Questa settimana, al posto dell'ormai consueto capitolo de "Le Arcimaghe" ho deciso di postare, in esclusiva per Steemit, qualcosa di completamente diverso.
Mentre lavoravo al mio romanzetto fantasy, sono stato contattato da un amico che mi ha chiesto di recensire il suo nuovo libro: il primo manuale pratico sui concorsi di architettura.
Quella che segue non è la versione che verrà data alle stampe - che sarà una recensione vera e propria, con tanto di scheda tecnica del prodotto - ma una bozza completamente sfuggita di mano, che col permesso del diretto interessato ho deciso di conservare e condividere qui.
A volte, mentre si scrive, subentra una sorta di trance in cui gli stimoli esterni tendono a svanire, si perde di vista l'obiettivo e le dita cominciano a volare da sole sulla tastiera; la ragione cede il posto all'istinto, e la scrittura diviene più simile a uno sforzo fisico che non a un'attività mentale.
Alla fine mi sento come se avessi fatto davvero qualche chilometro a piedi, e mi ritrovo tra le mani un testo che mai avrei immaginato: sono i testi ai quali voglio più bene, perché rappresentano il momento più sublime di questo mestiere.
(Immagine CC0 Creative Commons by Pixabay)
C'è stato un momento, nella carriera di Maurizio Varagnolo, in cui ho potuto osservare l'uomo e l'architetto da un'angolatura privilegiata: mi aveva offerto di aiutarlo con alcune pubblicazioni, sue e di altri professionisti affermati.
Ero un ragazzino al primo impiego, e le mie imprese letterarie consistevano fino a quel momento in una manciata di temi consegnati al giornalino della scuola.
Ai bei tempi i miei articoli andavano letteralmente a ruba: più di un centinaio di adolescenti se ne servivano regolarmente per caricare le cerbottane, ricoprire il seggiolino dello stadio e realizzare aeroplanini ultimo modello.
Non si poteva proprio fare a meno di uno come me.
Per le strade si respirava l'entusiasmo delle grandi occasioni: il precariato aveva appena fagocitato un'intera generazione in pochi mesi, primato europeo secondo solo ai fasti ellenici. Schiere di imprenditori rampanti, festanti e sprezzanti scorrazzavano e strombazzavano sui loro fuoristrada, sicuri di averla fatta franca un'altra volta, quando invece non era affatto così.
Il futuro era in agguato.
Sono trascorsi più di dieci anni e buona parte di quella generazione di imprenditori appartiene al passato, saccheggiata dagli stessi mercenari ai quali aveva spalancato entusiasta le porte della città. Altri galleggiano ancora tra gli iceberg, aggrappati ai rottami di quel transatlantico chiamato flessibilità. Avevamo cercato di avvertirli che noi fanciulli eravamo solamente l'antipasto. Non che possedessimo una sfera di cristallo capace di mostrarci il futuro, beninteso; è solo che se si muove come una tigre e sembra una tigre, allora probabilmente è proprio una grossissima tigre.
Nel frattempo Maurizio è diventato più felice, più giovane e un po' più grasso di prima. Ci avrei scommesso tutto l'oro della terra che lui avrebbe saputo cavalcarla, quella tigre. Ragionare con la propria testa, fare di necessità virtù, tenersi al passo coi tempi e via discorrendo. Bellissime parole, solo che raramente le vediamo uscire dalle pagine del messale da ombrellone che ci hanno rifilato al discount delle coscienze sporche; se è già difficile recuperare qualcosa dopo che l'hai perduta, figuriamoci quando l'hai data per scontata.
Maurizio questo lo sa, perché è di quella razza che non ha paura di restare senza risposte: la sua valigia del resto è già piena di domande, allora prende la valigia e se ne va.
A viaggiare gli hanno insegnato fin da piccolo, lo si evince chiaramente dalle pagine di quello che non esito a definire il suo capolavoro. Ogni capitolo mi guida alla scoperta di una località diversa: di alcune non sospettavo nemmeno l'esistenza, altre mi sembra quasi di conoscerle quand'ecco che lui me le racconta sotto una luce nuova, relegandomi nuovamente a una felicissima ignoranza. Chi dice che l'ignoranza è sempre qualcosa di squallido ne tralascia gli aspetti più genuini, come ad esempio il semplice fatto di ammetterla in ossequio al più essenziale dei filosofi, ma specialmente la ghiotta opportunità rappresentata dall'incontro con un vero maestro che si assuma la responsabilità di dissipare le ombre: penso che quell'incubo ricorrente e celeberrimo, quello in cui ti trascinano di nuovo sui banchi fatiscenti dell'adolescenza e ti costringono a rifare tutta la trafila dei seimeno e settepiù, potrebbe essere più divertente se quei dinosauri che si ostinano a inculcarti la vita che non avrai mai si decidessero, almeno nei miei sogni, a liberare una volta per tutte il Varagnolo che si agita dentro ognuno di noi.
Ne avrebbe di cose da insegnare, il nostro, eppure anche lui preferisce restare un po' scolaro, come tutti quelli che amano conoscere piuttosto che farsi conoscere. L'armatura scintillante dell'archistar non gli donerebbe affatto, gli toglierebbe il fiato, gli negherebbe il gusto di ricominciare ogni volta daccapo come in quei videogiochi che ti fanno fare le quattro del mattino e vorresti non finissero mai.
Le sirene della notorietà possono cantare quanto vogliono, Maurizio è troppo indaffarato a raccontarci il segreto della sua felicità.
Fare ciò che ci sentiamo dentro: ecco un'altra perla di saggezza, che a prima vista sembrerebbe rubata a qualche fiction di quart'ordine solo per ricordarci di spegnere quel televisore, eppure sfido chiunque a prendersi il posto che gli spetta senza indugio, senza chiedere il permesso a chicchessia.
Maurizio l'ha fatto perché non conosceva altro modo di stare al mondo.
Il racconto del suo successo è la storia di un avventuriero d'altri tempi, disposto a gettarsi nella mischia senza risparmiarsi, anche quando si tratta di fare slalom attraverso porte chiuse in faccia, altro inconveniente che in troppi superiamo zigzagando soltanto a parole. Ha saputo trarre eguale energia da vittorie e sconfitte, sintetizzando un nuovo tipo di carburante da iniettare in lui e in tutti coloro i quali hanno deciso che è arrivato il momento di stracciare il copione, di affermarsi e affrancarsi come esseri umani senza accontentarsi di sopravvivere in groppa all'elefante rinchiuso nella stanza, a sperare che il lavoro e la vita tornino marito e moglie in qualche modo.
Senza paura di fallire, perché in fondo il successo e il fallimento hanno parecchie cose in comune: nessuno dei due è assoluto, ma entrambi possono suggerire in quale direzione incamminarsi, e a un vero viaggiatore non serve altro.
Per capire come vincere un concorso, qualunque concorso, come primissima cosa dobbiamo domandarci cosa stiamo facendo e perché, e in questo nulla e nessuno può venirci in soccorso, perché le idee, come Maurizio ama ripetere, non si comprano.
Per tutto il resto c'è Design Competitions, verrebbe da dire parafrasando un celebre spot pubblicitario, in quanto trattasi del primo libro dedicato interamente ai concorsi, senza eguali in tutto il panorama europeo. È un volume elegante e poderoso, che andrebbe raccolto con entrambe le braccia e sistemato al posto d'onore solitamente riservato ai dipinti.
Tecniche Nuove ha ormai abituato la sua platea a imprese di questo tipo: abbiamo a che fare con persone per le quali il prodotto libro è qualcosa che va molto al di là di un mero contenitore. Non ricordo l'ultima volta che mi sono soffermato ad accarezzare un libro con tale riverenza, ammirando la ricchezza delle illustrazioni e inalando il profumo della carta pregiata. È una vera bellezza che potrei davvero pensare di appendere alla parete o regalare a una signora dai gusti raffinati, se solo non fosse così appassionante e attuale da consumarne fino all'ultima pagina.
È un libro di architettura, ma può essere apprezzato da chiunque abbia voglia di imparare qualcosa di nuovo; il linguaggio con cui Maurizio si rivolge al lettore non ha la freddezza del classico testo accademico, ma la freschezza di una narrazione appassionata che ripercorre tutte le tappe salienti della carriera di un personaggio che vale la pena conoscere. Bando ai tecnicismi, sì ai colpi di scena.
(Immagine CC0 Creative Commons by Pixabay)
È un manuale pratico in cui il tema dei concorsi viene sviscerato dalla A alla Z; i venticinque progetti scelti dal robusto curriculum del suo autore individuano contesto, metodologie e peculiarità di ogni tipologia di gara; lungi dal limitarsi alla più scontata delle celebrazioni, gli esempi vincenti - e non - riportati nelle pagine della monografia assolvono ciascuno a una precisa funzione didattica, così come il personaggio-architetto serve anzitutto a far emergere l'essenza del territorio, la forza silenziosa dell'idea.
Maurizio una volta mi ha confidato che l'amore per l'architettura può scaturire solo e unicamente da un atto di sincera umiltà, perché dopo aver superato relativamente indenni un iter accademico tra i più insidiosi non ci si può nemmeno permettere di rivendicarne il primato; al contrario, se vuoi sopravvivere nella giungla devi cavalcare la tigre, afferrare la "forma dell'acqua" (Camilleri docet) o il colore del vento per dirla alla Varagnolo.
Tradotto in architettese, vuol dire sviluppare competenze interdisciplinari che consentano di dialogare a tutti i livelli, di funzionare come il cuore di un organismo più grande e tenuto a soddisfare una miriade di istanze con eguale efficienza, anteponendo sempre il disegno collettivo alle esigenze particolari.
Non si smette mai di imparare, tanto per citare un altro pezzetto di saggezza popolare che ha saputo tradurre nei fatti prima che nelle promesse.
In altri tipi di gare, come ad esempio i concorsi cinematografici o gli sport a squadre, quando l'attore protagonista o l'atleta di punta lavorano in sinergia con l'intero contesto in cui si muovono, accade che una prestazione convincente dei medesimi determini il successo altrui (riconoscimenti a produttori, scenografi, costumisti, premi di squadra in genere) prima ancora del proprio: è col medesimo spirito di squadra che Maurizio interpreta la competizione tra architetti, circondandosi di collaboratori diversi per provenienza, età e competenze senza mai indulgere in antiquati classismi.
Il concorso gli restituisce l'ebbrezza del foglio bianco e l'entusiasmo del ragazzo che è in lui, ma rappresenta al contempo un'occasione irripetibile di formazione professionale e umana, perché nel vocabolario di Maurizio Varagnolo competere non è affatto sinonimo di rivaleggiare.
Al contrario, come insegnano i più grandi sportivi, vivere ogni sfida a 360° significa arricchirsi di quanto e quanti ti circondano, in un modo e un senso che vanno ben oltre il tornaconto economico; e così alla fine si è costretti ad ammettere che a volte, a ricevere più di quanto sia disposto a dare, è davvero chi è disposto a donare più di quanto riceve. I paradossi della vita.
È dalla passione autentica che deriva il coraggio di spingersi verso un orizzonte che gli altri non hanno ancora avvistato, anziché cullarsi nella comoda scusante che il cannocchiale con cui scruti questo mondo ha qualcosa che non va. La prima volta ti tremano le ginocchia, poi cominci a prenderci gusto e di lì a tracciare nuove rotte il passo è breve. Ti conosco.
Sono felice che la Blockchain di Steem stia diventando anche un luogo di condivisione letteraria in cui celebrare autori "piccoli e grandi". Che sia l'ambiente giusto per permettere a qualcuno di farsi un nome?
Mai dire mai!!!
In bocca al lupo a Maurizio Varagnolo ed un grazie a te @middleearth per questa condivisione.
Un saluto e buon weekend!!!
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Che dire? Ottimo lavoro caro @middleearth, mi hai fatto venire voglia di acquistare questo libro!!
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Ti ringrazio, non avrei potuto ricevere complimento migliore! :-)
Va bene l'amicizia, la collaborazione eccetera, però obiettivamente è un signor libro.
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