Il Significato del Made in Italy

in ita •  7 years ago  (edited)

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Traduciamo letteralmente “Made in Italy”: fatto in Italia . Appunto, "fatto”… Qui sta l’inghippo….

IL SIGNIFICATO DEL MADE IN ITALY

Non vi parlerò del plasticoso “parmesan” cinese, quella sorta di tarocco del parmigiano reggiano per il cui anche le dogane americane si sono aperte nel non troppo lontano 2015. Non parlerò quindi dei negoziati dei “nostri alleati”, degli scacchieri economici che contemplano strategie che penalizzano le economie degli altri paesi per creare vantaggio alle proprie. Insomma la farò breve: il libero mercato del tarocco (e non mi riferisco certo alla succosa arancia rossa siciliana) a qualcuno conviene.

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fonte: wikihow.com

Ma cosa significa la dicitura Made in Italy apposta su determinati prodotti?

Significa poter dimostrare di produrre e trasformare delle materie (prime) secondo i dettami di Bruxelles. Provo a spiegarmi meglio. Un’azienda oggi per etichettare un prodotto con questa dicitura deve dimostrare che il suo prodotto sia composto da materie prime italiane o “sufficientemente” trasformate in territorio italiano. A condire questa bella normativa c’e’ un comma che legittima la trasformazione nel caso in cui, la materia prima utilizzata possieda un codice doganale diverso dal prodotto finale.
Un semplice esempio può essere l’azienda alimentare che importa da un altro paese il grano per poi trasformarlo in pasta. Grano e pasta quindi hanno codici doganali differenti e quindi l’azienda potrà apporre sull’etichetta del prodotto finito la dicitura “Made in Italy”.


Quindi, la domanda che vi faccio è la seguente:
Che fiducia avete nei prodotti che mostrano in bella vista la scritta Made in Italy?

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fonte: drsyrasderksen.com

Sicuramente tanta. Abbiamo più fiducia in quella scritta che nel nostro vicino di casa. Questo perché radio e tv da quando siamo nati ci propinano le eccellenze italiane dimenticando che a livello di regolamenti spesso il pesce puzza sempre dalla testa. Prendiamo ad esempio un piccolo produttore che per tenere aperta la baracca si rivolge ai mercati esteri per ottenere prezzi sulle materie prime più convenienti. Per l’amor di Dio, oggi il piccolo imprenditore (ma non è detto che sia solo il piccolo) è schiacciato dalla congiuntura economica e quindi in parte potrebbe essere giustificato per questa condotta. Ma seppur una piccola azienda può sopravvivere finisce sempre per dare il colpo di grazia alle produzioni nazionali favorendo l’introduzione di lavorati e semilavorati esteri. Il tutto si traduce con l’ulteriore chiusura di aziende produttrici italiane.
Paradossalmente però questo sistema danneggia anche la grande industria italiana.

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fonte il sole 24 ore

E questo avviene quando è il consumatore, questa volta, ad accorgersi che la sua pasta lasagna di marca preferita comprata a 1,20 €, che ha mangiato a casa della suocera, domenica a pranzo, è fatta con il grano trattato con glifosato proveniente chissà da quale cavolo di paese. Incazzato quindi volgerà lo sguardo a quei Discount alimentari che trattano sottomarche sempre made in Italy e sempre con lo stesso grano al glifosato. Si consolerà solo per averla acquistata ad un prezzo più conveniente.


Allora considerando che io e voi siamo consumatori, auguriamoci che le regole del Made in Italy diventino più restrittive quando in realtà le stesse regole, oggi permissive, consentono a qualcuno di resistere.

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fonte: dagospia.com

Misteri dell’economia…. E di mangia Wurstel.... e baguette.... che scrivono le regole…
Buon Appetito....

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Ci sto lavorando in stealth con una delle mie startup e devo dire che la sensibilità delle PMI italiane su questo e' cambiata molto negli ultimi 2 anni (per fortuna). L'ultima ricerca OECD cita un mercato di contraffazione di mezzo trillion USD all'anno, quasi tutto a carico di Italia, Francia, e in minima parte Giappone.

Io non mi sono mai fidato un granché del "made in italy", almeno per cose diverse dal vestiario. Ormai gran parte delle marche d'olio di oliva italiane usano olive provenienti dall'estero (ma almeno lì lo scrivono "Proveniente da paesi della comunità europea"). Pazienza, alla fine la mia lasagna viene buona comunque :D

L'ideale sarebbe comprare dai produttori locali, tra l'altro sarebbe un risparmio anche in termini di costi ambientali... di certo non si può parlare di costi in se e per se, perché purtroppo i prezzi sono esorbitanti... ma alla fine potremmo provare a mangiare un po meno ma estremamente meglio...

Giusto! A patto che gli stessi sostengano anche un maggior costo di produzione e contemporaneamente i consumatori sostengano prezzi leggermente più alti. Ma il periodo è quello che è... La cosa triste è che continuano a propinarci "belle notizie" che non trovano riscontro nella realtà dei fatti....

Dago ❤️

Curiosa coincidenza: leggevo giusto ieri dei reati collegati all’uso improprio del marchio “Made in Italy” e confermo: il made si riferisce proprio alla lavorazione, non necessariamente alle materie prime. Ma, se non erro, quanto meno nel settore alimentare deve essere garantita anche la tracciabilità degli ingredienti.

Si esatto, proprio da lì si evince che alcune materie prime vengono importate da altri paesi e successivamente trasformate...

Fatto in Italia con materie prime, sapienza, creatività, tradizione e materie prime italiane, spesso è meglio. In molti campi. Ma Made in Italy non assicura più che sia così, ahimè...

Davvero bel post, davvero interessante e tra l'altro ci riguarda tutti..
Dalla foto del Sole24ore si evince che l'azienda con la quota più alta è Barilla che per quanto ne sappia importa grano canadese e statunitense, come anche la de cecco.. Paradossale quindi che in italia, la maggior parte della popolazione mangi pasta di grano non italiano.. Alla faccia del classico "piatto di pasta all'italiana"...