"Solo il rifiuto di ascoltare ci garantisce contro
l'essere irretiti dalla verità"
(Robert Nozick, Anarchia, stato e utopia, sub 1)
Immaginate una “macchina dell’esperienza” che sia in grado di farci provare qualsiasi esperienza che desideriamo realizzare. Una sorta di grande vasca nella quale ci immergiamo e galleggiamo immobili, cosparsi di elettrodi sul capo. E’ opera di un gruppo di neuro-psicologi eccezionali, che hanno costruito quello che sembrava irrealizzabile. Desideriamo provare l’esperienza di cadere da un grattacelo? Basta premere un pulsante e grazie alla macchina quella esperienza la viviamo nella nostra mente e nelle sensazioni fisiche secondo per secondo, come se stessimo veramente precipitando nella realtà. Vogliamo provare l’esperienza di essere grandi scrittori che stanno scrivendo un’opera letteraria importante? Benissimo, premere il pulsante è sufficiente. Idem se volessimo entrare in un tempio indù, cenare con una star del cinema, diventare grandi sportivi, manager di successo, etc. etc.
Nel suo libro “Anarchia, stato e utopia”, il filosofo Robert Nozick si interroga: se avessimo a disposizione questa favolosa macchina, potremmo decidere di restare collegati ad essa tutta la vita, programmando in anticipo tutte le nostre esperienze? In questo modo, avremmo risolto ogni problema dell'esistenza, basterebbe collegarsi, rimanere immersi nella vasca, scegliendo in anticipo come realizzare una vita meravigliosa fatta di una quantità immensa di esperienza positive. Per rendere la proposta ancora più accattivante, fugando il timore che ci si possa perdere qualche esperienza desiderabile, Nozick ipotizza che ogni due anni ci potrebbe essere il distacco dalla macchina, un breve periodo di rientro nel mondo normale, per effettuare una scelta/programmazione di nuove esperienze.
La proposta è molto attraente, perché potremmo scegliere di fare tutte le esperienze che ci sembrano più piacevoli e interessanti. Inoltre, mentre siamo attaccati alla macchina non sapremmo di esserlo, saremmo convinti di vivere le esperienze nel mondo reale. Potremmo evitare in questo modo tutte le esperienze brutte o spiacevoli e dolorose, e programmare solo quelle magnifiche, piacevoli, stimolanti e divertenti. Come avere l'ingresso garantito e costante nel mondo dei sogni più belli.
Saremmo disposti a collegarci a questa favolosa macchina per tutta la vita? Come dire di no, di fronte alla prospettiva una vita simulata ma di completa beatitudine?
come sentiamo le nostre vite dall’interno?” (1, p. 63)
Eppure Robert Nozick sostiene che forse nessuno accetterebbe di collegarsi alla macchina per la vita, per tre ragioni principali.
A) Perché agli uomini le esperienze piace farle, non soltanto viverle. Vogliamo svolgere materialmente le attività che ci portano a vivere una esperienza, non soltanto raccogliere il risultato in termini di esperienza di attività non svolte.
B) Una seconda ragione ostativa, che impedirebbe agli uomini di volersi collegare alla macchina, è il desiderio di essere in un certo modo, di essere un certo tipo di persona, con le sue caratteristiche e la sua personalità: ciò che una macchina delle esperienze ci impedirebbe. Come puntualizza il filosofo:
Nozick ci dice che le esperienze vissute sono quelle che formano una persona, che le danno una identità: non il precipitato puro dell’esperienza pre-programmata.
C) Infine collegarsi a una macchina dell’esperienza colloca l’uomo in una realtà artificiale, che non permette un contatto vero e profondo con la realtà, per quanto una esperienza possa essere ben simulata. Se viene meno il rapporto profondo con le cose che si fanno e la realtà che si vive diviene difficile formarsi, crescere ed esplorare se stessi.
Per queste ragioni principali una macchina dell’esperienza non potrebbe essere considerata desiderabile al posto della vita reale. Per quando triste, difficile e ardua possa essere l'esistenza, una macchina che ci sapesse regalare - come se fossero reali - tutte le esperienze più belle e positive non sarebbe vera vita.
L’esperimento filosofico di Nozick è molto interessante e pone moltissimi interrogativi e spunti di riflessione, anche sull’edonismo come scelta di vita e forma etica.
Il film Matrix del 1999 riprese, sia pur rielaborandola, la medesima idea. Ma, in origine, vi furono gli esperimenti di Nozick.
Bibliografia.
- Robert Nozick, Anarchia, stato e utopia, 1974, tr. it. 2008, Il Saggiatore, Milano.
- Video di Fulvio di Blasi su Matrix e la macchina dell’esperienza.
Post interessante.
Alcune considerazioni che mi vengono in mente.
Per prima cosa scegliere delle esperienze "positive" è possibile solo se si hanno già avuto esperienze reali sia positive che negative, il che ti permette di prevedere cosa ragionevolmente potrai catalogare una esperienza, che non hai ancora fatto, come positiva.
Scegliere di scollegarsi dalla macchina presuppone una consapevolezza o un intervento esterno; se vengo collegato e quello che vivo è per me un'esperienza indistinguibile dalla realtà non potrò avere la possibilità di decidere di scollegarmi, quindi l'unica possibilità reale di scelta è quella di non collegarsi, di non provare.
L'essere umano apprezzerebbe una serie di esperienze tutte positive senza soluzione di continuità?
Matrix teorizza che no, non è una situazione appagante. L'essere umano ha bisogno di variazioni, di alti e bassi, di sconfitte e successi, qualunque sia il livello, anche il massimo possibile in positivo, un andamento piatto non è appagante, non è una simulazione accettabile per la mente umana, suonerebbe falso.
Non a caso quando ci vanno bene 2-3 cose di fila usiamo l'espressione "sto vivendo un sogno", perché ci appare una cosa altamente improbabile, cioè falsa.
D'altro canto penso che il sistema sociale in cui viviamo, il mondo, il contesto che ci siamo costruiti nell'arco dei secoli, è, a tutti gli effetti, una sorta di simulazione di esperienze positive non reale.
Il nostro cervello primordiale si aspetta da un momento all'altro la fame, un predatore, la malattia, il freddo, il caldo, una serie infinita di esperienze estremamente negative e, soprattutto, la morte in agguato ad ogni passo.
Le esperienze che viviamo sono invece estremamente diverse, ma sono il portato recentissimo della società e della tecnologia e le viviamo con stupore e paura. Paura di svegliarci e ritrovarci in mezzo alla savana inseguiti da un leone affamato.
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ti ringrazio per il tuo interessante commento. Trovo molto interessante la considerazione sull'attesa del nostro cervello primordiale...ecco, forse oggi, nel mondo della tecnologia, le esperienze estremamente negative sono altre, ma abbiamo ancora una mente legata agli istinti primari.
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