Non ho letto il testo per intero e, se c’è una cosa che i giornali, specie italiani ma non solo, non sanno fare è riportare, in modo completo, argomentato e non strillone, notizie di questo tipo.
La Deneuve contro la Argento. 100 donne francesi che danno il via libera alle molestie sessuali. "Uomini molestateci pure!" Parola di Catherine Deneuve.
Orribili semplificazioni per due clic in più!
Vorrei solo usare questo spazio per ribadire alcune mie convinzioni che tengono conto, sia della necessità di dare una sterzata brusca alla cultura ridanciana e da pacche sulle spalle dei circoli sudaticci del patriarcato bieco, che tutto accetta e tutto declassa a caciara goliardica, e la tendenza di certo radicalismo femminista che vive per bacchettare, condannare e gonfiare le guance contro ogni gesto di avvicinamento del maschio al corpo sacro della femmina. Ridicolizzando, tra l'altro, decenni e decenni di battaglie delle donne per uscire dal ruolo di vittimine fragili del maschio cattivo.
Quindi ho pensato di provare a fare un esercizio che qualcuno vorrebbe che facessi a casa mia. Fare pulizia. Con i limiti che le mie povere risorse di testa mi consentono.
Questione 1. La distinzione tra "molestia" e "avance", ancorchè sgradita, è nel contenuto di potere del gesto. Si tratta di molestia, in molti abbiamo detto, quando c’è tra la persona che fa la profferta e quella che la subisce un rapporto impari in termini di potere. Quando quella che fa la profferta è in una posizione dominante, perché, ad esempio, ha in mano una decisione che riguarda la persona a cui la profferta è rivolta: un ruolo da assegnare in un film, un progetto da finanziare o un lavoro da assegnare.
Certo che tutti possiamo mandare affanculo chi ci pare, voltare le spalle sdegnosamente e sbattere la porta. Non si discute di questo.
Si discute del fatto che in questo rifiuto è contenuto, oltre che un gesto di libertà (dire di no a una persona con cui non vogliamo avere rapporti sessuali), una rinuncia obbligata e non libera a qualcosa: un lavoro, una parte in un film o un finanziamento per un progetto. E questo non è giusto.
Al punto che la legge tutela le persone che subiscono questa coercizione. Una coercizione non al rapporto sessuale, come erroneamente si ritiene, tanto che le persone dicono, “poteva andarsene”. Certo, ma la coercizione è un’altra e riguarda la rinuncia a un diritto, quello a una valutazione trasparente e non condizionata dall’arrendevolezza a un’avance.
Intendiamoci, la molestia, anche se statisticamente avviene di più tra un maschio che molesta e una femmina che viene molestata non è azione che riguardi esclusivamente i maschi. Solo che, essendo una questione di potere, ed essendo numericamente molto più numerosi i maschi che hanno potere rispetto alle femmine, gioco forza i maschi molestatori sono molti di più delle loro colleghe femmine.
Questione 2. La cultura dell’avance e il patriarcato. La cultura dell’avance non è un gesto singolo ma, appunto una cultura. E quella, invece, appartiene ai soli maschi. Intesi come genere, non come persone, naturalmente.
Perché è solo tra i maschi che si tollera, si avalla, si strizza l’occhio, si ricerca e si gode di una complicità fondata sul commento o sul gesto volgare e triviale rivolto al fisico femminile, come se si parlasse o si gesticolasse a proposito del taglio di un quarto di manzo.
Questa pratica va dall’icona del signorotto di campagna che dà un pizzico sul culo della cameriera, fino al branco che stupra in gruppo, o al legittimo consorte che pretende, anche con la forza, la sua dose di sesso coniugale.
Ma che c’entra? Dirà qualcuno. Un conto è un gesto sgradevole su un autobus, un conto lo stupro. Ma chiaro che sì. Ovvio.
Quello che io dico è che c’è una radice culturale comune, quella che si fonda sul “consumo del corpo femminile”: per sfogare l’aggressività, per sfogare le pulsioni sessuali, per esercitare un istinto primordiale al possesso, per trovare credibilità in un gruppo di pari. Certo, poi oltre un certo punto non si deve andare. Ma quale è questo punto?
La questione 1 e la questione 2 non sono la stessa cosa, anche se hanno dei punti di contatto. E ritengo che l’opposizione delle signore francesi capitanate da Catherine Deneuve parta da questa considerazione che, onestamente, condivido.
I margini della libertà femminile di rispondere, come rispondere, le cose che dovrebbero cambiare nella mentalità degli uomini, in alcune parti del loro modo di fare gruppo, ma anche alcune cose che dovrebbero cambiare nel modo di ragionare delle donne. Tutte materie interessanti. Che mi piacerebbe approfondire anche su queste pagine.
Per oggi mi limito ad introdurre la questione, per tenere sveglio il vostro sguardo su un tema a me caro e, soprattutto, perché l’ho promesso a @charlesx!
Mi hai fatto ripensare a quel bellissimo pezzo sulla violenza di lieve entità...
Perché non lo pubblichi?
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non saprei. le cose passano...:)
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Sarei felice di leggere l'articolo che citi. Qualche indicazione aggiuntiva?
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Ciao se parli del manifesto Delle donne francesi sulle molestie basta scrivere questo su un motore di ricerca qualsiasi e te lo trova in un attimo.
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Ti ringrazio per la gentile risposta. In verità intendevo sapere qualcosa a riguardo del pezzo citato da marcodobrovich nel commento precedente.
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Questione spinosa che avevo già toccato quando scrivemmo su Weinstein, ho l'impressione che diventa una echo chamber dove le donne tirano acqua al proprio mulino e gli uomini idem, di certo non fa bene a nessuno dei due.
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purtroppo mi sa che non fa bene nemmeno il silenzio. meglio provare a parlarne senza troppo entusiasmo militante :)
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Bella analisi di una situazione con mille punti di vista ;)
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grazie camomilla. E' un tema sul quale mi piace riflettere.
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WHAT A PIC!
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Colpevolmente intervengo solo ora, ma il turbinio di post è tale che, come diceva Troisi, loro so’ in tanti a scrive, io so’ solo a legge, nun je la posso fa’.
Però concordo con te e con la Deneuve, di fondo.
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Ne sono lieta 😊
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Ho letto con estremo interesse il tuo contributo. In questo periodo, sono parte in causa in una brutta faccenda che mi tocca personalmente. Spero che anche chi dovrà giudicare la mia vicenda personale, riesca a ragionare sui fatti, con lo stesso senso critico che tu stessa hai dimostrato di avere.
La superficialità e i luoghi comuni, possono essere poca cosa quando si applicano a vicende di poco conto, ma possono rovinare una vita, quando questi stessi criteri vengono utilizzati e ultimamente capita di sovente, per assolvere o condannare una persona.
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Hai senz'altro regione. La cultura del giustizialismo tipica di questo paese è molto pericoloso perché è quella che condanna (o assolve) molto prima che la verità sia accertata
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