"Nun me lo di' stanotte a chi hai stregato er core"steemCreated with Sketch.

in ita •  7 years ago  (edited)

comando.jpgCorreva l'anno 1971. L'Italia era più semplice, a partire dalla televisione dove esistevano solo due canali e con offerta limitata ad alcune ore, un altro mondo rispetto alla sovrabbondanza (qualche volta overdose) di offerta televisiva, per cui è possibile vedere le trasmissioni più disparate a qualsiasi ora.
Allora, in realtà, guardavamo tutti lo stesso programma, perchè il primo spettacolo serale guardabile era generalmente uno, dai varietà del sabato ai vari teleromanzi.
Ma, dato che nei giorni scorsi ho parlato di horror, mi sembra coerente riferirmi a uno sceneggiato televisivo andato in onda nel 1971, che credo abbia raggiunto livelli altissimi di ascolto, sia per la tensione che per la bravura degli interpreti.
Sto parlando de "Il segno del comando", teleromanzo di genere in bilico tra il giallo e il fantastico, comunque con punte di inquietante paura. I protagonisti erano Ugo Pagliai e Carla Gravina, affiancati da altri grandi attori, tra i quali Massimo Girotti e Rossella Falk.
La storia si svolge a Roma dove giunge un giovane docente universitario inglese, Edward Forster. Qui conosce Lucia, una donna dal fascino enigmatico, attraverso la quale entrerà in una Roma sempre più avvolta dal mistero, dove razionalità e sentimento si intrecciano per poi perdersi in strani incontri col soprannaturale.
Solo molti anni dapo, su una bancarella, ho trovato il libro da cui è stato tratto lo sceneggiato, con lo stesso titolo. Il suo autore è Giuseppe D'Agata, scrittore e critico d'arte. E' stata una piacevole sorpresa, perchè si tratta di un bel romanzo, non privo di spunti di ironia. Riporto, per esemplificare, la risposta che uno dei personaggi, Olivia, dà al protagonista, quando le chiede notizie del marito . - "Morto". Sembrava riferirsi a un estraneo. Edward stette al gioco. "Morto? Come?" "Di noia - disse Olivia con un leggero sospiro- Era un uomo che amava stare solo con i suoi pensieri e i suoi pensieri erano talmente noiosi che è morto. Avresti dovuto vederlo : era un morto molto distinto".
Comunque sia il libro che lo sceneggiato meritano, anche se io rifiuto di rivedere il secondo, per timore che la me stessa di oggi non sia entusiasta come la Fulvia sedicenne.
La ciliegina sulla torta, però, era la sigla di chiusura del telefilm, la canzone "Cento campane" di Lando Fiorini. Bella, melodica e suggestiva.
Consigliati perciò libro, film e canzone, di cui riporto il testo qui di seguito.

Cento campane (F.Fiorentini-Romolo Grano)
Nun me lo di' stanotte
a chi hai stregato er core
la verità fa male
lasciame 'sta visione pe' spera'
din don din don amore
cento campane stanno a di' de no
ma tu ma tu amore mio
se m'hai lasciato ancora nun lo di'
no nun lo di' nun parla'
sei una donna o una strega chissà?

Me resta 'na speranza, la speranza di quer sì...
din don, din don amore
cento campane stanno a di' de no
ma tu ma tu amore mio
se m'hai stregato dimmelo de sì

(foto dell'autrice)

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Non ricordo il teleromanzo, non ero ancora nato.
Però il tuo post mi ha fatto riflettere su un paio di punti.
Oggi chiamiamo "serie" ciò che prima chiamavamo "teleromanzo" o "sceneggiato".
E poi la sigla (canzone peraltro bellissima), in dialetto romanesco in un Italia di 40 anni fa su uno dei due soli canali nazionali.

P.S.: fonte wiki, "cento campane" (sigla dello sceneggiato) la canta Nico Tirone, Lando Fiorini la reincide subito dopo.

Però è stata resa famosa da Lando Fiorini, tanto che non ricordavo avesse avuto un altro interprete. Ho fatto il post proprio perché la maggior parte degli steemers non era ancora nata, è "modernariato televisivo" 😂😂 Va conosciuto

Anche a questo serve steemit :)

a mantenere la memoria storica, anche quella non troppo antica e ... televisiva!

Non l'ho mai visto, neanche in replica visto che anche io non ero ancora nato. Comunque il cast di attori era di tutto rispetto, grandi interpreti.

Er barcarolo vaaaa....

quello era un altro :) però, sempre a Roma

eh gia! :-)