A M.,
per quelle parole.
Le senti sotto la pelle.
Camminare, strisciarti nelle vene.
Ti vengono i brividi a pensarci, perché se ci pensi poi le senti.
Funziona così, no?
Tu ci pensi ed è un attimo. Sei di nuovo lì.
Nel buio di quella stanza, lontano dal mondo, lontano da tutti.
Il suo respiro caldo sulle labbra, la mano che ti scosta i capelli dagli occhi.
Ed eccole lì sulle sue, di labbra.
Ed il resto, ha davvero importanza?
Le senti rincorrersi sulla tua pelle, una dopo l’altra.
Parola dopo parola. Sospiro dopo sospiro.
Fino a regalarti qualcosa che pensavi non si potesse nemmeno prestare.
E’ verità? No, non lo è.
Lo sappiamo entrambi. O forse lo so solo io.
Ma chi sono io per smontare le sue (mie) fantasie?
Mi piace pensare che siano vere, quelle parole.
Mi piace pensare che resteranno sulla mia pelle.
Mi piace pensare che me le dirai ancora, un giorno.
Quando ne avrò più bisogno,
quando non sarò forte abbastanza per affrontare il mondo.