La transizione (by @kork75)

in ita •  5 years ago  (edited)

La transizione

Il commosso omaggio alla salma del Gran Zunika continuò per tutta la giornata. I devoti incolonnati in un religioso silenzio, salirono lungo la ripida scalinata del tempio; la brezza marina, l’aria mite e la fragranza dei fiori accompagnò il loro sommesso pellegrinaggio. Al crepuscolo, il Priore, dal terrazzo dell’edificio sacro, diede inizio al rito della transizione.
A pochi metri di distanza dal divino altare, in un’area riservata alle autorità governative, Uka si fece indicare da un giovane novizio dove poter trovare il Generale Kama e il Comandante Sike.
“Generale, mi perdoni, sono il comandante Uka”, esordì l’armigero salutando militarmente.
Il cugino dell’Eccelso si voltò verso il corpulento uomo ed esclamò:
“Finalmente! ...La sua fama e le sue imprese sono note in tutto il regno. Uka di Ka è un onore e un piacere conoscervi: anche se in una situazione alquanto dolorosa.”
Sike abbracciò il compagno d’armi e aggiunse:
“Scusami per questo incarico che ti è stato affidato all’ultimo momento, ma quando il generale mi ha chiesto quale fosse il miglior soldato su cui fare affidamento in queste luttuose giornate, non ho avuto dubbi: serviva una vecchia spada.”
Uka si grattò l’enorme pancia compressa dentro l’armatura, guardò stupito Sike, scosse il capo in segno di disapprovazione e in maniera sarcastica rispose:
“I foderi a combattere e le lame appese al muro… Grazie, è sempre un onore servire il volere del Consiglio.”
Sudato e provato dalla salita al tempio, il nuovo responsabile per l’ordine pubblico illustrò la situazione relativa alle forze dispiegate in città.


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"Abbiamo stime ufficiali dei pellegrini? E notizie dell’Eccelso?" chiese Kama, senza nemmeno voltarsi in direzione del suo interlocutore, in quanto intento a seguire il cerimoniale religioso che stava per cominciare. Ci fu una breve pausa per recitare la collettiva preghiera alla memoria, e il comandante ansimando rispose: “Purtroppo, non so quantificare il numero esatto, per questo dobbiamo attendere i registri del bargello. La flotta reale è alla fonda fuori dal porto: hanno fatto vela da Si alle prime luci dell’alba. La nostra squadra navale è stata scortata per tutto il tragitto da centinaia di Kasika, insieme a loro sono giunte trentadue imbarcazioni di medio tonnellaggio cariche di devoti… L'Eccelso e la Regina sono alloggiati a bordo della Cobalto: sbarcheranno domani mattina.”
“Saggia decisione navigare di giorno. Il capitano Draka riferisce che fare vela con la luna viola resta un'incognita e un rischio. Inoltre, mi ha anche comunicato che domani, dopo la sepoltura del Gran Zunika, la maggior parte delle galee faranno rientro a Si. Le condizioni meteorologiche stanno peggiorando: si prevede tempesta. Da Ka, come siete arrivati?” domandò Sike.
“La nostra guarnigione è giunta in città l’altro ieri. Insieme a noi numerosi fedeli e un centinaio di eremiti del tempio del Profondo blu. Abbiamo compiuto un lungo cammino attraverso la Via Principale. Quasi ventimila persone dall’Ovest per rendere l’ultimo omaggio all’altissimo sacerdote”, rispose il comandante mantenendo un tono di voce sommesso.
Il Cugino approfittò di un’ulteriore pausa della funzione religiosa, si avvicinò a Uka e protetto dai canti liturgici guardingo gli sussurrò:
“So che siete provato da questi mesi di fatiche e che desiderate rientrare quanto prima al vostro comando, ma Sike ha insistito che siate Voi a occuparvi dell’ordine pubblico e della gestione della guarnigione reale: mi fido di lui. Ecco perché oggi vi trovate a capo di centomila uomini armati, questa è una grande responsabilità, ma sono sicuro che Voi questo lo sapete…”
“Sono lusingato, ma se posso…”
Kama afferrò forte il braccio del comandante e in tono deciso continuò:
“Presto a Kasiha si insedierà il nuovo governo, uomini come Voi, me e il buon Sike hanno tutto il diritto di farne parte. Prevedo grandi cambiamenti nel nostro regno, per questo ho bisogno di gente valida al mio fianco. A tempo debito Voi sarete con me? Spero di sì. Ci pensi bene e valuti la mia proposta. Inoltre, farò il suo nome per l’incarico di Guardiano del Regno. Generale Uka, suona bene, non trovate?”
“Mio signore, io a capo delle Guardie del Regno?” rispose sgranando gli occhi Uka.
“Confido in Voi che di questo mio proposito non ne proferiate alcuna parola…”
Il Cugino sentendosi osservato dai funzionari governativi presenti, alzò l’intensità della voce e concluse:
“Mi faccia sapere come ci siamo organizzati per accogliere i pellegrini, per ricevere le autorità e come intende disporre il picchetto d’onore durante le esequie per la sepoltura. Attendo un dettagliato resoconto. Libero…Ora andate!”
Uka si congedò e abbandonò la terrazza del tempio seguito da una decina di fedeli cavalieri.


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Il manipolo di guerrieri facendosi largo lungo la scalinata del tempio, raggiunse a fatica il piazzale sottostante. Una folla commossa e in lacrime seguì composta l’omelia del Priore. La voce del sacerdote dall’alto della rupe rimbombò stentorea sulla città, e l’eco delle sue parole si infranse impetuoso nei cuori dei fedeli:
“Oggi è il giorno del dolore e della commozione, ma noi Kasihani non siamo soli in questo periodo di incertezze e ombre. Siamo consapevoli che il tuo spirito, o Gran Zunika, continuerà a vegliare su di noi: come un Padre affettuoso e vigilante. La tua anima “o divino” possa riposare negli abissi. La tua anima “o divino” possa trovare la pace eterna. La tua anima “o divino” possa trovare le risposte alle tue preghiere. La tua anima “o divino” possa trovare nella luce del nostro dio Kas la verità!”
La mole massiccia di Fida svettò sopra le teste dei credenti. L’imponente combattente puntò il dito verso il Priore, e in tono adirato si rivolse al suo comandante:
“Jaka… Quell’uomo parla di verità. Vuoi la verità? È un bugiardo un affabulatore di masse. So per certo che mio zio è andato da lui: prima di scomparire! Vuoi sapere come mi ha liquidato? Anch’io cercavo risposte! Lasciamo stare… Pazzi voi e il vostro dio.”
Il guerriero non si preoccupò degli sguardi allibiti dei fedeli presenti in piazza, afferrò le briglie del suo cavallo e si diresse ad un angolo del largo che immetteva in una stradina; con passo lento e cadenzato sgomitò chiunque si trovasse sul suo cammino. Fida passò il resto della funzione religiosa nella penombra del vicolo: a strigliare l’animale, a bere vino blu dalla sua borraccia e a imprecare gli alti prelati del regno.
“Questa luna viola fa uscire di senno la gente. Poi se uno è già irritabile di suo come quel bestione. Jaka, Naka… Si può sapere cosa passa per la testa a Fida?” domandò allargando le braccia Uka.
Il comandante Jaka ci pensò un attimo e titubante rispose:
“Tutti i torti su quell’uomo non li ha, anch’io nutro seri dubbi e antipatie nei riguardi della sua figura. Il solo pensiero che potrebbe essere il nuovo Gran Zunika mi disgusta alquanto.”
Uka sistemò la sella del suo destriero e chiese all’amico il perché di quell’astio. Jaka l’aiuto a tirare le cinghie del sottopancia e ribatté:
“Dopo l’assassinio di mio fratello il suo corpo fu preso in custodia dai zunika. Passarono giorni senza alcuna risposta, poi mi arrivò a casa una missiva. In quattro righe mi dissero che il corpo del maestro Gastka fu tumulato con tutti gli alti onori religiosi. Le sue spoglie sono custodite all’interno della cripta dei Sommi del Regno. Insomma, c’è un’indagine per omicidio in corso, che a questo punto sicuramente verrà archiviata, e il Priore mi scrive per dirmi che mio fratello è sepolto a cinquanta metri sotto il tempio…”
“Mi dispiace non lo sapevo. Ora che ho il controllo dell’ordine pubblico, mi adopererò in merito. Domani contatto di persona il bargello. Nel pomeriggio mi recherò al tempio prima della sepoltura del Gran Zunika, in modo da parlare a quattrocchi con il Priore di questa faccenda”
“Grazie, sei un amico, fatti abbracciare… Sei diventato un otre! Vecchio soldato”, commentò divertito Jaka nell’intento di avvinghiare il suo comandante.
Uka ringhiò e borbottò qualcosa, ed evitando la stretta del socio ridomandò di Fida.


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“Ti ricordi di quel maghetto del passo dell’Uva che gli colorò la barba di viola?”
“Certo che me la ricordo, quella storia è esilarante. Come finì?” domandò Uka montando a cavallo.
Jaka trottò con gli altri cavalieri verso l’angolo della piazza servito da un abbeveratoio. Lungo il breve tragitto raccontò che Fida portò il dispettoso maghetto a casa del vecchio zio Pasi; nella speranza che quest’ultimo lo aiutasse a sciogliere l’incantesimo che gli dipingeva la barba ogni qualvolta la radeva. Al solo ricordo di quella vicenda, da parte dei guerrieri scaturirono tonanti risate. L’ ilarità dei soldati attirò gli sguardi di sdegno da parte dei fedeli: intenti in ginocchio a ricevere la sacra benedizione.
Sulla figura di Pasi nel regno veleggiava da sempre un alone di mistero e Jaka ne parlò così:
“L’uomo è senz’altro uno scienziato, un astronomo, un matematico e forse dicono un mago. E come puoi vedere ha aiutato il nipote a liberarsi di quell’orrenda peluria viola, in quanto quel moccioso non voleva o non sapeva spezzare l’incantesimo. Un giorno il vecchio uscì di casa e si recò a Ha. Salutò Fida e gli disse di occuparsi del ragazzo in attesa del suo ritorno.”
“Cosa c'entra il Priore?”, chiese Naka intromettendosi nel discorso.
“Zuccone, ora ci arrivo. Da giovane suo zio frequentò il tempio e la scuola di Retorica e Correttezza. Il suo miglior compagno di quegli anni, era proprio un tale Ciske: ovvero l’attuale Priore... Fida era al corrente della loro vecchia amicizia e per questo si recò al tempio per avere sue notizie, ma venne sempre respinto in malo modo dai guardiani. Quando riuscì a ottenere un colloquio con il governatore, questi gli rispose che al tempio non conoscono nessun Pasi. Sono ormai mesi che l’anziano è scomparso e lui non si dà pace… Quel vecchio è tutto ciò che rimane della sua famiglia”, spiegò il guerriero, che smontò da cavallo e accompagnò l’animale ad abbeverarsi.
Uka, afferrò Jaka per il piumaggio dell’elmo e reclamò:
“Il ragazzo? Lo sai che dobbiamo denunciarlo. Dov’è ora?”
“Parla con Fida, ma dubito che segnalerà il moccioso alle autorità o che ti dirà dove è. Ora mollami!”, rispose liberandosi seccato e sorpreso dalla vigorosa presa.
“Va bene, chiederò notizie al Priore di questo Pasi. Ma tu digli che se trovo suo zio… Lo stregone finisce nelle mani del bargello. Intesi?”
“È solo un pivello…” borbottò Jaka sistemandosi il para nuca.
Proprio mentre il futuro generale pronunciò quelle parole la funzione religiosa in memoria del Gran Zunika terminò. Gli ultimi bagliori del giorno illuminarono la rupe di un rosso acceso, in lontananza il suono greve delle campane annunciò l’accensione della venerata fiamma: protettrice delle millenarie notti di Ha.
Tutta la città restò immobile e con lo sguardo rivolto al cielo in attesa che il tramonto portasse un'altra luna. Solo il lontano latrato di randagi, spezzò quel silenzio surreale.

Continua…


Selenya: Le sei Ombre della Luna


I Sei Monliti di Selenya - immagine di @armandosodano

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Cap. 2: L'osteria il corallo blu
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Cap. 4: Il maestro
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penso che la luna d'oro si può avere obbligatoriamente solo dopo quella bianca ....per ragioni di vita