF nel passato – effettuato dopo un viaggio con la macchina del tempo – potrebbe essere perseguibile a norma di legge.

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  ·  7 years ago (edited)

L'ho trovato interessante nella struttura del soliloquio... carina la chicca della nota finale.

Mi è piaciuta meno la chiusura che ho trovato frettolosa; a quel punto avrebbe fatto quasi più effetto una frase secca: Rientra e accoltella la moglie. E basta chiusa lì.
Comunque interessante.

Un saluto :)

Grazie del passaggio e del consiglio. Meno frettoloso o più secco: terrò conto! Grazie davvero!

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