Donne… e non solo

in ita •  7 years ago 

Una piccola riflessione sulla festa della donna, con la scusa dell’otto marzo, ma anche un modo per estendere a tutti il diritto di rivendicare il proprio “essere” ed “esistere”.

In realtà l’otto marzo è la giornata internazionale della donna. Un giorno di memoria, un giorno per celebrare e ricordare le conquiste ottenute negli anni dalle donne. In campo economico, dei diritti, del suffragio universale, conquiste insomma che vanno oltre al campo sociale, economico e politico.

La “festa” ha la sua tradizione negli Stati Uniti quando fu creata nel 1909 ma già in precedenza tematiche inerenti la questione femminile erano apparse persino nel congresso della seconda internazionale socialista del 1907 in Germania.
Insomma ben prima della rivoluzione d’ottobre.

In Italia si festeggia dal ‘45, anno in cui l’unione donne italiane la celebrò per la prima volta nell’Italia liberata ma ebbe la sua consacrazione negli anni 70.

La posizione della donna libera configgeva enormemente con la retorica fino ad allora praticata, ove era vista come semplice aggregatore familiare con compiti di tutela dell’unità della famiglia, dedita al marito e ai figli e con obiettivi puramente procreatori e patriottistici.

Chiaramente la concezione limitativa concepita in Italia e in Europa, direi, anche se limitatamente al periodo storico di riferimento, configgeva con quanto era accaduto sin dall’inizio del secolo, e a quanto stava accadendo nel resto del mondo e nell’Europa più evoluta.

Oggi pur non mancando alcune concezioni tipicamente locali italiote edite forse a causa dell’ignoranza e della poca scolarità, si avverte anche in ambito mondiale una concezione a volte troppo consumistica che vede spesso la donna esclusivamente come “donna oggetto”, sessuale e non solo.

Gli eventi che in Italia (e non solo) riferiscono i media sui femminicidi dimostrano forse una società non proprio pronta ad accogliere con serenità il tema dell’uguaglianza, del rispetto, della donna “mente” oltre che “corpo” e quindi una maturità sociale che guarda più all’essere che all’avere.

Ma questa è tematica che va oltre alla considerazione della “donna” ed ingloba temi quali il rispetto dell’uno nei confronti dell’altro, del cittadino nei confronti dei cittadini, dei ragazzi nei confronti dei ragazzi, dei forti nei confronti dei deboli, dei “diversi”…

“Diversi” poi, ma che vuol dire, quasi come dire che esista una “normalità”, una omologazione, un confine che dica: “tu si” e “tu no”.

Sarà ma a me pare tutto così surreale…

NB: Posto scritto di getto, vietato giudicare.

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