L'ultimo erede della dinastia dei piccoli grandi uomini sta dando spettacolo a Boston. Se ne stanno accorgendo tutti: il cuore non si misura in cm! #IsiahThomas
No, non parleremo della battaglia del Little Big Horn, ma delle battaglie sportive che alcuni uomini combattono quotidianamente, per farsi accettare in un mondo che a loro dovrebbe essere precluso.
Li chiamano piccoli grandi uomini.
Giocatori che, per fisico, non dovrebbero avere diritto di cittadinanza su un campo NBA, ma che per tecnica, testardaggine e talento dominano contro uomini molto più dotati fisicamente. Nella storia NBA ce ne sono stati tanti e, anche se da anni si dice che sono in via di estinzione in un gioco che sta diventando sempre più fisico, di tanto in tanto appaiono questi normotipi che scaldano il cuore di tutti i tifosi, indipendentemente dalla casacca di appartenenza.
L’ultimo della lista è Isiah Thomas, che quest’anno ha incantato l’esigente platea di Boston.
175 cm per 84 Kg di puro tritolo pronto ad esplodere.
Per questa sua capacità di incendiarsi istantaneamente e avere impatto a tempo zero in una partita, spesso in carriera è stato utilizzato come sesto uomo, con licenza di uccidere nei secondi quintetti.
Thomas è un underdog, nessuno gli ha dato il credito che sta dimostrando di meritare. Dopo 3 anni da Huskies viene scelto da Sacramento alla 60 subito dopo Ater Majok e Adam Hanga. Dopo 3 anni in California i Kings lo scaricano e lo mandano nel deserto di Phoenix per 7 milioni e i diritti di Alex Oriakhi. Phoenix lo snobba dopo mezza stagione e lo spedisce nel Massachusetts per Marcus Thorton e una prima scelta. È proprio qui, al TD garden, che Thomas trova la quadratura del cerchio.
Partito come sesto uomo, dopo un anno di integrazione si guadagna il quintetto grazie anche ai tanti infortuni del backcourt di Boston (Bradley, Smart, Turner). Mancino dal grilletto facile, Stevens gli consegna le chiavi del suo attacco, e, con lui alla guida, l’ up-tempo offense di Boston prende il volo, tanto da garantire ai Celtics una stagione da 48 vittorie.
Indipendentemente da come andrà a finire (2-2 contro Atlanta con 28.3 punti di media al momento) Thomas ha vinto la sua sfida. Si è integrato in un mondo di superuomini e ora che è leader per punti nei PO fa paura a tutta l’NBA.
Ebbene si, possiamo gridare con orgoglio:
“Never understimate the heart of a champion”
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