9/11: incontro con il mostro in me stesso
Avevo 8 anni, in un mese ne avrei fatti 9. Ciò che accadde in quel momento non era niente di nuovo ma è stato fulminante come una coltellata.
Stavo guardando alla televisione la mia routine giornaliera di cartoni animati che è stata sospesa per dare l'annuncio dal vivo. Avevo già familiarizzato con la morte originata dalla violenza, la conoscevo. Questo non ha impedito però al mio spirito di esserne colpito ed averlo staccato temporaneamente dal mio corpo; tutto d'un tratto tutte le mie sensazioni sensoriali sembravano percepite da una persona che "io" stavo controllando, ero dissociato.
Le Torri distrutte, la notizia di gente che si buttava pur di non soffrire una morte lenta come quella data dalle fiamme. Caos totale. Ma non c'è stata lacrima alcuna. Non si può piangere se non si è qualcuno e quel tradimento alla Vita da parte dell'umanità mi ha come staccato dal mio essere me e mi ha fatto avvertire il più enorme senso di solitudine ad oggi mai provato. Perché? Perché mi è stato insegnato che la bontà d'animo è prerogativa necessaria degli esseri umani perciò, laddove vedevo solo morte e cattiveria ho trovato solo me stesso, di fronte a un mondo che non poteva appartenermi.
Ciò che ne è stato tratto, per la stragrande maggioranza delle persone, sento che sia solo incommensurabile odio per gli omicidi. Sbagliato? Non sto dicendo questo. Dico solo che non si può ignorare che il terrorismo è fatto da umani per altri esseri umani. Tutto ciò che è scaturito da questo attacco terroristico ha generato solo più sofferenza, più terrorismo, questa volta da parte dei "buoni" che ne hanno approfittato quanto i cattivi, facendo appello ad un senso di ingiustizia che ha sconvolto tutti noi.
Non credo esistano esseri umani buoni ed esseri umani cattivi. Esistono solo esseri umani che fanno cose. Se non fosse nel nostro essere il potenziale di essere dei killer di massa allora non ci sarebbero terroristi e serial killer. Ciò che ho tratto da tutto ciò e che funziona per me come persona è che sono anche io un killer e/o un santo e quale delle due parti riceverà più spazio va in relazione con il mio rapporto genuino con le mie emozioni. Credermi incapace di uccidere, volere solo la bontà in me e negli altri mi mette dunque in una situazione di sbilanciamento emotivo il quale potrà solo ed esclusivamente portarmi a mostrare il mio mostro interiore. Ed è proprio ciò che risiede nel razzismo, nel terrorismo e nella discriminazione. La convinzione che bisogni portare la bontà nel mondo ad ogni costo ed eliminare la cosiddetta feccia in quanto pericolosa, sconosciuta ma soprattutto forzatamente "discordata" dal resto dell'umanità. Nel farlo diventiamo noi stessi cattivi e genereremo immancabilmente altri cattivi.
Ringrazio @serialfiller per l'opportunità di scrittura trovata in questo contest. Spero di avervi inorridito abbastanza con questa alquanto impopolare opinione.
Con affetto,
— Destrudo
La storia purtroppo rievoca spesso piacevoli ricordi (scoperte, collaborazioni tra stati...), ma altre volte rievoca tristi attentati all'umanità: 9/11 ne è un esempio di cui siamo stati spettatori diretti.
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