Correzione doverosa.

in ita •  7 years ago  (edited)

Uno dei detti che si sentono più spesso in giro, che probabilmente avrete usato anche voi è "ciò che non ti uccide ti rende più forte".

A prima vista condivisibile, così come un pezzo di un puzzle si incastra perfettamente dove manca l'ultimo al completamento, questo detto si affianca a moltissime situazioni ed esperienze di vita.

Ma non è un detto corretto per molte persone, prendiamo in esame le persone che riportano danni cerebrali, coloro che sono mutilati e tanti altri casi dove il danno è permanente.

Tento di mettermi nei panni di queste persone che sentono dirsi "quello che non ti uccide ti rende più forte", certi danni e certe malattie anche se non uccidono non rendono più forti le persone, al contrario.


Il simbolo giapponese che indica "forza".


La formula che reputo più corretta è "ciò che non ti uccite e non ti crea dei danni permanenti ti rende più forte".

Penso che modificherò questo modo di dire nella mia testa per il futuro, perché dire ad una persona su una sedia a rotelle che è diventata più forte mi sembra una cosa alquanto fuori luogo.

(da non confondere la forza fisica con la forza mentale, a mio avviso entrambe sono messe a dura prova in certi casi, e il bilanciamento tra le due non è un guadagno dal mio punto di vista)


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Interessante interpretazione. Qualcuno potrebbe dirti che una persona in sedia a rotelle diventa più forte mentalmente per poter accettare il suo handicap.

Prendi Alex Zanardi. Senza le gambe sta facendo qualsiasi cosa.

Sui danni cerebrali nulla da dire. Senza la testa, non può funzionare nulla.

Bhe se utilizzato con persone che hanno subito un torto o qualcosa di simile può anche andar bene. Per chi purtroppo ha subito danni fisici e permanenti lo trovo poco profondo e cercherei di infondere maggior coraggio, perchè come giustamente sottolinea miti, queste persone proprio di quello hanno bisogno, inizialmente per accettarsi e poi per continuare.