Tre porcellini e una zia

Questa rubrica raccoglie la produzione narrativa dello zio Luigi confezionata per le orecchie insaziabili del nipote Pancrazio.

Le vacanze di Luigi in Toscana proseguivano.
Fortunatamente il campeggio era dotato di piscina e anche di spiaggia “nearby”, Luigi però si era reso conto che tenere il nipote immerso per troppo tempo in acqua non dava i risultati sperati. Anzi, sul lungo periodo diventava controproducente: labbra blu, tremori, irritabilità, mani a grinza, fame chimica e sopratutto imponeva una vigilanza continua per evitare sciagure. La cugina e il marito infatti gli avevano promesso eterna dannazione se l’erede si fosse in alcun modo danneggiato durante il soggiorno.

Il povero Luigi non trovò quindi altro rimedio che iniziare a raccontargli storie su storie attingendo alla sua, come definirla... particolare fantasia.

Al vostro giudizio il primo di tanti (troppi forse) tentativi.

C’erano una volta tre porcellini (Pilly, Polly e Minno) che vivevano con la zia.
Un giorno la zia li chiamò e disse: “Porcellini, devo dirvi una cosa importante.”
“Quando?”, “Dove?”, “Ho fame”. Risposero all’unisono.
“Adesso. Qui. Hai appena mangiato!” rispose rassegnata la zia.
“Comunque, quello che vi volevo dire è che: non sono vostra zia!”
“Sei la mamma?” Chiese il primo porcellino perplesso.
“ Ma no”
“Sei la nonna?” La interrogò il secondo porcellino stupito.
“Vi sembro così vecchia?”
“…” .
“Sei nostro cugino?” Incalzò il terzo.
“Non sono un maschio!” Sbraitò la (non) zia.
“Non si sa mai al giorno d’oggi.” Puntualizzò Pilly.
“No, quello che voglio dire è che sono di una specie diversa.” Provò a spiegare la (non) zia un po’ irritata dalla stoltezza dei tre.
“Ah, sei una capra.” Affermò Polly cercando con gli occhi la conferma dei fratelli.
“Capra a chi?! Non avete mai notato che sono fisicamente diversa da voi?” Riprese la (non) zia con voce suadente.
“Noi pensavamo che fossi brutta.” Si lasciò scappare Minno.
“Brutta io? ma se sono bellissima!”
“Se lo dici tu.” La assecondò Minno.
“E quindi?!” Urlò inviperita la (non) zia.
“Sei una giraffa.” Riprovò Polly.
“Ma no! vi sembro una giraffa?!!”
“Beh non si sa mai… sicuramente sei alta.” Constatò Pilly.
“Nera e pelosa.” Aggiunse Minno. “Noi invece siamo rosa e spelati.”
“Hai le zampe grosse e con le unghie.” Asserì Polly. “No invece abbiamo gli zoccolini carini.”
“Hai la coda lunga.” Riprese Minno. “Noi corta e arricciata a cavatappo.”
“Le orecchie sporgenti.” Disse sempre Minno che ormai era un fiume in piena. “Noi piccole e attaccate.”
“Il muso appuntito, con il naso a patata e i denti affilati.” “Noi corto e tondo.” Dissero i fratelli per non essere da meno.
“Hai…”
“Sì sì, ho capito! Quindi sono?” Boccheggiò la (non) zia travolta dallo spirito di osservazione dei (non) nipoti.
“Un gatto!!” Urlarono tutti e tre soddisfatti.
“Macché gatto! sono un…” Disse la (non) zia che cominciava ad offendersi.
“Cavallo?” Provò Polly senza convinzione.
“Ti pare che nitrisca?” Disse sibilando la (non) zia.
“No, ma spesso fai un verso strano: tipo uuuuuuhhhhhh” Notò Pilly.
“E quindi sono un…”
“Uccellino!” Rispose Polly illuminandosi.
“Vi faccio vedere io se volo!” Disse la (non) zia spiccando un balzo per saltargli addosso.
In quel momento però i porcellini si abbassarono per vedere delle formichine sul pavimento
e la zia volò fuori dalla finestra…