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L'amministratore delegato e fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, qualche settimana fa aveva comunicato al suo pubblico, attraverso un post sul social, il suo interesse ad approfondire i temi riguardanti crittografia, blockchain e criptovalute. Quando Telegram, la principale app rivale a Whattsup, ha comunicato alla stampa di voler creare una propria criptovaluta, attraverso la quale i suoi utenti potessero scambiarsi valore sulle chat, ha allarmato il fondatore del primo social network per estensione.
Ieri, Facebook notifica così un importante novità per le policies per le campagne ads sulla piattaforma.
Facebook contro Bitcoin, come?
L'annuncio di Facebook è stato affidato a un post: la nuova norma vieta gli spot (ads) di prodotti e servizi finanziari che sono associati frequentemente con pratiche promozionali ingannevoli, incluse le criptovalute e le Initial Coin Offering. Un divieto è decisamente ampio per consentire il tempo necessario per affinare il processo di identificazione e soppressione dei prodotti fraudolenti.
"Vogliamo che la gente continui a scoprire nuovi prodotti e servizi tramite le pubblicità di Facebook senza paura di truffe. Diverse aziende che pubblicizzano ora Initial Coins Offfering e/o altre criptovalute non operano però molto spesso in buona fede", comunica il responsabile della gestione del prodotto del colosso social media, Rob Leathern.
Poche ore dopo la rivelazione di questa nuova norma, il mercato delle criptovalute perde decine di miliardi di dollari della propria capitalizzazione. Purtroppo, la stessa notizia è seguita a quella delle indagini sulla criptovaluta Tether e sulla piattaforma di trading Bitfinex.
Quali benefici e quali timori?
Questa decisione di Mark Zuckerberg è sicuramente ambigua, forse un po' troppo autoritaria, anche se lo stesso team di Facebook afferma che viene fatta per tutelare i consumatori. Tuttavia, la discrezionalità viene decisa da un ente centrale, che come in un periodo di stampa di regime, sceglie quale ads è permessa e quale no. Sarà forse perché anche Facebook voglia creare la propria criptovaluta, ostacolando così la promozione dei sui competitors?
Nonostante questo, ci sono anche alcuni benefici in questa limitazione. Il primo è chiaramente meno scams (truffe) in rete legate a schemi Ponzi, marketing piramidale, servizi di trading non autorizzati, progetti che non offrono ai proprio clienti nessun prodotto e via dicendo. Nel corso dell'ultimo anno, molti hanno sfruttato l'hype mediatico di Bitcoin e dell'intero ecosistema per promuovere attività in rete che erano mirate a letteralmente fregare il consumatore inesperto e neofita attraverso pubblicità ingannevoli.
Il timore è quello sottolineato precedentemente: se la piattaforma con più utenti al mondo decide di ostacolare il processo di diffusione di questo nuovo paradigma economico e sociale, senza un minimo di discrezionalità a monte, senza discernere quali prodotti meritano di essere visibili e quali no, la stessa rivoluzione farà fatica ad esplodere.