CASERA GALVANA, tra mistero e spiritualità, immersa nel silenzio assordante delle montagne Friulane

in ita •  7 years ago 

Casera Galvana, in linea d’aria dista circa quattro o cinque km da Erto o dall’ex SS251 della Valcellina. Nonostante questo rimane un luogo remoto, isolato. Abbiamo passato una soglia, siamo entrati in un'altra dimensione.

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Casera Galvana – immagine di proprietà dell’autore

Facendo riferimento allo spiritualismo new age, il Friuli sarebbe una terra magnetica, di confini non solo fisici. Uno snodo di mondi e dimensioni, nel quale si trovano numerosi hub energetici. La Valcellina e le sue “traverse” sarebbero uno di questi. Luoghi capaci di esercitare strane fascinazioni, che non si spiegano con la loro sola bellezza.
Teorie affascinanti, ancorché estreme.
Restando nel perimetro dell'esperienza, la Casera Galvana si trova in un angolo isolato della Val Zemola ( a monte dell'abitato di Erto), nascosto tra boschi di larici e abeti, su un terrazzo naturale dal quale si gode una veduta mozzafiato del monte Duranno.
Qui i telefonini non prendono e non si avvertono rumori estranei a quelli del bosco, neppure rumori di aerei in lontananza, se non in rarissime occasioni. Due indici di come qui ci si possa effettivamente sentire fuori dal mondo.
Mauro Corona, scrittore e aedo di queste montagne, ne parla spesso nei suoi racconti tanto da renderla celebre tra gli escursionisti e i trekker. Racconta che era la casa di una donna anziana, per alcuni una strega, che faceva vaticini guardando dentro al pignat, un recipiente di terra cotta. Prevedeva soprattutto eventi infausti come una sorta di Cassandra della tradizione orale ertana.


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Vista panoramica della Casera Galvana – immagine di proprietà dell’autore

L'escursione verso Casera Galvana non presenta pericoli o difficoltà alpinistiche, solamente di una “gamba” un po' allenata per affrontare un discreto dislivello di circa 500 metri, dalle ghiaie della Val Zemola fino alla casera stessa. La si può associare nella stessa giornata al percorso che conduce al cosiddetto Pian de la diesa (piano della chiesa in ertano). Quest'ultimo è una sorta di “sentiero tematico”, che impegna un escursionista mediamente allenato per un paio d'ore (fotografie comprese).
Si lascia l'automobile nei pressi di Casera Mela, il rifugio gestito da Davide “Mosé” Corona, e si imbocca la strada de Sot, la ex strada forestale che conduce alle grave della Val Zemola, il luogo centrale e più ampio della vallata, dove il torrente omonimo si ingrossa, raccogliendo le acque dei molti rigagnoli che scendono dalle cime circostanti, per poi scorrere in mezzo alle ghiaie verso il fondovalle.
Seguendo le indicazioni per Casera Galvana, si oltrepassa il torrente portandosi sulla sponda sinistra. Una volta superate le ghiaie, si arriva al bivio per la casera stessa. Qui però si procede tenendosi sulla sinistra, seguendo la traccia di un sentiero che conduce dentro un bosco di faggi.
Poco dopo si arriva ad una sorta di terrazzo dove sono ancora visibili i ruderi di un piccolo abitato. Si tratta di un antico insediamento, nel quale sono rinvenibili anche i lacerti di una chiesetta (da cui il nome dell'itinerario) un tempo occupato da famiglie di carbonai. Il luogo si trova infatti in prossimità dell'antico Truoi del Carbon, il sentiero del carbone, che attraverso Erto, Casso e Codissago, univa le montagne friulane alla valle del Piave.
Superato il grappolo di case, dopo circa un altro quarto d'ora di piacevole camminata, si arriva al cosiddetto Pisandul, (letteralmente “pisciatoio”) il primo di due spettacolari salti d'acqua, posti uno a monte dell'altro.

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Pisandul – immagine di proprietà dell’autore

La seconda di queste due suggestive cascate, quella più a monte, crea le cosiddette marmitte dei giganti, vere e proprie vasche scavate dall'acqua nei millenni.
Italo Filippin, ex sindaco di Erto ed ex presidente del Parco delle Dolomiti Friulane, è stato l'ideatore di questo percorso di interesse storico, etnografico, naturalistico e paesaggistico, nei primi anni Novanta. “Ora purtroppo è in abbandono – spiega – l'auspicio è quello che si riescano a trovare le risorse per tabellarlo e renderlo fruibile agli escursionisti. E' possibile incontravi molte particolarità della flora come il pino mugo, l'abete bianco, alcune rarità botaniche come le scarpette della Madonna o la cipripedium calceulus, un'orchidea rara. Ma anche della fauna, come il merlo acquaiolo, i camosci e i cervi, che non di rado all'alba e al tramonto fanno capolino”.

Il percorso ad anello ci consente di ritornare al bivio, dal quale questa volta si imbocca il sentiero verso Casera Galvana, risalendo una valletta laterale ricca di rivoli e piccoli salti d'acqua.
La salita fino alla meta porta via un'altra ora, ma offre uno spettacolo impareggiabile, la vista del Duranno da una posizione favorevolissima, e consente di sentirci in pieno wilderness.
Sono in tanti, grazie anche ai racconti di Mauro Corona, a vivere la Casera come una sorta di buen retiro, un luogo spirituale, dove potersi riconnettere con la natura e con se stessi. Le esperienze di molti dei suoi frequentatori sono finite anche tra le pagine del suo diario (ogni casera o bivacco di montagna ha solitamente un “libro di bordo”). Racconti spesso all'insegna dell'introspezione oppure cronache di piccole imprese alpinistiche effettuate nella zona, che il Cai periodicamente raccoglie e che in futuro, chissà, potrebbero essere oggetto di una pubblicazione.

si ringrazia particolarmente per il suo contributo
Piergiorgio Grizzo
- giornalista e scrittore
per chi volesse approfondire c’è anche un bel video su YouTube

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Ottimo post. Prendo nota per il prossimo viaggio in cerca di escursioni!!

Grazie molte

Oh un compaesano, almeno credo. Sono l'admin di Escursionismofvg e Casera Galvana l'ho visitata nel 2015 (a me sembra l'altro ieri, cavolo 3 anni). Quando ci siamo stati abbiamo riso parecchio perché nel documentarci era saltato fuori uno short movie amatoriale "delitto alla casera galvana" o qualcosa di simile.

Non proprio, sono russa ma ho molti contatti in quelle zone

Bellissimi luoghi. Peccato per l'abbandono, anche se certi luoghi il termine abbandonati significa renderli completamente in mano alla natura selvaggia. Certi luoghi andrebbero messi a disposizione di appassionati che ne possono curare l'aspetto. Probabilmente non mancano da quelle parti.

Hai proprio ragione, ci sono molte associazioni che sarebbero interessate a prendersi carico di luoghi così. Purtroppo la burocrazia blocca sempre tutto

Peccato. Anche perché nelle associazioni ci sono appassionati che hanno interesse per questi luoghi.

Veramente peccato

sono luoghi che destano un grande fascino

Veramente affascinanti. L'Italia è piena di luoghi così, peccato che siano poco pubblicizzati

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