Elon Musk, non proprio una personalità anonima (scusate il probabile ossimoro), ha affermato che ci sono buone probabilità che il nostro mondo non sia altro che una realtà simulata da un qualche computer superpotente.
Viste le nostre attuali conoscenze scientifiche, non solo di astrofisica o di fisica delle particelle, ma anche di tecnologia informatica - conoscenze cresciute in maniera esponenziale negli ultimi decenni - non è impossibile, anzi è altamente probabile, che l’umanità del futuro (di un futuro poi neanche troppo lontano dal nostro presente attuale) sia riuscita a creare una specie di Programma capace di simulare l’universo, il mondo e la società in cui noi tutti oggi viviamo.
Saremmo dunque tutti dentro una Matrix? dentro cioè una realtà virtuale creata chissà per quale scopo, ma che comunque non sarebbe reale? Potremmo cioè essere i The Sims personali di un adolescente qualsiasi del 2121, il quale si divertirebbe a vederci faticare, litigare, amarci e odiarci, stabilire rapporti o distruggere relazioni? Oppure potremmo essere un qualche tipo di esperimento sociale, una qualche tipologia di ricostruzione storica, una specie di diorama interattivo e incredibilmente più accurato di quelli che noi oggi conosciamo, ma in fondo sempre e solo essenzialmente una specie di artefatto?
Chi saremmo poi noi, se tutto fosse davvero una grande e super-convincente simulazione? Che cosa rimarrebbe dei nostri progetti e delle nostre ambizioni se tutto ciò che sperimentiamo non fosse altro che una illusoria realtà virtuale scritta in codice informatico? Le nostre sensazioni, le nostre emozioni, i nostri sentimenti non potrebbero che essere rivolti verso qualcosa di essenzialmente artificiale e di già pre-calcolato dal sistema. Al limite, noi stessi potremmo essere Intelligenze Artificiali, cioè programmi o ingranaggi di programma che girano su altri programmi più grandi solo per far funzionare al meglio il Programma Madre cioè la Matrix.
Fermiamoci un attimo e domandiamoci: pensarla così è davvero qualcosa di estremo, di estremamente “intelligente”, magari anche di rivoluzionario? In fondo, pensare che apparteniamo tutti ad una qualche simulazione è davvero qualcosa di nuovo? O non si sta pensando ciò che sempre è stato pensato solo che, nel mentre lo si pensa, gli si cambia vestito facendogli indossare abiti nuovi? abiti cioè più adatti al nostro immaginario post-moderno?
Ciò che pensa Elon Musk (ma non è il solo!) non è infatti molto differente da ciò che l’umanità ha sempre pensato, solo che al posto del Dio Creatore ci si mette il ragazzino del 2121 e al posto del Demiurgo il Programma Madre, cioè la Matrix.
Cosa c’è dunque di tanto estremo e rivoluzionario in tutto questo? Dov’è il cambiamento epocale nel modo di pensare?
Sembra quasi che, nonostante le nuove conoscenze riescano a cambiare il modo abituale di guardare al mondo, le risposte che ci diamo sulle grandi questioni restino tuttavia sempre le stesse.
La vera Rivoluzione è saper porre questioni nuove, formulare nuove domande, magari forzando il modo abituale di pensare, di immaginare, di credere e di fare affidamento.
In fondo cambia poco se il posto del Re è occupato da Dio o dall’adolescente del 2121.
E se al Re invece tagliassimo la testa? Se cioè invece di fare affidamento a qualcosa di trascendente per spiegare ciò che viviamo ogni giorno, se invece di credere che ci sia da qualche parte sempre qualcuno o qualcosa che garantisca il corretto funzionamento del Programma iniziassimo noi a farci reggenti di tutto quanto e, attraverso una Responsabilità - questa sì davvero estrema - cominciassimo noi a Creare veramente?
La miccia di questa Rivoluzione (in questo post appena accennata) è stata accesa da Friedrich Nietzsche a fine ‘800. In pochi però hanno alimentato questa fiamma del Pensiero.
La formula di questa Rivoluzione soltanto innescata nei prossimi post... se, come spero, ce ne sarà l’occasione…