La Val di Fanes - Foto di Carlotta G. Volpini
Ormai il ritornello di questo racconto è: camminiamo, camminiamo e camminiamo...e camminiamo ancora un po' va...che non abbiamo camminato abbastanza!
Le ore passavano e noi eravamo già alla terza valle, il sole iniziava decisamente ad abbassarsi scaldando tutti i colori della natura, che meraviglia...si bello ma adesso non c'era più tempo per le foto, bisognava darsi una mossa ma i piedi iniziavano a fare male e la stanchezza iniziava ad essere tanta.
Ammettiamolo, Ale aveva fatto male i conti...e forse avrei dovuto capire tutto quando, passando davanti al Rifugio Fanes, un suo amico lo saluta e gli chiede “Da dove venite?”
“Lagazuoi!”
“E dove siete diretti?”
“Fodara!”
“Eh allora mi sa che stasera...”
Lascio a voi libera interpretazione!
Camminavamo da qualcosa come cinque ore e io non sapevo ancora esattamente...perché dovete sapere che Ale è il tipo di persona che ti dice ogni chilometro “ormai ci siamo” e “manca poco”.
Vi racconto un'altra cosa di lui, è un burlone! È così di natura, non ci può fare nulla, ti prende sempre in giro...di conseguenza quando alle 8 di sera, guardando la montagna alla nostra destra, se ne esce con un'esclamazione colorita che qui censuro e mi dice “non c'è più il sentiero!”...io scoppio a ridere! Ahahahaha
“Bella Ale! Ahahaha si dai, dove dobbiamo andare?”
“No sul serio, non c'è più! Quella è una frana e il sentiero che ci doveva portare a Fodara è venuto giù”.
Attimi di silenzio.
“Quindi?”
“Quindi dobbiamo scendere al rifugio più in basso, Pederü”
Ora, a me non diceva nulla tutto ciò, come forse anche a molti di voi...l'unica cosa che sentivo erano i miei piedi e le mie ginocchia.
Continuiamo pure a camminare!
Giriamo una curva e finalmente laggiù in fondo alla valle, piccolo come un acino d'uva, ecco il famoso Pederü!
Visto l'orario ormai tardino, Ale chiama il rifugio Fodara che si trova a 3 km e 450 m ca. di dislivello più in alto del suddetto Pederü e chiede se ci possono venire a prendere giù anche perché io a piedi non ci sarei arrivata e poi perché la cucina sicuramente avrebbe chiuso a breve e dopo quella giornata avrei mangiato un elefante intero!
La discesa a Pederü per me è stata una recita di improperi e anatemi scagliati contro il mio accompagnatore che ad un certo punto ha pensato di allungare il passo per non rischiare che il nostro uomo con la jeep ci abbandonasse là.
Sono arrivata al rifugio per forza di inerzia. Un male allucinante ai piedi e alle ginocchia. Gli ultimi passi verso il nostro automezzo sono stati pesantissimi e poi finalmente seduta!
Scendere dal Mercedes G per raggiungere il tavolo dove abbiamo cenato è stato un percorso di sofferenza poi finalmente una bella zuppa d'orzo e poi il meritato riposo!
Tante cose mi sono passate per la mente, intanto avevo voglia di mandare Ale a quel paese...ma ero troppo stanca per farlo, magari lo avrei fatto il giorno dopo e a quel punto sono crollata in un sonno profondo.
Quel giorno abbiamo camminato sette ore, abbiamo percorso credo circa una ventina di chilometri, forse più e non ho idea del dislivello complessivo tra positivo e negativo perché non l'ho mai calcolato. Nel mio piccolo avevo fatto qualcosa di grande, qualcosa che non avrei mai pensato di riuscire a fare se me lo avessero detto prima di partire.
Le belle disavventure nelle dolomiti :D
A me è successa una cosa simile, ma per aggiungere un po' di tragicomico, pioveva anche XD
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Non bene! 😆 però alla fine è sempre bello ricordare queste storie!
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complimenti per la tenacia e la forza di volontà...
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Grazie! :) la soddisfazione è stata immensa!
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