Se fossi regina. Il futuro e la speranza che passano per la scuola

in ita •  7 years ago 


un bambino con la sua mamma e il suo camion, foto mia

Parliamo di cose serie.

La scuola.

Secondo me non ci rendiamo conto di quanto la scuola sia la base del futuro. E di quanto non si cambierà mai un paese, se non si cambia la scuola.


gli astucci!, Pixabay

Uno dei problemi è indubbiamente il difetto di visione delle nostre classi dirigenti. Sì, certo le classi dirigenti sono in crisi in tutto il mondo, e non solo quelle politiche. Anche gli imprenditori, i giornalisti, gli intellettuali.

E se le classi dirigenti sono meno dinamiche, pronte, intelligenti, flessibili, preparate, responsabili, sane …. il futuro è più angusto, buio, piccolo.


Magritte, Golconda, Google immagini

“Devo arrivare alla fine della legislatura, devo evitare di essere sbattuto in prima pagina perché ho preso una mazzetta, devo capire come riuscire a mettermi in lista per le prossime elezioni, devo strillare più forte sui social o nei talk show”...

Le preoccupazioni medie delle nostre classi dirigenti sono asfittiche, basculanti e soprattutto destinate ad essere messe in soffitta con il primo cambio della guardia. Non per convinzione, ma perché il lavoro fatto da un governo finito è un lavoro finito, destinato a morire con i suoi.

Le più belle frasi di Osho, Corriere.it

Mi domando, ma qualcuno ha mai pensato a che cosa serve la scuola? A chi sono i bambini e i ragazzi di questo secolo?

Ci si appassiona a “smartphone in classe sì o no”, e per carità al ristorante se ne può parlare, ma ci si appassiona altrettanto a che cosa possiamo e vogliamo fare con i bambini e le bambine per aiutarli a vivere meglio? Ad essere più felici, più pronti, più gentili con l’ambiente, più rispettosi degli altri, più disponibili a mettersi in gioco, a prendersi una responsabilità, ad aiutare una persona in difficoltà, a rispettare le leggi, a non smettere mai di migliorare la propria vita e quella degli altri?

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bambine inadatte a fare le ballerine, foto mia

Quando ero piccola giocavo a “se fossi regina”, influenzata dalla visione monarchica del mondo che ti offrivano le favole del tempo, e immaginavo di rimettere a posto un’area verde degradata davanti casa mia; ci avrei messo fiori e panchine per farci giocare i bambini, e anche un chiosco per comprare bibite e gelati.


regine Disney, Google immagini

Se fossi regina oggi deciderei che le scuole servono per insegnare ai bambini a leggere, scrivere, parlare e discutere. Che è obbligatorio far vedere loro città diverse, facce diverse, e far mangiare loro cibi agrodolci e frutta esotica, fargli odorare le spezie e fargli toccare il cachemire, la seta e il legno passato a cera.

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Praga, foto mia


un bagno nelle cerase, foto mia

Gli farei ascoltare una enorme sinfonia di Mahler, magari solo qualche passaggio, e li farei correre e rotolarsi nel fango dei giardini della villa reale di Monza o di Caserta. Insegnerei loro a prendersi cura di un animale domestico, a fare il bucato e a cucinare le cose essenziali.


Teatro la Scala, Milano, foto mia


la mia gatta, foto mia


Wiener Schnitzel con patate, foto mia

Li farei scontrare in controversie dialettiche, costruendo accusa e difesa, li farei giocare a pallone e gli insegnerei a cucire un bottone e un orlo.

Poi tanti giochi di teatro: una coppia, un matrimonio, un rapporto di lavoro, un rapporto mamma/papà-bambino.

E poi la disciplina e l’etica: che cos’è una fila, che significa stare seduti, che cos’è una regola, una legge; li farei litigare e gli insegnerei a fare pace.


Ferrara, festival del giornalismo, fila per l'incontro con Tullio De Mauro, foto mia

Li farei annoiare e riposare, li farei combattere, gli farei conoscere persone anziane, gli racconterei favole e gli farei inventare storie. Gliele farei scrivere con un computer, naturalmente, e gli insegnerei a navigare, su internet, certamente, ma anche con la fantasia.

combattere con lealtà, foto mia


pozzo di San Patrizio, foto mia

Questa sarebbe per me la scuola dell’obbligo. Dove l’obbligo è la frequenza, ma anche la divisa. Vestiti uguali, anche con un grembiule, ma soprattutto con vestiti uguali. Perché i bambini sono tutti diversi dentro, ma tutti uguali per diritti e opportunità, e devono sentirsi una grande squadra.

una grande squadra, Durnholz, foto mia

Poi, solo poi, comincerei con le discipline, con la costituzione, le arti, le lingue, le tecniche, le materie umanistiche, le scienze, la fisica, la matematica, il diritto, la storia e i suoi dolori. A ciascuno secondo i suoi talenti. A ciascuno secondo i suoi doni e le sue inclinazioni.


Yad Vashem, Gerusalemme, foto mia

E gli insegnerei a copiare, perché copiare è giusto, quando non è un imbroglio. E’ un modo per riconoscere la grandezza di chi ci ha preceduto, per sentirci dipendenti da chi è stato meglio di noi. Per abituare le generazioni che verranno all’orgoglio, all’ambizione, al rispetto e al senso del ridicolo.


La Pietà, Siria, 2016, google immagini

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Brava, che post stupendo

Grazie davvero 😊

Ecco perché faccio il mestiere più bello del mondo 🤓

Vero!😚

La scuola che vorrei...

😊

Concordo pienamente con l ' utilita del copiare , un modo tedioso ma utilissimo anche per imparare una lingua..anche se io confesso le ho imparate guardando le serie tv in lingua originale xD E copiando anche! Testi di libri, esercizi ecc..

copiare è sano. riduce il delirio di onnipotenza. Basta dichiararlo :)