S
ognare, immaginare, non costa nulla. E’ l’unica cosa di cui, almeno per ora, non possono privarci, che non possono tassarci. E usando la fantasia proviamo a riavvolgere il nastro e a riscrivere Suzuka ’18 come la maggior parte dei tifosi del cavallino, non senza la consapevole necessità di un miracolo, avrebbe voluto.
E allora ecco che alla prima curva in fondo al rettilineo, famosa per la collisione tra Senna e Prost, Bottas vede un varco e con un impeto d’orgoglio, quasi a volersi riscattare del precedente GP dove non sembrò poi così consapevole e felice del lavoro di squadra da lui svolto, infila il compagno di squadra che però, un po’ sorpreso dalla manovra, resiste all’attacco e chiude il varco. Le Mercedes si toccano: una gomma forata per il pilota inglese e alettone anteriore in frantumi per il finlandese. Gara conclusa per le monoposto di mister Wolff, che oggi non potrà premere il suo pulsantino “tactics”. Raikkonen, partito quarto, ha approfittato dell’incidente riuscendo a passare il pirata delle piste Verstappen, e conduce ora in testa. Nel frattempo il giovane Vettel è lanciato nella spettacolare rimonta, abilità forse più familiare per altri piloti. E nella seconda metà di gara, dopo essere scampato al diretto e rischioso sorpasso sull’ostico olandese della Red Bull passato mentre questi usciva ancora dalla corsia dei box, ecco che l’impresa della rossa è quasi compiuta, manca solo il pulsante delle strategie che si declina ora nel team order della scuderia di Maranello.
E’ la risposta a Sochi e alle beffarde qualifiche nipponiche condizionate da una scelta sbagliata per il meteo, i mondiali piloti e costruttori sono di nuovo aperti!
Ora però svegliamoci dal mondo dei sogni e torniamo alla realtà.
L’immagine della Ferrari fuoripista è l’emblema dell'attuale mondiale di F1 e di tutta la scuderia del cavallino rampante, dai piloti ai meccanici, dagli ingegneri ai direttori. L’immagine triste di un potenziale sprecato, di occasioni sfumate. Con l’amarezza delle sconfitte e l’imbarazzante fardello di qualche frase un po’ spocchiosa proferita quando i giochi erano ancora aperti, cullandosi un po’ troppo per qualche risultato positivo.
E mentre il cielo si tinge di verde e argento sopra Suzuka, disincantandoci definitivamente da una rimonta quasi impossibile, mi torna in mente Suzuka ’91 quando Senna, ormai campione del mondo per la terza volta, si fece sorpassare dal compagno di squadra Berger regalandogli il primo gradino del podio. Un gesto di riconoscenza verso il collega austriaco per il lavoro di squadra, svolto sempre con la massima correttezza. Nostalgico ricordo di una Formula 1 ormai lontana, quando i duelli e i sorpassi erano più avvincenti e tante regole e limitazioni non esistevano nemmeno, quando il pilota poteva fare la differenza in misura maggiore e spesso dimostrava di essere campione non solo per i risultati e i record ma anche per i suoi gesti e il suo fair play.
Oggi non c’è più spazio per queste cose e certi antichi valori; oggi, sempre più cinicamente e come specchio riflettente molti ambiti della società, vince tactics.
Peccato... quest’anno ci avevo creduto veramente! Comunque bisogna ammettere che Hamilton è un pilota veramente eccezionale!
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