Da un po’ di tempo ormai scrivo sulle criptovalute. Niente di tecnico. Niente di troppo approfondito. Soltanto guide su questo o quel coin, su questo o quel sito exchange.
Ovviamente mi è capitato di scrivere anche su Steem. È in quell’occasione che sono venuto a conoscenza di Steemit.
Decido di iscrivermi non sapendo bene cosa mi avrebbe aspettato.
Passa del tempo e quasi mi dimentico della mia richiesta di iscrizione. Fino a qualche giorno fa, quando una email di conferma mi spalancava l’universo di questo Social.
Senza sapere cosa attendermi entro, navigo, mi perdo.
Cosa cercare? Come trovare qualcosa a me affine? Io, ricercatore in filosofia e copywriter per necessità, non so da che parte cominciare.
Il mio primo navigare tra le sezioni del Social è vago, brancolante, senza meta.
«Ci vuole metodo anche nel cercare!» - mi dico - «Parti dunque da chi sei. In questo luogo virtuale, popolato da immagini e parole di sconosciuti, cerca comunque di trovare qualcosa che ti appartenga».
Sì! Bene… ma cosa?
Per cominciare… la lingua! La mia lingua madre. L’italiano.
E così, ricercando in italiano, ho trovato @steempostitalia… e la loro bellissima rubrica, PostIT.
Rimango piacevolmente sorpreso da uno di questi PostIT, il n.16. Il motivo (metafora musicale) che lo anima e lo percorre è anche ciò che mi ha spinto a scrivere questa mia presentazione, in questo modo, con questo stile e soprattutto su questo tema: l’identità!
Mi pare che l’argomento affrontato nel PostIT n. 16 sia, appunto, l’identità. Lì si parla dell’idea che ciascuno di noi ha di sé (punto fermo di ogni persona); della possibilità della relazione tra cose o tra individui (impossibile senza che vi sia un terreno comune che abbracci i termini interrelati); dell’essere in accordo o in disaccordo con l’altro (alla ricerca continua di una stabilità che trascende le parti); della rappresentazione dell’altro in base al proprio, in base cioè a ciò che si è, sempre, anche quando l’altro non si conosce. In tutti questi casi l’identità interviene come terzo attore invisibile a regolare i rapporti tra i termini.
È per questo che l’identità è un principio, anzi: Il Principio, quel principio cardine su cui si fonda il nostro modo di essere, di esistere, di dare senso al mondo. Senza tale Principio noi non potremmo fare paragoni (la differenza tra due cose, tra due opinioni si regola sempre su qualcosa che, abbracciandole entrambe, le accomuna); senza tale Principio noi non potremmo orientarci nel mondo e stabilire in esso dei significati (solo ammettendo una continuità tra ciò che è stato, ciò che è e ciò che, subito, già sarà, noi possiamo interagire col mondo, costruire in esso qualcosa, scoprire verità e progettare mete); senza l’Identità infine noi non avremmo idea di chi siamo, e neppure di chi crediamo sia l’altro. L’Identità insomma è quel Principio al quale noi sempre ci affidiamo durante questo meraviglioso e misterioso viaggio che si chiama esistenza.
Certo, una parte della filosofia del primo Novecento, e gran parte di quella contemporanea, ha posto sotto critica questo principio fondamentale, tentando di riflettere su un’“impalcatura di pensiero” che si fondasse sul Principio che all’Identità è opposto, vale a dire la Differenza. È da questa “svolta” che la speculazione estrema di Martin Heidegger ha preso le mosse. È su questa critica radicale che molta filosofia post-moderna ha tentato e tenta tuttora di costruire un’apparato e delle strumentazioni utili ad un pensiero che risulti alternativo al nostro; ad un pensiero “nomade”, “libero”, capace di “decostruire” il modo comune che noi tutti abbiamo di dare senso al mondo; ad un pensiero cioè fondato su La Differenza come “quasi-principio” o “quasi-concetto” alla quale anche l’Identità deve sottomettersi. (Non credo sia però questo il momento di parlare di ciò. Ce ne sarà modo… spero…)
Tuttavia l’Identità come Principio Fondamentale continua a determinare ogni nostra azione quotidiana. Ovunque e costantemente. Sempre!
Anche nel mio caso (l’iscrizione su Steemit e il disorientamento provato all’inizio), nelle mie azioni sono stato guidato da questo Principio. Perduto, ho subito cercato qualcosa che rispecchiasse il mio modo di essere, i miei gusti, le mie opinioni; qualcosa che in fondo mi permettesse di ri-trovarmi in un posto sconosciuto.
L’Identità ci accompagna, sempre, plasmando il nostro esistere, donando costituzione ai nostri pensieri.
Questa Identità ovviamente trascende e allo stesso tempo con-prende la nostra singola identità personale. Essa, inoltre, non è qualcosa di materiale, qualcosa che possa essere visto o toccato, ma neppure localizzato da qualche parte dell’Universo o della nostra mente. Eppure, invisibile e non-situabile, l’Identità è ciò che determina il nostro modo di pensare, è ciò che permette il senso di ogni nostro agire. Usando un’espressione che va contro al buon-senso-comune, si dovrebbe dire allora che non è Essa che appartiene a noi, non siamo cioè noi che “possediamo” una qualche identità, anzi: ognuno di noi, in fondo, è da Essa posseduto; ognuno di noi, essenzialmente, Le appartiene. Ed è solo grazie a questa appartenenza che possiamo essere ciò siamo.
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