Una lunga cavalcata - La seconda maratona

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La settimana prima della maratona le condizioni meteo peggiorano, pioveva costantemente, più o meno quello che sta facendo adesso, ma eravamo a metà marzo, non a fine maggio, con temperature legittimamente oscillanti tra i 10 e i 15 gradi, io gongolavo, erano le condizioni migliori possibili per me, quelle che preferivo in assoluto, da sempre riesco a difendermi meglio dal freddo rispetto al caldo.

Il giorno della gara mi alzo ben presto, alle 4 e 30 è fissata la sveglia, mi alzo velocemente e mi faccio un bel piatto di spaghetti in bianco, giusto per completare il carico di carboidrati fatto nei 3 giorni precedenti la maratona, mangio in tutta tranquillità, saluto tutti e prendo la vettura, direzione Vigarano Mainarda.

Traffico praticamente assente, pioveva anche quella mattina ma qualcosa mi faceva accendere un segnale di allarme, stranamente il cielo sembrava mettersi sul bel tempo, forse era solo un'impressione, anche se brandelli d'azzurro qua e là si disegnavano lassù, mano a mano che mi avvicinavo alla destinazione finale, cioè la zona di partenza.

Mi riscaldo accuratamente, mi sento convinto dei miei mezzi, l'obiettivo minimo è quello di abbattere il muro delle 3 ore e 30 minuti, ma realisticamente penso ad un 3 e 15-3 e 20.

Partenza, un migliaio di partecipanti in tutto, maratona di medie dimensioni per quei periodi, come mio solito faccio una partenza lanciata, passaggio al 10° km in 43 minuti, un po' troppo veloce, ma è nel mio DNA avere un approccio aggressivo, cioè partire veloce e cercare di limitare i danni nel finale, alla faccia della corretta distribuzione delle forze lungo il percorso.

Passaggio alla mezza maratona, 1 ora e 32 minuti, a parte il pericolo di una cottura totale, andare sotto le 3 ore e 30 sembra un gioco da ragazzi, mi sentivo abbastanza bene, anche se un po' di stanchezza faceva capolino nei miei muscoli, come un insperato ed imprevisto sole, che incominciava a picchiare davanti al mio viso, riscaldando progressivamente la temperatura.

Al 30° km, in corrispondenza del ristoro ufficiale, sentivo chiaramente che entro poco tempo avrei dovuto incominciare a camminare, stava arrivando una bella crisi, tenni botta fino al 34° km, quando dovetti rallentare fino alla camminata, ma ancora stavo benino, la triste sorpresa la ebbi al ristoro del 35° km, non trovando nulla di solido da mangiare, ero in piena crisi di fame, avevo un disperato bisogno di mettere qualcosa sotto ai denti, i sali minerali presenti sui tavolini non erano sufficienti, feci le mie rimostranze al personale dell'organizzazione ma le risposte furono desolanti, come le terre che toccavamo nel finale della gara.

Quadro generale deprimente, avevo fame, non avevo potuto mangiare, ero sulla cottura andante, il sole ormai era una palla di fuoco davanti a me, rettilineo tremendo da percorrere, canali pieni di acqua maleodorante ad ambo i lati della strada, e mancavano ancora 7 km al traguardo, un profano potrebbe pensare......"Ehh, hai già fatto 35 km, cosa sarà mai farne altri 7?!?!"

Stocazzo, anche un solo km quando la testa ed il fisico non ne vogliono sapere è tanto, non ero ancora sul ciglio dello sfinimento, ma la direzione era quella, di un potenziale calo delle prestazioni e di esaurimento delle forze psicofisiche.

Con mille stratagemmi riscii ad arrivare al 38° km, quando apparì davanti ai miei occhi un miraggio, un'imprevista possibilità di avere una sorta di iniezione di fiducia, un fatto che non era assolutamente in preventivo....

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