Il Moondogs Festival
Una serata ricca di sorprese quella che ci ha regalato Ravenna questo sabato. Il Moondogs Festival ci ha accolti con delle sfavillanti auto americane parcheggiate proprio difronte all’Almagià, l’edificio che ospitava l’evento.
Rapito da una Cadillac al profumo dei Cappelletti
Non ne vedevo di così ben tenute da una vita. E guardandole da vicino mi sono reso conto di quanto i miei ricordi da bambino non fossero affatto alterati dalle mie dimensioni dell’epoca. Quelle auto sono davvero enormi.
Il muso della Cadillac ci arrivava alla vita. E come uno dei passanti ci ha fatto notare spaesato, in uno spiccato accento romagnolo piegato sulle finali da qualche bicchiere di vino di troppo:
“Questa praticamente è un buon monolocale… ai giorni nostri da ‘ste parti la affitti a buoni 150€ a notte”.
Non poteva non strapparci un sorriso! Mentre estasiato scattavo qualche foto, mi vedo passare davanti una signora sulla tarda cinquantina, con un vestito celeste pastello, un’acconciatura di altri tempi e degli occhiali che lasciavano poco margine d’errore sul periodo che volevano ricordare.
Ebbene si, tolgo lo sguardo dal monitor del mio cellulare e mi rendo conto di aver varcato un piccolo portale temporale. Io non avevo capito esattamente dove stessimo andando quando Beibb me lo ha proposto. Pensavo un locale con musica vintage, quello che mi si profila davanti agli occhi invece è un quadretto degli anni ’50. Decisamente il “palco” dell’Almagià con il suo sapore da rivoluzione industriale, facilita le cose. Sembra di essere in un sobborgo Americano. In pieno odore di Rock’n Roll. Gelatina tra i capelli, con la piega da un lato e bretelle per gli uomini. Vestitini svolazzanti e rossetto rosso d’obbligo per le donne. Insomma una vera esplosione di colori e sonorità che ci avrebbero trascinato subito verso l’interno della sala se non fosse che… erano già le dieci e mezza quando siamo arrivati e il nostro stomaco chiedeva pietà. Non potevamo farci frenare dalla paura di ripetere l’esperienza del giorno prima. E per fortuna, come si suol dire… la fortuna aiuta gli audaci! La Beibb sapeva già che avremmo trovato qualche stand che ci avrebbe sfamato e in effetti così è stato. Subito a ridosso dell’ingresso un servizio di Catering ci ha piazzato sul vassoio un piatto di Cappelletti al Ragù e un bicchiere di vino: 10€… onesto dai. Me li sono divorati!
Il bello di queste atmosfere per chi non è del posto, è che in tutti c’è il desiderio di comunicare con chiunque gli capiti a tiro. E così, nonostante fossimo in due, una volta seduti a un tavolone già per metà occupato, abbiamo scambiato qualche battuta con i nostri involontari commensali. Adoro veder sorridere le persone.
Una volta sedati i morsi della fame e salutati i nostri casuali commensali, è giunto il momento di tuffarci nella mischia. L’insonorizzazione era quasi totale, all’esterno si percepiva appena che dentro la capiente struttura dell’Almagià si stesse consumando un vero e proprio concerto rievocativo in perfetto stile anni ’50. La sala, non gremitissima, era popolata da ballerini che a coppie davano pieno sfoggio delle proprie capacità. E’ stato veramente un piacere per lo sguardo, vederli in pista. Uno di loro poi, sembrava posseduto da un fuoco sacro. Nonostante i chili non lo aiutassero, nel vederlo effettuare salti e piroette la domanda che ci rimbombava in testa costantemente era: “ma per essere così… e muoversi così… ma quanto diavolo deve mangiare”!!! Ovviamente non poteva mancare il finale con la spaccata, con una gamba tesa, l’altra piegata e la testa reclinata sul ginocchio di quella tesa. L’ovazione era più che meritata.
L’imbarazzo di mettersi a ballare in una pista piena più di professionisti che di “persone normali” non è stato facile da superare. Ma infondo eravamo lì per quello e così… la faccia tosta ha avuto il sopravvento. A fine serata, come dice la nostra @alinakot, mi ero finalmente bruciato le calorie necessarie a permettermi un nuovo pranzetto con i fiocchi.
il canto della cicala
Sudati, infreddoliti dalla temperatura esterna e con qualche acciacco, quando abbiamo lasciato l’Almagià avevamo stampato in volto un sorriso che ci avrebbe accompagnato per tutta la notte. Di sicuro tutto ci saremmo potuti aspettare tranne di ascoltare l’inconfondibile grido di una cicala provenire da una delle strutture limitrofe. Niente alberi e il freddo non sono proprio l’habitat migliore che ti possa venire in mente quando si parla di Cicale. Ma la caccia ormai aveva avuto il suo inizio. Non so voi, ma io una cicala da vicino non l’avevo mai vista. E così, alla fine, eccolo lì: un ultimo bel regalo. Ve lo lascio così come lo abbiamo ricevuto noi…
TLIN TLON ... avvisiamo la gentile clientela che causa disguidi tecnici il video una volta caricato perde l'audio (la cosa più bella), proverò ad aggiustarlo in tempo utile
E ancora una volta,
Buonanotte a tutti dai movimentati anni ’50.
Non conoscevo il Moondog festival! Bello!
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