Il concetto di morte può assumere vari signi- ficati: dalla fine di tutto, quale ultimo atto dell’esistenza senza alcuna possibilità di pro- roga, a semplice trasmutazione, attraverso la migrazione dell’anima, sino alla rinascita a nuova vita, una vita spirituale che si protrae all’eternità...
Certamente riguardo alla morte sappiamo ben poco, rappresentazione più alta dell’ineffabile risposta alla domanda “dove andiamo?” che ricorre nella mente umana, sin dal suo “ini- tium”. Non so, se fra le innumerevoli teorie a riguardo, qualcuno abbia colto nel segno, quello che so, è che numerose e complesse strutture ideologiche che stanno alla base di vere e proprie dotrine, sono costruite su que- sta fatidica risposta...
Un tempo esisteva la morte e basta, poi con lo sviluppo culturale delle società, susseguitesi nel corso della storia umana, si è tentato di trovare una risposta più o meno plausibile all’incertezza su ciò che sia dopo la morte... Filosofi, scienziati, religiosi, ciascuno ha ipo- tizzato una propria specifica visione dell’al di là, adducendo le motivazioni più disparate, (in)utile avallo a ciò che l’essere umano, spi- rito, anima o corpo che sia, non può conosce- re direttamente. All’uopo, rispettivamente secondo l’inclinazione di ognuno, si sono creati dogmi, ovvero precetti dettati diretta- mente dalla divinità tramite i propri rappre- sentanti viventi nel nostro pianeta, oppure teorie scientifiche, o pseudo tali, difficilmente dimostrabili e sperimentabili, sino ai costrutti logico-filosofici, per terminare con la strada mediana -a noi più congeniale- del ragiona- mento scientifico integrato dall’imprescindi- bile fattore spirituale, vera ricchezza dell’uo- mo. Così si è giunti alla via iniziatica masso- nica che ha compreso e voluto sommare al puro razionalismo la capacità squisitamente umana dell’intuizione trascendente, unico mezzo possibile per compiere l’ultimo e più importante passo verso l’ineffabilità dell’Essere Supremo.
Per tale concezione, i concetti di morte e rina- scita sono affrontati più volte durante il per- corso iniziatico, assumendo via via significati diversi.
Il VITRIOL, acronimo di Visita Interiorae Terrae Rectificando Inveniens Occultam Lapidem, non è altro che l’iniziale trasposizione massonica della rinascita a nuova vita dopo la morte: il primo simbolico viaggio dell’iniziato si svol- ge all’insegna dell’elemento “terra”, colui che è stato scelto per intraprendere la nuova via deve meditare sulla propria vita da profano, tirare le somme della propria esistenza lasciando un testamento, ultimo atto della vita passata, quale espressione di intenti futuri. Al contempo, durante la permanenza nel Gabinetto di riflessione, deve raggiungere la concentrazione necessaria ad una medita- zione talmente profonda (Visita Interiorae Terrae) da fargli scorgere la scintilla divina (Inveniens Occultam Lapidem) che ha sempre risieduto, seppur a sua insaputa, nel suo «Io» più intimo.
La pietra filosofale, capace di trasformare la materia vile (piombo) in materia nobile (oro), è rimasta celata in profondità e può essere scoperta intraprendendo la “giusta via”, ovve- ro la strada retta della virtù (rectificando). Quindi lo scopo ultimo del VITRIOL sono catarsi ed introspezione per rigenarsi in un uomo nuovo come la fenice che risorge dalle proprie ceneri.
Dopo il primo elemento, il recipiendario, ovvero colui che aspira ad essere iniziato, dovrà superare alcune prove caratterizzate dagli altri elementi: acqua, aria ed infine fuoco. In questo senso basti pensare al per- corso dantesco attraverso i tre regni ultrater- reni - mi riferisco ad Inferno, Purgatorio e Paradiso - che non poteva che culminare con il contatto diretto con l’emanazione divina, la Luce...
Ecco, quindi, riaffacciarsi la funzione sincreti- stica massonica che è riuscita –sempre allego- ricamente- a traspondere la simbologia esote- rica classica in un piano più consono alla cul- tura moderna e contemporanea, rendendo i concetti talmente universali da esser compresi anche senza la profonda conoscenza dei clas- sici egizi, greci e romani: il richiamo a virtù eroiche o divine, leggibile nei passi citati pre- cedentemente, si trasformano in virtù umane ed in particolare quelle caratterizzanti il Libero Pensiero, sorgente indispensabile a chiunque intenda dissetare il proprio spirito prima si accinga a percorrere la via iniziatico- spirituale per il proprio perfezionamento. Tali numerose virtù, debbono essere infatti fonda- te sulla temperante volontà individuale e sulla consapevolezza di una costante opera utile al superamento di numerosi ostacoli, tradotti in allegoriche prove, proprio come doveva accadere in passato (Eneide, libro VI):
l loco tutto in mezzo
è da selve intricato, e da negre acque
de l’infernal Cocíto intorno è cinto.
Ma se tanto disio, se tanto amore
t’invoglia di veder due volte Stige
e due volte l’abisso, e soffrir osi
un cosí grave affanno, odi che prima
oprar convienti. È ne la selva opaca,
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tra valli oscure e dense ombre riposto
e ne l’arbore stesso un lento ramo
con foglie d’oro, il cui tronco è sacrato
a Giuno inferna: e chi seco divelto
questo non porta, ne’ secreti regni 210 penetrar di Plutone unqua non pote.
Ciò la bella Prosèrpina comanda,
che per suo dono il chiede; e svèlto l’uno,
tosto l’altro risorge, e parimente
ha la sua verga e le sue chiome d’oro. 215 Entra nel bosco, e con le luci in alto
lo cerca, il trova, e di tua man lo sterpa; ch’agevolmente sterperassi, quando
lo ti consenta il fato. In altra guisa
né con man, né con ferro, né con altra
umana forza mai fia che si schianti,
o che si tronchi.
Come Enea doveva essere in grado di spezza- re il ramo d’oro, così gli iniziati sono chiamati a scovare la pietra celata (Occultam Lapidem), ovvero alla purificazione e conoscenza inte- riore atta a cogliere gli insagnamenti metodo- logici utili alla prosecuzione del proprio cam- mino sulla scala che conduce alla perfezione. Abbiamo quindi individuato nuovamente i parametri necessari per essere chiamati ad un tale lavoro e quelli successivi necessari a rive- der le stelle...
Esiste poi un livello superiore, cui si rende necessaria un’altra allegorica morte, ovvero
l’mpersonificazione nella morte del maestro come esperienza profonda della tradegia umana legata al lato piu oscuro della propria anima. Provare su se stessi il male profondo del tradimento e dei vizi per comprenderne appieno l’esperienza in modo da non esserne attratti, evitando cosi di caderne in trappola. Tema questo che abbiamo trattato nel numero di gennaio, a cui rimando per completezza7...
Tratto da MRA Blog :
http://ordineammonio.blogspot.it/2014/09/vitriol.html
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