Weekend fantozziano.

Ci sono giorni in cui mi chiedo: perché ti accanisci, cosa ti ho fatto Dio/Karma/destino: chiunque tu sia?
Cerco di essere gentile anche quando vorrei farmi saltare in aria come una kamikaze, non perdo il controllo nemmeno quando il mio boss mi fa una videochiamata dal Kenya alle 08.15 di lunedì mattina, faccio attraversare chiunque io veda sulle strisce e non dico parolacce.
Insomma, perché? Why?

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Il weekend passato me lo sono chiesto più volte.
Partiamo dalla giornata di sabato.
Era il fine settimana in cui toccava a me andare a trovare la mia dolce metà e come sempre quando vado io trascorriamo il sabato mattina a decidere dei nostri pasti e delle cose da fare e andiamo a fare la spesa in tarda mattinata, con calma. I nostri ritmi nel weekend sono molto tranquilli dopo una settimana lavorativa sempre di corsa.
Appena arrivati al supermercato, noto da subito qualcosa di diverso dal solito. Era un brulicare di gente, una folla mai vista. Chiedo subito al mio fidanzato se per caso fosse prevista una carestia di cui non eravamo stati messi a conoscenza.

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Con un suo sbrigativo: Ma non esagerare come tuo solito, cominciamo a fare la spesa con me sempre preoccupata da tutto quel pot-pourri di persone che non me la raccontavano giusta.
Procede tutto abbastanza nella norma fino a quando non arriviamo alle casse, ovviamente stracolme.
Scegliamo quella che sembrava essere la meno peggio, c'era SOLO una signora con una bambina di circa 10 anni che aveva due carrelli.
Riprendo il discorso della carestia, il sospetto si era insinuato in me e volevo essere presa un minimo sul serio. Dalla carestia sono arrivata alla peste bubbonica fino ad arrivare alla conclusione che l'allerta neve aveva fatto scaturire tutto questo.
Dopo un quarto d'ora in cui vagliavo le varie tragedie possibili, mi chiedo come mai fossimo ancora lì e mi rendo conto che la signora davanti a noi aveva quintali di roba, abilmente incanalata dalla figlia sul nastro e nonostante la sua bravura (sembrava che nella vita non facesse altro) sembrava non finisse mai, avevano preso l'intero supermercato (il che avvalorava la mia teoria sulla carestia).
Quando finalmente dopo una ventina di minuti buoni, arriva il momento di pagare della signora la cassa va in tilt. Io, che nel frattempo avevo posizionato la nostra roba che in confronto mi sembrava veramente poca, vedo la cassiera diventare bianca come un lenzuolo.
Alla mia richiesta: scusi che succede? Forse è il caso che cambio cassa (e rifaccio la fila di un'altra mezzora? Tanto ormai ci piace stare qua).
La sua risposta è stato uno sguardo vitreo perso nel vuoto. Era andata in tilt la cassa con tutta la cassiera.
La situazione era tragicomica.
Un'altra cassiera di slancio è venuta ad aiutare la collega che ormai era diventata di pietra e per risolvere il problema ha impiegato circa 15 minuti, fino a quando la cassa è riuscita a sputare metri e metri di scontrino con un verdetto di: € 480,00.

Dopo 50 minuti siamo riusciti a uscire da quell'inferno affamati e spossati. Mai spesa fu più dura.
E pensavo fosse finita qua. E invece no.
Intorno alle sei del pomeriggio decido di prepararmi visto che avevamo una cena con amici e mi lavo i capelli. Per me è un rito e mi ci dedico con passione.
Ho una cascata di capelli ricci che curo con amore peggio degli amanti dei bonsai, sono il mio terzo cervello (il secondo pare sia l'intestino).
Inizio ad asciugarli quando dopo cinque minuti il phon caccia una luce rossa, del fumo e una puzza di bruciato che neanche l'altoforno in piena combustione.

E no. Non puoi farmi questo. Sai che se non asciugo i miei capelli ad intervalli a velocità minima i miei bellissimi ricci si trasformeranno nella paglia, nella base di una scopa consumata. Non abbandonarmi, sai quanto sei importante per me.

Niente, aveva cacciato il fumo nero e aveva smesso di funzionare.
Il mio fidanzato pronto è andato a recuperare un phon dalla madre ma nonostante l'intervento immediato il guaio era fatto.
Avevo la parte destra perfetta e la sinistra orrenda. Per rimediare ho buttato la parte sinistra verso destra stile capelli raccolti ma mi sentivo trafitta e tradita.
L'harakiri del phon rimarrà negli annali. Per me i capelli sono una cosa seria. La penso come Niccolò Fabi che giustamente ha dedicato una canzone alla sua chioma sempre perfetta. Noi viviamo insieme ai nostri capelli.
Se sono arrabbiata o stressata lo si vede dal capello, se è un buon periodo i miei capelli sono perfetti, insomma tutto dipende da quello.
Il capello è il mio tallone d'Achille, la mia debolezza.
E non è finita qui. Dopo la delusione capellifera, un'altra fregatura era in agguato.

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La domenica successiva sono andata alla stazione Tiburtina (con i miei capelli sempre pietosi e il mio umore compromesso di conseguenza) come sempre per riprendere l'autobus, solo che lo prendevo ad un orario diverso dal solito.

Dopo aver fatto il biglietto e chiesto per l'ennesima volta il numero di stallo (che in genere non cambia mai ma chiedo sempre per sicurezza) attendo il pullman fiduciosa.
Fiducia riposta male perché il benedetto autobus non arrivava. Chiedo in biglietteria e un ragazzo, che aveva sostituito la ragazza che mi aveva fatto il biglietto, mi informa con la faccia candida che è passato e che partiva da un altro stallo, non in quello in cui ero stata io.
Voglio la testa della tua collega su un piatto d'argento adesso. Perché cambiate di turno quando fate le cazzate?? Dovete pagare.
Questi erano i miei pensieri puri e cristallini mentre integravo un altro biglietto e aspettavo il pullman successivo, ormai rassegnata al fatto che il mondo intero tramasse contro di me.
La sera sono tornata a casa sfinita e prima di addormentarmi e dimenticare quel brutto weekend fatto di spiacevoli sorprese mi sono lavata e asciugata i capelli come si deve.

Una motivazione al mio perché non l'ho trovata ma almeno il mio terzo cervello ha ripreso a funzionare a dovere.

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