Continua il mio viaggio alla scoperta di tipologie di birre: il mondo brassicolo è caratterizzato da infinite varianti, nate da una tradizione artigianale che sperimenta continuamente nuove soluzioni e combinazioni tra i quattro ingredienti principi (acqua, orzo, luppolo e lieviti), ma rimane comunque il fatto che alcune varianti di birre siano categoricamente fedeli alle ricette che da secoli vengono tramandate. Tra tutte sicuramente le birre trappiste che oggi voglio raccontarvi in questo articolo.
BIRRE TRAPPISTE
La tradizione trappista corre indietro nel tempo fino ad una data la cui esattezza è molto probabilmente poco certa: sicuramente ci troviamo tra il periodo del Medioevo ed il Rinascimento, quando nella zona del nord-Europa, in particolar modo in quelle aree che oggi vengono riconosciute come Belgio ed Olanda, i monasteri benedettini iniziarono, in un lento processo di modifica, a trasformarsi in veri e propri birrifici artigianali: il concetto di _ora et labora spingeva continuamente i monaci ad elaborare i prodotti che la terra offriva loro ed attraverso una conoscenza popolare sperimentarono e migliorarono tecniche proprie della produzione di birra. Il loro obiettivo fu nei secoli di produrre questa bevanda alcolica cercando di affinare metodologie e ricercando materie prime di qualità: l'acqua spesso era presente in abbondanza nei luoghi dove sorgevano i monasteri benedettini ed il resto degli ingredienti necessari, una volta individuato il ceppo migliore, venivano coltivati e riprodotti sotto la rigida lente monastica. La tradizione fu tramandata inizialmente oralmente, ma un altro ramo dell'ordine monastico (gli amanuensi) scelsero di trascrivere ciò che si fosse appreso nella sperimentazione brassicola: da qui iniziarono ad essere documentate le ricette. Nacquero così le birre trappiste. L'unicità era data dal fatto che ogni monastero, pur creando una birra trappista a tutti gli effetti, produceva un prodotto che solo lì poteva essere fatta, visto che non se ne conosceva in altri luoghi la ricetta. Rispondono quindi all'attributo "trappista" molte birre diverse nel loro genere, ma accumunate dal fatto che venissero prodotte in un monastero benedettino. Una delle caratteristiche comuni era il fatto che esse fossero bevande ad alta fermentazione: il ceppo di lieviti (_Saccharomyces cerevisiae*) era quindi lo stesso per tutti i monasteri.
Un prodotto unico era cosí creato in questi luoghi: i monaci erano attenti bevitori di birra, amanti dei loro gusti e continuamente alla ricerca del dettaglio, per rimanere fedeli alla ricetta originaria. La birra però veniva anche venduta all'esterno: molti erano i commercianti ed i viandanti che di passaggio presso il monastero lasciavano un'offerta in cambio di una bevanda unica nel proprio genere. Da qui, le prime commercializzazioni verso il mondo esterno al monastero, dove le birre trappiste furono apprezzate per il loro gusto unico e ricercato.
BIRRE D'ABBAZIA
La produzione di birre negli anni si sviluppò moltissimo anche al di fuori dei monasteri benedettini e ben presto molti mastri birrai tentarono di copiare quello stile unico delle birre trappiste. Da qui nacque l'esigenza di distinguere ciò che fosse frutto di uno studio e di una ricerca durata secoli, da una pura copia, anche se di ottima qualità. Iniziarono quindi a differenziarsi dalle birre trappiste, per le quali era necessaria la produzione in un monastero sotto l'attenta lente dei monaci benedettini, le birre d'abbazia, bevande molto simili a quelle create dai benedettini, ma prodotte all'esterno dei monasteri da mastri birrai, i quali si avvalevano di una bozza, di un'idea o comunque di parte della ricetta originale, che in base alle loro conoscenze cercavano di avvicinarsi maggiormente alle loro "cugine monastiche".
In seguito, in epoca più recente, quando i monasteri hanno smesso di produrre questo stile di bevande, molti birrifici commerciali hanno ereditato le conoscenze e le ricette, così da poter continuare la produzione di un determinato tipo di birra: in questo caso si è continuato a parlare di "birre d'abbazia", per continuare a rispettare quei monasteri ancora attivi per la produzione brassicola, ma in molti casi il nome che originariamente i monaci avevano dato alla loro produzione (spesso il nome stesso del monastero) è stato lasciato in dote insieme alla ricetta al nuovo birrificio.
Bibliografia
Differenza tra birre trappiste e d'abbazia
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