Nel 2006 Clint Eastwood scelse di raccontare la fasi finali della seconda guerra mondiale attraverso 2 film: Flags of Our Fathers e Letters From Iwo Jima.
Nel primo egli mostrava gli effetti della guerra, di uno specifico momento della guerra, dal punto di vista dei soldati e della società americana. Nel secondo provava a fare lo stesso ma dal punto di vista nipponico.
Interessante sperimentazione che portò Eastwood a riscuotere un enorme successo soprattutto dalla critica di tutto il mondo.
Oggi, fortunatamente, non viviamo guerre sanguinose come quella ma nella nostra quotidianeità viviamo piccole battaglie di sopravvivenza per assicurarci le migliori condizioni di vita soprattutto dal punto di vista professionale.
Immagine priva di diritti di copyright
Ma lo facciamo davvero?
Siamo davvero in grado di far valere i nostri diritti o semplicemente portare avanti le nostre istanze agli occhi di datori di lavoro ed in generale di chi potrebbe, e a mio avviso dovrebbe, metterci sempre nelle migliori condizioni?
Ho voluto riportare quella che chiamerei la lettera mai scritta che ciascun dipendente ha forse cullato di scrivere al proprio capo e per spirito di conservazione/paura di ritorsioni non ha mai scritto.
La lettera segue ad un immaginario scambio di mail e di incontri fra il dipendente anomalo e il capo (standard) in cui venivano immaginariamente richieste attività di formazione e collaborazioni di vario genere.
La lettera o meglio la mail l'ho voluta immaginare cosi:
Ciao Gastone,
grazie della risposta, anche se mi aspettavo sinceramente qualcosa di più risolutivo e definitivo.
Come sai il tema certificazioni e corsi va avanti da mesi, forse anni e questo è l'ennesimo rinvio a qualcosa che credo sia non solo auspicabile ma sia diventato necessario nel nostro contesto lavorativo.
I corsi, in qualità di dipendenti, non ci sono dovuti, nè tantomeno le certificazioni dunque non fraintendermi la mia non è una pretesa di avere tramite l'azienda qualcosa a cui non dobbiamo avere necessariamente accesso. Un corso, una certificazione, un percorso formativo sarebbe un di più che verrebbe offerto al fine di creare un circolo virtuoso che porterebbe le singole risorse a svolgere sempre meglio la propria funzione e l'azienda ad avere dipendenti dal peso specifico più rilevante presso i clienti.
Una sinergia fatta in nome di quella tanto abusata parola: crescita.
Visti i continui rimandi temo che non sia questo un percorso fondamentale o probabilmente ci sarebbero state risposte più chiare e definitive in merito, o sicuramente un'accelerata nel definire il percorso.
In casi come questo sarebbe stato meglio, forse, ricevere un no come risposta per evitare di creare l'illusione di poter costruire qualcosa laddove non c'erano forse ancora i presupposti.
Non nascondo che avrei voluto nell'ultimo anno portare avanti un certo discorso con l'azienda e dai nostri incontri era emersa una comunione di intenti, o cosi mi era parso.
Questa apparente sintonia mi ha portato a decidere di non iscrivermi a dei corsi privatamente perchè mi sentivo rassicurato dal fatto che sarebbero arrivati dalla nostra collaborazione.
Ad oggi purtroppo prendo atto di aver valutato male la situazione e di ritrovarmi senza un percorso formativo che auspicavo e che non ho potuto portare avanti ne con l'azienda, ne privatamente e questo credo sia nato, appunto, dall'illusione che si stesse muovendo qualcosa che a conti fatti non si è ancora mossa, sperando che questo passo sarebbe potuto avvenire a breve.
Un ultima domanda prima di lasciarti.
E' cosi necessario attendere che sia il cliente ad indicarci la via ogni volta?
A tuo avviso non sarebbe più produttivo incanalare i nostri sforzi verso temi condivisi tra noi all'interno della nostra azienda e costruire una rete di risorse sempre più competente a prescindere dal ruolo che il nostro ingombrante cliente svolge nella nostra vita lavorativa e in generale in quella aziendale?
Come sempre grazie dell'attenzione e della disponibilità
Buona giornata,
Il tuo dipendente anomalo.
La mail mai scritta è stata scritta grazie a questo post.
Come credete andrebbe a finire se la inviassimo ai nostri datori di lavoro?
Magari qualcuno lo ha già fatto, o forse no... chissà.
Prima di tutto devo dire che il post è molto interessante, come sempre quando si tratta di phil 🙂👍
La mia risposta però sarà un po' provocatoria (ma si sa che dentro le provocazioni si nascondono anche piccole verità), su argomenti che ho molto trattato da un punto di vista professionale, anche se non sono mai stato un dipendente ed ho lavorato sempre come freelance.
Non ha più senso immaginare un dipendente (anomalo) e un capo (standard) di questo tipo, che sviluppano questo tipo di relazione/comunicazione. Ancora ci sono naturalmente, ma si tratta degli ultimi dinosauri in fase di estinzione (forse ci vorranno ancora anni ma la direzione è questa). Ed anche il concetto di cliente va rielaborato.
Laddove ancora esistono capi standard, non ha alcun senso mandare quella lettera, il dipendente sarà fortunato se non verrà letta (cosa molto probabile), perché se viene letta il capo standard penserà di avere un dipendente piantagrane (e forse ha anche ragione).
Bisogna fare attenzione a quello che sta accadendo, a come stanno cambiando ruoli e poteri, a come sta cambiando il linguaggio e il sistema di relazioni, a come sta cambiando il mercato e le professioni... ma io sono solo un dipendente? Allora il mio consiglio è: non inviare quella lettera.
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@anedo Sono felice che questo nomignolo (Phil) stia prendendo piede!!!
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Non mi aspettavo questa risposta, la trovo spiazzante e intrigante al tempo stesso.
Mi hai incuriosito.
Perchè non dovrebbe essere inviata?
In certi settori, ad esempio la consulenza, ad esempio la vendita, il rapporto tra cliente e consulente/venditore è fondamentale ed il capo d'azienda (del cliente, del venditore) è molto soggetto agli umori del cliente.
Nel mezzo c'è il dipendente di turno che si trova "scarrozzato" a destra e sinistra senza una direzione e una formazione ben precisa.
Credo che ampia parte del mercato del lavoro viva questa situazione dunque perchè non combattere per i propri diritti?
Mi chiedo: se tutti combattessimo per la stessa cosa i nostri boss non sarebbero costretti a cambiare strategia?
Sarebbero costretti a piegarsi o a ripiegare su "manodopera" di livello più basso con conseguente perdita della qualità rispetto al suo cliente, il quale ben presto potrebbe affacciarsi ad altri lidi magari quelli che a quella lettera hanno risposto positivamente e hanno costruito una rete di dipendenti molto più skillata.
Credo che su questo tema potresti restare sorpreso dalla forza di una mail @anedo.
Grazie come sempre, splendido intervento il tuo.
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caspita sto uscendo... ma non ce la faccio a non risponderti... ecco al volo...🙂 poi se ci va continueremo il confronto anche in altri post... luoghi.
Per gli approfondimenti del caso segui il mio viaggio, quando farò il business model (la mappa strategica) parlerò di come stanno cambiando molte delle regole legate al mondo professionale, mi baserò su questo per formulare una strategia (è chiaro che si tratta del mio punto di vista, il punto di vista di una persona che ha esperienze come consulente freelance) più adatta a questo cambiamento.
Certo, lo so benissimo, è arrivato il momento di cambiare (cioè le condizioni sociali ed economiche stanno cominciando a permettere approcci diversi, siamo all'inizio però)
No, non credo sia questa la strada giusta, penso che i boss (quelli che conosco io) si dividono (ma sono superficiale) in due tipi (ce ne sono molti di più di due tipi, è giusto per semplificare la mia risposta): quelli che hanno capito e quelli che non hanno capito (il cambiamento attuale).
Con quelli che hanno capito non c'è bisogno di inviare quella lettera, perché sono già loro a promuovere un tipo nuovo di relazione col proprio dipendente, quelli che non hanno capito faranno affondare la nave nonostante tutte le lettere del mondo (ma sicuro si metteranno in salvo prima).
Quello che forse non sai è che molte aziende (non tutte chiaramente, ma forse quelle che danno più lavoro) non stanno sul mercato per la qualità dei loro prodotti/servizi e per la soddisfazione dei loro clienti (sottovaluti il sistema di corruzione/privilegi che c'è in italia), ma queste aziende stanno via via perdendo colpi (e potere), per via della crisi economica e del cambiamento sociale in atto. Ma non è che queste aziende le rimetti in piedi semplicemente cambiando i dirigenti, quell'azienda non ha più senso di esistere per il cambiamento in atto. Ma non mi va di intristirmi su queste cose ora che sto preparando un viaggio, voglio per me sfide nuove, c'è un mondo, un oceano là fuori.
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Ok.. provo a dire la mia. Nella vita, intraprendere un'azione come questa è dipendente sempre da molti fattori che qui non sono esplicitati:
Ma in ogni caso io non scriverei mai una lettera del genere per dei semplici motivi.
In una piccola azienda in cui il rapporto di lavoro è quasi diretto, il datore di lavoro non avrà nessun interesse ad alzare il livello del personale che poi potrebbe avanzare delle pretese economiche più elevate o cercare un posto meglio retribuito altrove, proprio per le maggiori competenze acquisite a carico dell'azienda che avrebbe speso soldi per farsi un "autogol".
In una grande azienda non sarebbe ugualmente fattibile, perché la richiesta dovrebbe passare dall'impiegato al capo del personale che la dovrebbe girare al reparto competente che dovrebbe discuterne in un CdA (se l'idea fosse ritenuta degna di discussione, cosa che dubito). L'impiegato verrebbe visto come un potenziale dissidente e mosso a mansioni meno piacevoli se non peggio.
Il tuo caso mi sembra un mix dei due, cioè quello di un'azienda di medie dimensioni dove c'è necessità di comunicare via mail con il vertice senza però passare dall'ufficio del personale, quindi pochi dipendenti. Varrebbero entrambe le valutazioni che ho dato prima.
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Ha senso quel che dici e lo condivido perché purtroppo è cosi che funziona.
Ma è cosi che dovrebbe funzionare?
Grazie dell'intervento.
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Gastone secondo me alla fina l'ha mandata.
Chissaà se in una seconda puntata sapremo qualcosa in più...
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