«Ecce Homo». Ecco L’Uomo.
Con queste parole Pilato presenta Gesù alla folla dopo la flagellazione.
La fonte è il Vangelo di Giovanni (19,5). Il dipinto riportato è di Caravaggio.
Ecce Homo. Gesù. L’Uomo!
Cos’è che nel dipinto è rappresentato? Come possiamo noi sapere che è Gesù l’Uomo, che cioè in Gesù, per così dire, è attualizzata l’essenza più pura e più vera dell’esser-uomo? Come possiamo risalire a questa unicità di Gesù semplicemente guardando il quadro?
In effetti, nel quadro c’è ben poco che indica questa sua purezza, questa sua unicità. Certo, la chiarezza del torace nudo fa spiccare la figura di Gesù tra le altre presenti. Eppure le sembianze di Colui che è chiamato L’Uomo non si discostano dalle altre due figure a lui simili, se non per dettagli solo accidentali.
Guardiamo però più a fondo.
Il quadro è una rappresentazione visiva di un momento cruciale dell’esistenza dell’uomo chiamato Gesù e, a posteriori, della storia dell’umanità intera. Il quadro rappresenta infatti Gesù flagellato e presentato alla folla (cioè anche a noi come fruitori dell’opera) incoronato della "Corona di Spine". Nel quadro è senza dubbio Gesù il protagonista, il fulcro attorno a cui gira l’intera rappresentazione. Le altre due figure sembrano soltanto far da cornice al messaggio; sembrano soltanto significare che Gesù era un uomo tra altri uomini.
Nonostante sia senza dubbio un momento cruciale della vita personale all’uomo chiamato Gesù, tuttavia sembra che pochi siano i segnali in grado di far pensare che tale storia personale ci debba riguardare tutti in quanto uomini, che cioè Egli, Gesù, rappresenti al meglio la nostra essenza in quanto uomini.
Eppure, anche se sono pochi, i segnali ci sono. Anche nel quadro.
Del modo con cui la figura di Gesù spicca tra le altre si è già detto. Tuttavia questo può essere solo un segnale secondario, non per forza determinante. Può cioè essere semplicemente il modo in cui Caravaggio tratta il suo soggetto; può essere semplicemente la messa in scena scelta da Caravaggio per rappresentare questo soggetto, questa situazione.
Un segnale ben più forte, e indiscutibilmente preciso, diretto, inequivocabile, è però presente nel quadro. Questo segnale è il gesto con cui la figura in primo piano (Caravaggio stesso?) indica la figura protagonista del quadro, Gesù. Il gesto, anche molto teatrale ma sicuramente chiaro a tutti, è un’indicazione: Caravaggio indica Gesù, lo presenta alla folla e, presentandolo, lo fa essere qualcosa di diverso, cioè lo rende unico.
«Ecce Homo». Ecco L’Uomo.
Queste parole corrispondono al contenuto del gesto, sono in qualche modo iscritte nel gesto di indicazione. Sia le parole di Pilato che il gesto rappresentato dal Caravaggio separano Gesù e la figura di Gesù da noi in quanto folla di osservatori/fruitori. Noi tutti stiamo assistendo ad una presentazione, ad un portare alla luce una differenza che, però, in definitiva, ci riguarda. Chi ci è presentato è Uomo, L’Uomo, e noi, in quanto pubblico, possiamo riconoscere in Lui non solo la somiglianza ma anche ciò che essenzialmente da Lui ci differenzia.
La rappresentazione di Caravaggio riprende bene ed esaspera l’avvenimento storico della presentazione alla folla di Gesù flagellato. Egli è “messo sotto i riflettori” (se così posso dire), cioè è separato da noi, messo in risalto e noi, che riversiamo la nostra attenzione verso Lui, non possiamo che riscontrare nella sua figura qualcosa di simile ma anche qualcosa di diverso, di unico. Gesù è portato come esempio, mostrato alla folla come ciò che la folla (termine volutamente impersonale) dovrebbe essere, potrebbe essere.
Per concludere, è il gesto inequivocabile di Caravaggio che dona a Gesù l’appellativo di “Uomo”. Tramite questo gesto di indicazione Gesù è posto come simile ma anche come differente. Nel gesto, visibile certo, è racchiuso qualcosa che non può essere visto: il significato che attribuiamo al gesto dell’indicazione determina tutta una frattura tra Lui e noi, tra noi e Lui. Questa frattura invisibile, accompagnata dai significati contenuti nelle parole “Ecce Homo”, può certamente essere rappresentata (Caravaggio l’ha fatto!… come del resto anche molti altri, ognuno con la specificità del loro linguaggio artistico). La rappresentazione del gesto, così come le parole pronunciate da Pilato, tuttavia denotano molto di più che il loro specifico significato. Esse attribuiscono Senso al mondo!… e il Senso, come ben si sa, non può essere visto nonostante sia esso, prima di tutto, ciò che fa vedere…!
Dobbiamo abituarci a considerare il Senso come qualcosa che esiste, e che esiste in maniera essenzialmente più ricca, più profonda e più vera della testiera del pc che tocchiamo ogni giorno. Se è vero che senza uomo non ci sarebbe Senso, è altresì vero che senza Senso non ci sarebbe uomo. Il mondo che abitiamo tutti i giorni, a cui spesso, per abitudine, non diamo troppo peso, è fatto più di Senso invisibile e immateriale che non di cose materiali e sensibili.