Da quando esistono i social, di cui io sono assidua frequentatrice, si assiste, oltre al proliferare delle banalità, all'osservazione di un fenomeno che prima era sottostimato : gli errori di ortografia.
In effetti, in era pre-internet, non era molto in uso vedere qualcosa di scritto da altri al di fuori di libri o giornali, molto più raramente lettere di parenti o amici.
Dall'avvento di Facebook, in special modo, quasi tutti si sono lanciati in post di ogni tipo, come diceva Andy Warhol, ciascuno vuole il suo quarto d'ora di celebrità.
Così è apparso evidente che gli italiani non conoscono molto bene la propria lingua.
Infatti, piuttosto che "prima gli italiani", io direi che sarebbe utile affermare "prima l'italiano".
Ci sono tanti tipi di errori (spesso orrori), ma uno dei più frequenti e sovente inconsapevole, è quello dell'accetto dove non va.
Le persone, non poche, mettono accenti a pioggia, come se non ci fosse un domani.
Eppure, quando andavo alle elementari, la maestra ripeteva di frequente : "Sul qui e sul qua l'accento non va".
Invece questi poveri qui e qua sono accentati spessissimo.
E così fa, va , sta, sto, vo ...
Io sussulto ogni volta che vedo scritto : "Non stà bene" oppure "Mia madre fà una torta speciale".
La variante ancora più inconsapevole è quella dell'apostrofo.
Mi domando spesso da cosa derivino questi errori così sgradevoli.
Intanto, penso, dalla scarsa abitudine alla lettura, oltre che da un po' di somaraggine atavica.
Poi, per quanto riguarda fa e va, credo che ci sia talvolta un equivoco.
Ovvero, se io dico, esortando, "Fa' qualcosa", l'apostrofo è corretto, si tratta di un'elisione. Come se dico : "roma, nun fa' la stupida stasera..." o "Va' pensiero...".
Ecco, credo che i somarelli abbiano letto qualche espressione del genere e l'abbiano promossa a regola, da dove la pioggia di accenti si trasforma in tempesta di apostrofi : "Maria fa' la calza".
E vi dirò di più : ho visto errori del genere anche da parte di laureati, perfino qualche mio collega.
Chissà, magari sembra loro rafforzativo. Bisognerebbe fare un'analisi della psicopatologia della grammatica italiana.
Una carenza affettiva della prima infanzia, forse? O un trauma preadolescenziale? Mah... Fatto sta ( e non stà, come ho visto scritto anche ieri su FB) che la faccenda è assai diffusa e anche difficilmente estirpabile, perchè troppi non se ne rendono conto (sia chi scrive che chi legge).
Il rimedio può essere solo a monte: una scuola più attenta all'ortografia (perchè la forma è sostanza) e coltivare l'abitudine alla lettura nei bambini.
Per ora non mi sembra di vedere luce in fondo al tunnel dell'accento caduto e dunque mi sembra opportuno
terminare con una simpatica poesia di Gianni Rodari (che non a caso era un maestro elementare) :
Una volta un accento
per distrazione cascò
sulla città di Como
mutandola in comò.
Figuratevi i cittadini
comaschi, poveretti:
detto e fatto si trovarono
rinchiusi nei cassetti.
Per fortuna uno scolaro
rilesse il componimento
e liberò i prigionieri
cancellando l’accento.
Ora ai giardini pubblici
han dedicato un busto
“A colui che sa mettere
gli accenti al posto giusto”
[CCO Creative Commons] https://pixabay.com/it/italia-lago-di-como-sala-comacina-3500409/
Concordo in pieno, a me fa rabbrividire la a senza acca quando e' verbo , insomma essere e avere sono proprio le basi minime!
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Beautiful village
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